Food delivery e cucina d’autore: intervista allo Chef Claudio Sadler

La ripartenza della ristorazione post Covid-19,  il delivery applicato alla cucina d’autore.

Il settore della ristorazione affronta una delle più gravi crisi degli ultimi decenni.  Un settore molto importante nel nostro territorio sia per numero di aziende, sia per numero di lavoratori coinvolti. Abbiamo intervistato Claudio Sadler, Che 1 Stella Michelin.

Chef, qual è il primo messaggio che vorrebbe lanciare?

“In primis, ci tengo a dire che la salute e la sicurezza delle persone, per me, è la cosa più importante, sia quando si parla di clienti, sia quando si parla di dipendenti. Per cui vorrei avere la certezza di ripartire quando sarò sicuro che i miei collaboratori abbiano la possibilità di tornare a lavorare in piena sicurezza. Ricominciare a lavorare con troppi rischi e incertezza non mi sembra la cosa giusta da fare in questo momento. È indubbio che la situazione si protrae ormai da molto tempo e che abbiamo tutti necessità di tornare alla nostra quotidianità al più presto, ma dobbiamo farlo con le dovute cautele, per scongiurare possibili ricadute sanitarie. Ci troviamo ad affrontare un’esperienza drammatica e nuova per tutti e, in quanto tale, ancora più difficile da superare”.

Come immagina il futuro della ristorazione italiana dopo il Covid- 19? Quali le priorità?

“La priorità, come anticipato, è la sicurezza, per cui ci impegneremo a mettere in atto tutte le disposizioni governative per fare in modo che il nostro luogo di lavoro sia il più possibile sicuro per tutti. A questo proposito, mi piacerebbe riuscire a far fare il tampone a tutti i miei dipendenti per avere la certezza che non siano portatori asintomatici del virus una volta che torneranno sul posto di lavoro. Per quanto riguarda il futuro della ristorazione, fino a quando non si sarà trovata una cura a questa malattia, ci saranno sicuramente dei cambiamenti nella somministrazione del cibo. La principale, a cui mi sono affacciato da poco aprendo il mio “negozio” su www.cosaporto.it è il food delivery. Penso che quella del food delivery possa essere un’ottima opportunità per ripartire in questa situazione specifica, ma anche una buona pratica da alimentare in futuro. Probabilmente molte persone, anche quelle che non si erano mai approcciate al food delivery prima di Covid-19, continueranno a farne uso anche dopo, quando tutto sarà tornato (speriamo) alla normalità”.

Quali potrebbero essere le strategie economiche da adottare per rimettersi in marcia?

“Per poter ripartire ritengo fondamentale un intervento da parte del governo per i settori della ristorazione, del turismo e degli eventi, tutti duramente penalizzati da questa drammatica situazione. Nello specifico, mi aspetterei:

  • un finanziamento a fondo perduto, per aiutarci a sostenere, anche se solo in parte, le perdite dovute ai mancati incassi dei mesi di chiusura,
  • un’agevolazione nell’accesso al credito, per aiutarci a ripartire,
  • un abbassamento, se non l’eliminazione, delle tasse per i restanti mesi del 2020.

Capisco che sia complicato per lo stato, ma lo è anche per gli imprenditori. Ci troviamo di fronte a una situazione senza precedenti e necessitiamo di ricevere delle misure altrettanto straordinarie. Ripongo una grande fiducia in questo governo e spero che riuscirà a mantenere le promesse fatte a sostegno delle realtà imprenditoriali colpite.

Quando ci sarà la ripartenza?

“La partenza ufficiale non sempre coincide con quella del settore. A mio avviso la difficoltà principale sarà far vincere alle persone le proprie paure e portarle di nuovo a godere dei momenti condivisi al ristorante. Per fare questo, spero che le misure che dovremo adottare siano semplici e non troppo invasive, per cui: sì al distanziamento dei tavoli e al servizio con le dovute precauzioni, così come la misurazione della temperatura all’ingresso o la redazione quotidiana di verbali dedicati, sono azioni che non mi spaventano e che non penso inficino sulla percezione del cliente. Mentre dico no alle barriere in plexiglass che mettono il cliente a disagio facendogli perdere il vero senso di una cena al ristorante: la voglia di godersi un momento di piacere. A questo proposito, per invogliare i miei clienti a tornare presto a trovarmi da Sadler e Chic’n Quick, i miei ristoranti milanesi, ho da poco introdotto l’offerta speciale “Ritorno al Futuro – il piacere di riunirsi a tavola” che prevede uno sconto del 35% sui menu degustazione di entrambi i ristoranti, acquistabile nella sezione shop del sito www.sadler.it e riscattabile entro fine novembre. Lo considero un invito a riprogettare il prossimo futuro pensando a quando sarà possibile tornare a godere del piacere di riunirsi a tavola, seduti comodamente al ristorante, ritrovando la gioia di stare insieme”.

Gli esperti in economia sostengono che il delivery rappresenti un valido supporto ai ristoratori…la teoria può essere applicata anche alla cucina d’autore?

“Certamente! Bisogna però farlo scegliendo partner di qualità attenti alle nostre specifiche esigenze, come www.cosaporto.it la piattaforma con cui ho iniziato da poco la mia collaborazione e che conta la presenza di “negozi” di colleghi e amici come Filippo La Mantia e Moreno Cedroni.  Si tratta di un food delivery di qualità su prenotazione che ci permette di mantenere delle ottime performance, esattamente come presso il ristorante, non di un quick service”.

Dalla sua posizione di chef stellato, secondo lei quali saranno i trends che influenzeranno la ristorazione del futuro?

Sono convinto che dopo la scoperta di un vaccino, quando tutto tornerà alla normalità, anche la ristorazione ritroverà la sua normale dimensione. Le persone torneranno a voler godere della vita e cosa c’è di più bello che andare al ristorante? Nel frattempo, dovremo apportare gli aggiustamenti legati alla sicurezza che gli esperti ci richiederanno e non credo che sarà una cosa così difficile da attuare. L’importante è che le persone tornino a sentirsi sicure!”.

Per concludere due domande: la prima quali sensazioni ha avuto durante questa quarantena?

Sono state tre: prima paura, poi fiducia e, infine, stanchezza.

Una grande paura, soprattutto nei primi momenti, quando la situazione era davvero grave e si contavano molti morti, soprattutto in Lombardia e nella mia città, Milano. Milano è sempre stata un esempio di eccellenza in Italia, purtroppo in questa occasione si è distinta ma in negativo visto che siamo il capoluogo della regione più colpita d’Italia. Temo che questa situazione, una volta che la ripresa sarà possibile, rimarrà nella memoria dei turisti concorrendo a ritardare quella ripresa in cui tutti speriamo.

In un secondo momento fiducia, nei confronti del governo e degli italiani che si sono affidati alle disposizioni superando anche le mie aspettative nel rispettarle.

Ora stanchezza. La mia è una professione che mi porta a stare sempre in movimento e questo stop forzato, che all’inizio ho anche apprezzato perché abitualmente passo troppo poco tempo con la mia famiglia, inizia a pesare. Non vedo l’ora di poter ripartire”.

La seconda: La Tv potrà ancora essere di supporto alla figura dello chef?

“Assolutamente sì, spero però che si faccia sempre più cultura e meno stupidaggini! C’è voglia di imparare sulla cucina, in tutte le sue forme. Anche nel periodo di quarantena le persone si sono cimentate nella realizzazione di tantissime ricette: dolci, salate… Credo che in questi giorni, anche chi solitