Franchising 100 Montaditos: ecco le novità

Montaditos amplia il pubblico

Montaditos amplia il pubblico, andando verso una clientela non solo di giovani ma
anche di famiglie e in generale di persone più adulte, e affianca ai bocconcini di pane
farciti in 100 modi diversi altri piatti più classici tipici della tradizione spagnola.

La catena di ristorazione continuerà a espandersi in Italia con una novità

Aprendo un locale al mese con la formula del franchising; tra le novità c’è anche, per la seconda metà dell’ anno, l’ingresso in spazi legati ai viaggi. Una novità importante è
rappresentata da alcuni cambiamenti introdotti nel menu, un avvicinamento alla ristorazione classica, mantenendo comunque il core business, che è il montadito, per dare l’opportunità al cliente di poter assaggiare altri piatti della gastronomia spagnola, come la paella valenciana e la frittura di pesce classica con calamari e gamberi e all’andalusa. Un cambiamento, questo, che corrisponde anche a
un’evoluzione del brand e del mercato negli anni.

L’ERRONEITÀ DELLE INFORMAZIONI FORNITE DAL FRANCHISOR AL FRANCHISEE SONO UNA VIOLAZIONE

Di Dott.essa Eleonora Maggioni per Avv. Paolo Fortina – Avvocato, NL Studio Legale

Il franchising è una operazione di notevole complessità in considerazione degli effetti economici che comporta, degli obblighi che sorgono in capo alle parti e della durata pluriennale del rapporto che si instaura tra le parti stesse.

La conclusione del vero e proprio contratto di franchising è normalmente preceduta da una fase di trattative, durante la quale le parti valutano l’opportunità di concludere l’affare, scambiandosi informazioni e documenti. Vi è la tendenza a lasciare la fase delle trattative che anticipano l’eventuale sottoscrizione di un contratto di franchising alla libera e informale contrattazione delle parti evitando di regolamentarla mediante accordi scritti, nella erronea e sbagliata convinzione che ciò potrebbe pregiudicare il buon esito dell’operazione.

Si tratta, tuttavia, di un errore che può portare conseguenze devastanti per le parti, ed in particolare per il franchisor poichè  in tale fase generalmente vengono condivise con il franchisee informazioni di grande rilevanza ad esempio i dati relativi alla rete, al marchio, alla formula commerciale, alla redditività dell’affiliazione, etc…

In questo contesto è di prioritaria importanza che tali dati ed informazioni siano corretti e veritieri.

Secondo una recente sentenza del Tribunale di Milano (Tribunale Milano sez. V, 26/11/2018, n. 11862) l’oggettiva erroneità delle informazioni fornite dal franchisor al franchisee durante le trattative integra la violazione da parte del primo dell’obbligo di comportarsi secondo buona fede stabilito dall’art. 1337 c.c..

Nella fattispecie era accaduto che il franchisee avesse stipulato i contratti di affitto di azienda e di franchising in quanto i funzionari ed i referenti del franchisor gli avessero riferito che dalla gestione dei punti vendita si sarebbero guadagnati senza problemi Euro 100.000,00 ma tali ipotizzati guadagni non si sono mai concretizzati.

Il principio di buona fede nei contratti franchising.

Il principio di buona fede è disciplinato all’art. 1337 c.c. che afferma: “Le parti nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto, devono comportarsi secondo buona fede.”

Inoltre, il principio di buona fede è previsto all’art. 6 della Legge 129/2004 rubricata: “Norme per la disciplina dell’affiliazione commerciale”, con specifico riferimento all’obbligo di informazione precontrattuale che tale Legge pone a carico di entrambe le parti.

In particolare si afferma:

“1. L’affiliante deve tenere, in qualsiasi momento, nei confronti dell’aspirante affiliato, un comportamento ispirato a lealtà, correttezza e buona fede e deve tempestivamente fornire, all’aspirante affiliato, ogni dato e informazione che lo stesso ritenga necessari o utili ai fini della stipulazione del contratto di affiliazione commerciale, a meno che non si tratti di informazioni oggettivamente riservate o la cui divulgazione costituirebbe violazione di diritti di terzi.

  1. L’affiliante deve motivare all’aspirante affiliato l’eventuale mancata comunicazione delle informazioni e dei dati dallo stesso richiesti.
  2. L’aspirante affiliato deve tenere in qualsiasi momento, nei confronti dell’affiliante, un comportamento improntato a lealtà, correttezza e buona fede e deve fornire, tempestivamente ed in modo esatto e completo, all’affiliante ogni informazione e dato la cui conoscenza risulti necessaria o opportuna ai fini della stipulazione del contratto di affiliazione commerciale, anche se non espressamente richiesti dall’affiliante.”

Per concludere, da tali disposizioni citate si desume che il franchisor ed il franchisee devono comportarsi secondo buona fede nell’adempiere alle proprie obbligazioni contrattuali e che il rispetto di tale principio è fondamentale dato che può portare a gravi conseguenze per entrambe le parti.

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COME CREARE UN EVENTO SU FACEBOOK

E’ un modo per ricontattare i clienti abituali, coinvolgere chi ha effettuato un acquisto saltuario e farsi conoscere da nuovi consumatori

Quando si organizza un evento su facebook ogni dettaglio è fondamentale. In quel momento si dovrà cercare di dare la migliore immagine aziendale possibile per cercare di raggiungere l’obiettivo prefissato

di Mattia Nicoletti*

>Organizzare un evento per promuovere il proprio business è un’opportunità che le aziende sfruttano di frequente. E’ infatti un modo per ricontattare i clienti abituali, coinvolgere chi ha effettuato un acquisto saltuario, e farsi conoscere da nuovi consumatori. Coi social, con Facebook in particolare, è possibile comunicare un’attività promozionale in modo efficace, ma per massimizzare i risultati è necessario utilizzare alcuni accorgimenti.

Priorità al mobile
Al momento di creare un evento su Facebook è fondamentale creare una grafica accattivante che riesca a comunicare al meglio l’attività che si ha intenzione di fare. Un video o una foto dovrebbe avere una risoluzione di 1200 pixel di base per 628 di altezza (è una misura ottimale), tenendo conto che comunque è meglio sfruttare la parte centrale per scrivere messaggi testuali evitando così che, soprattutto sugli smartphone, venga tagliato.

Non sottovalutare i dettagli
Quando si organizza un evento ogni dettaglio è fondamentale. In quel momento si dovrà cercare di dare la migliore immagine aziendale possibile per cercare di raggiungere l’obiettivo prefissato. Per farlo è necessario non tralasciare i dettagli. Nell’evento inserite un testo che esprima l’obiettivo, indicate poi l’orario e il luogo, inserendo la mappa. Non bisogna dimenticare poi di controllare che la pagina Facebook aziendale sia aggiornata e che contenga informazioni corrette.

Condividere in modo corretto
Utilizzare la pagine Facebook aziendale per dare visibilità all’evento, e nel caso di partner per l’evento è utile farlo condividere. E’ possibile inoltre posizionare il tab “eventi” in modo che sia visibile sulla pagina.
E’ possibile postare più volte sulla pagina aziendale l’evento per ricordarlo, ma sarebbe meglio evitare inviare il reminder attraverso la pagina dell’evento per evitare che gli utenti disattivino le notifiche

Il potere delle mail
Possedere una mailing list è ormai un “obbligo” per ogni business, costituita sia da chi ha lasciato la mail sul punto vendita o sul sito internet aziendale (per l’invio di newsletter o lancio di nuovi prodotti e servizi). Facebook consente di aggiungere degli indirizzi mail per integrare il target della promozione dell’evento in modo da incrementare il numero dei consumatori interessati.

Utilizzare il pixel di Facebook
Nel caso si siano effettuate altre campagne promozionali Facebook in precedenza, con l’obiettivo di veicolare utenti al sito internet, e si sia integrato il sito web con il Facebook pixel (un codice Facebook che consente di rilevare gli utenti che provengono dalle campagne fatte sul social network) è possibile pianificare nuove campagne (in questo caso quella per promuovere un evento) che abbiano nel target anche gli utenti che hanno visitato il sito attraverso Facebook (il cosiddetto retargeting)

La creazione di un evento su Facebook, con la giusta promozione, può essere quindi di grande supporto a un evento sul punto vendita incrementando la possibilità di coinvolgere futuri clienti.

 

*Creative marketing strategist and producer – Dreamcatchers Entertainment

NOTE LEGALI: Franchising per tutti i gusti

A cura di Alessandra Sonnati – Avvocato – Frignani Virano e Associati Studio Legale

Il franchising è applicabile a qualsiasi settore di attività, purché replicabile.

Esistono varie tipologie di franchising.
La prima classificazione, che tiene in considerazione il settore di operatività, comprende sia il franchising di prodotto (o di distribuzione) che il franchising di servizi.

Per quanto concerne il primo, si intende un’attività di distribuzione di qualsiasi bene (calzature, oggettistica, alimentari) esercitata utilizzando i segni distintivi
dell’affiliante, sia come marchio che come insegna. In questo caso, l’oggetto principale del rapporto con il cliente finale è la vendita di un bene.

In questo caso, l’oggetto principale del rapporto con il cliente finale è la vendita di un bene, eventualmente accompagnata da servizi collaterali.

Per franchising di servizi si intende invece un’attività che ha come oggetto l’erogazione o la fornitura di un servizio, che può essere dei più vari: dai
servizi finanziari a quelli alberghieri.
Oggetto del rapporto con il cliente in questo caso non è la vendita di beni materiali bensì una consulenza, un’erogazione di denaro.

Non rientra invece nella nozione di franchising il c.d. franchising di produzione, in quanto esso, più che potersi definire franchising vero e proprio, è in realtà una “semplice” licenza di marchio per la fabbricazione di prodotti.

Per quanto riguarda l’ambito di applicazione, il contratto di affiliazione commerciale può essere utilizzato in ogni settore di attività economica.

Il franchising infatti si presta ad essere realizzato nei più disparati settori di attività commerciale, ognuno avente le proprie caratteristiche distintive, ma avendo in
comune la natura del franchising, che consiste appunto nella trasmissione da un soggetto ad un altro di una formula commerciale, sperimentata dal primo affinché il secondo la possa “riprodurre” in proprio servendosi delle conoscenze e dei segni distintivi del primo. In linea teorica il franchising è quindi applicabile a qualsiasi settore di attività, purché replicabile.

Il contratto di franchising può poi essere classificato sulla base della tipologia e della struttura del contratto.

Così, oltre al contratto di franchising tradizionale troviamo altre figure contrattuali molto diffuse nella prassi: il master franchising ed il corner franchising.
Il master franchising stabilisce che  “il contratto di affiliazione commerciale principale con il quale un’impresa concede all’altra, giuridicamente ed
economicamente indipendente dalla prima, dietro corrispettivo, diretto o indiretto, il diritto di sfruttare un’affiliazione commerciale allo scopo di stipulare accordi di
affiliazione commerciale con terzi”.

Lo schema tradizionale prevede che il franchisor stipuli con il master-franchisee un contratto di franchising coprente un determinato territorio nel quale viene concessa al master franchisee la facoltà di concedere sub-licenze. Il master franchisee, a sua volta, stipula contratti di affiliazione con vari sub-franchisees, i quali non hanno alcun rapporto contrattuale diretto con il franchisor “principale”.

Il contratto di corner franchising è invece quel contratto “con il quale l’affiliato in un’area di sua disponibilità, allestisce uno spazio dedicato esclusivamente allo svolgimento dell’attività commerciale”. Si tratta di un fenomeno tutt’altro che raro particolarmente nelle grandi superfici distributive, tipo centri commerciali.

Come si vede dalla breve panoramica che precede, il franchising è uno strumento flessibile, che ben può essere adattato a qualsiasi settore e assetto organizzativo.

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WM Capital all’Israel Innovation Tour

WM Capital, il Made in Italy nelle startup israeliane.

Israele, paradiso di startup e venture capital

MILANO- WM Capital, attraverso il suo CEO and Founder Fabio Pasquali, ha partecipato al più grande evento sull’innovazione del medio oriente organizzato a Gerusalemme da Oucrowd – una delle piattaforme di crowdfunding leader al mondo che ha raccolto quasi 1 miliardo di dollari dalla sua nascita 6 anni fa.

La missione italiana nasce da un’idea di Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con la Camera di Commercio e Industria Israel-Italia per creare nuove sinergie con le realtà tecnologiche presenti in Israele attraverso diverse forme di patnership sia finanziarie che tecnologiche.

L’azienda ha presentato nei giorni scorsi il proprio business nell’Italian Pavillon di Intesa Sanpaolo e ha incontrato potenziali partner e investitori internazionali discutendo di temi come l’intelligenza artificiale.

“Nell’ottica di promuovere l’innovazione – spiega Mario Costantini, direttore generale di Intesa Sanpaolo Innovation Center -, riteniamo strategico facilitare la rete di scambi tra le imprese tecnologiche italiane e gli ecosistemi di innovazione più sviluppati nel mondo. Siamo convinti che attraverso la condivisione di asset e competenze si possano creare opportunità di business e di sviluppo che favoriscano le strategie di Open Innovation dei nostri clienti, specialmente in un mercato a forte vocazione tecnologica come quello israeliano. I clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo possono infatti contare su una proposta di accesso agli ecosistemi di innovazione supportato anche da un’offerta specializzata sulla ricerca di soluzioni innovative, l’internazionalizzazione sugli investimenti in innovazione”

Scopri i 5 trend social del 2019

L’evoluzione rapidissima dei social necessita per chi li utilizza un
continuo aggiornamento, la chiave è quindi quella di sfruttare il più possibile i trend vincenti.

Ecco quindi i 5 trend social del 2019.

L’importanza dell’engagement

Facebook sta favorendo sempre più contenuti che creano engagement. In futuro a livello organico i post su Facebook dovranno essere realmente interessanti per
l’audience se si desidera che abbiano una buona visibilità. Di conseguenza ogni contenuto promozionale su cui si decide di non investire avrà una “portata” bassissima.

Il successo dei micro-influencer

Il 2018 è stato l’anno dell’influencer marketing. Nel 2019 un valore
importante lo acquisiranno i micro-influencer, che possono avere solo 30-40 mila
follower ma un potere sui fan molto superiore e quindi sono più efficaci per i brand.

I prodotti da acquistare si scoprono sui social

Secondo il report di Mary Meeker sugli internet trend, il 55% delle persone che
hanno scoperto un prodotto su Facebook l’hanno poi acquistato. Nel 2019 sarà quindi importante riuscire a sviluppare contenuti di prodotto molto più approfonditi, che raccontino storie (il famoso storytelling).

La fine dei “fake follower”

Il valore di avere un numero elevato di follower ha spinto anche molte ad acquisire
finti follower o ad utilizzare dei bot. Di recente però si Instagram che Facebook hanno implementato degli algoritmi che cancellano like e follower considerati non reali.
Sarà quindi sempre più importante sviluppare contenuti di qualità per accrescere il
numero dei follower o creare promozioni dirette all’incremento dei fan.

Sempre più stories

Le stories, create da snapchat, ormai sono sempre più appannaggio di Instagram e di
recente anche di Facebook. Poiché sono più di 400 milioni gli utenti che creano e guardano stories ogni giorno, diventa fondamentale utilizzarle come mezzo di
comunicazione e di promozione, visto che è possibile fare delle stories in forma di pubblicità su entrambi.

*Creative marketing strategist and producer – Dreamcatchers Entertainment

di Mattia Nicoletti

Linkedin lancia “Linkedin Live”

LinkedIn introduce i video in streaming per la condivisione in tempo reale eventi, conferenze e lanci di prodotti.

Dopo Facebook e Instagram anche LinkedIn ha deciso di lanciare il suo personale Live-Streaming  battezzandolo con il nome di “Linkedin Live”.
LinkedIn è un servizio web di rete sociale, gratuito, impiegato principalmente nello sviluppo di contatti professionali e nella diffusione di contenuti specifici relativi al mercato del lavoro.

I numeri dicono che il social ha recentemente raggiunto i 610 milioni di nuovi utenti, numeri importanti 

LinkedIn Live aiuterà ad aumentare la propria visibilità

Certamente possiamo dire già da ora che LinkedIn Live sarà un convertitore naturale di engagement, utile per condividere conferenze in tempo reale, condividere annunci di prodotti, condurre Q&A e tanto altro ancora per fare brand promotion.

Secondo dati interni scopriamo che gli utenti LinkedIn hanno una probabilità 20 volte maggiore di condividere un video sulla piattaforma rispetto a qualsiasi altro tipo di post. In linea con ciò, LinkedIn ha anche lanciato all’inizio dell’anno scorso i video con contenuti sponsorizzati e i video per le pagine aziendali.

Ha quindi senso per LinkedIn porre maggiore enfasi sui contenuti video e questa nuova funzione consentirà di aumentare ancora di più (forse fino a livelli record) il livello di interazione basandosi sempre di più su relazioni solide e durature tra i propri utenti.

TechCrunch riferisce inoltre che il social sta lavorando attivamente anche con sviluppatori di live-streaming di terze parti per aiutare gli utenti a creare video live più raffinati all’interno della piattaforma. Tra le tante collaborazioni sono venuti fuori anche nomi prestigiosi come Wirecast, Switcher Studio, Wowza Media Systems, Socialive e Brandlive.

L’opportunità di trasmettere direttamente a un pubblico professionale è un trend in forte crescita e sarà molto interessante vedere come si evolverà il tutto, partendo direttamente dai contenuti live B2B, che potrebbero aiutare a dare uno slancio significativo a questa nuova funzione.

 

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GENDER MARKETING – stereotipi di genere nei messaggi commerciali

Il Gender Marketing è l’adeguamento dei mezzi e delle misure pubblicitarie ai comportamenti di consumo e di acquisto tipici per genere.

 

Negli anni 50 le pubblicità relegavano la donna nell’ambito di moglie e casalinga, devota e dipendente dal marito e, quindi, sottomessa ad una realtà fortemente maschilista.
La società si trova ora in una fase di cambiamento e i nuovi equilibri che dimostra uno spostamento degli interessi specifici per genere e portano il marketing, oltre a considerare uomini e donne come due gruppi distinti a tener conto delle variazioni di interesse e cambio di ruoli all’interno della società. Nel 2006 la casa automobilistica Audi ha voluto infrangere gli stereotipi di genere con la diffusione di uno spot dal titolo “Cambiamo il gioco”: lo spot, ambientato in un negozio di giocattoli, mostra una Barbie, che visto che la sua carrozza non parte, prende coraggio e sale a bordo di un’AudiR8 e inizia a vivere un’avventura adrenalinica.

Strategie di gender: sì o no?

Il gender marketing, se non accuratamente studiato e pianificato, può risultare fortemente fuori luogo e sessista.

Nel 2015 l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria appellandosi all’articolo 10 del Codice che cita che “La comunicazione commerciale […] deve vietare ogni forma di
discriminazione, compresa quella di genere”, ha ritirato lo spot del pannolino Huggies bimbo e Huggies bimba. Il prodotto dell’azienda Huggies non aveva nulla che non andava, ma il messaggio della pubblicità, che sottolineava come le diverse necessità a livello fisico venissero estese ai desideri futuri dei bambini e delle bambine, è stato ritenuto espressione di discriminazione di genere.

GILETTE: gender marketing vincente

Il rasoio è utilizzato indistintamente da uomini e donne e svolge la stessa funzione per entrambi. Gilette ha deciso di commercializzarli in modo diverso per le donne e per gli uomini scegliendo forme, colori, linguaggio e persino un sito web differente per la loro vendita.

“No gender”, “agender”, “genderless”

Ogni giorno ci confrontiamo con prodotti specificatamente “per lui” o “per lei” in differenti settori, primo fra tutti quello della moda.
Un abito un po’ troppo stretto quello degli stereotipi e lo dimostra anche la scelta di colossi del fast-fashion, come Zara e H&M ad esempio, con il lancio di collezioni che possono essere indossate indifferentemente da uomini e donne.

In conclusione

Nel caso in cui tale distinzione si riveli la giusta strategia commerciale da intraprendere è certo che bisogna stare attenti al tipo di comunicazione da scegliere

di Stefania Giuseppetti e Redazione Web

Marketing e fotografia: i 5 consigli per utilizzare le immagini nella tua strategia

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5 regole per sfruttare al meglio il potere delle fotografie

1. VERIFICARE IL COPYRIGHT PRIMA DI UTILIZZARE UNA FOTOGRAFIA CON SCOPI COMMERCIALI

A meno che non la si scatti personalmente, una fotografia,  non può essere utilizzata in alcun modo a fini commerciali.  Bisogna anche sottolineare che alcune immagini di cui si sono acquistati i diritti possono essere utilizzati solo su alcuni media specificati in precedenza. Non si deve sottovalutare che se avete acquistato i diritti per lo sfruttamento sulla stampa potreste non poterla utilizzare su un’affissione.

2. UTILIZZARE FOTOGRAFIE SCATTATE DA UN FOTOGRAFO PROFESSIONISTA

Per quanto belle possano sembrare le foto realizzate con uno smartphone, le foto di un professionista hanno molti pregi. Sono di qualità in qualunque dimensione , sono a fuoco migliorano il soggetto oggetto dello scatto in alcuni casi hanno una personalità unica e originale attribuita dal know-how del fotografo.

3. CREA COLLEGAMENTI CON IL TUO BRAND

Le fotografie devono parlare di te e del tuo brand: crea un collegamento tra ciò che vuoi comunicare e il tuo lavoro , devi  trovare un modo per farlo che sia creativo e di fantasia. Le immagini vengono in aiuto in questo senso.

4. CONOSCERE I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DELLE IMAGE BANK

Le banche immagini sono il modo più semplice per poter acquistare una fotografia di qualità e il relativo diritto di sfruttamento senza doversi avvalere di un fotografo professionista. Ci sono moltissime image bank online, ognuna con milioni di immagini ed è possibile gratuitamente consultarle per verificare che ci sia un’immagine simile a quella che si ha in mente. I prezzi delle immagini delle image bank si differenziano solitamente per l’originalità delle stesse.

5. AVERE COME OBIETTIVO L’ORIGINALITà

Tutto ha un prezzo e essere originali e unici in questo mondo di immagini è estremamente complesso e anche costoso. Un fotografo che capisca l’obiettivo di comunicazione che si ha in mente e che lo realizzi a regola d’arte può costare diverse centinaia di euro. Se però si pensa che è la propria azienda ad essere comunicata e il valore che può avere, risparmiare sul “ritratto” di un brand o di un prodotto col rischio di danneggiarne l’immagine potrebbe essere un grosso errore. Sulla carta possono essere la soluzione ideale, tuttavia bisogna considerare che le foto vendute, salvo che non sia indicato, non sono vendute a titolo esclusivo e quindi è possibile che qualche
altra azienda abbia acquistato la medesima immagine.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]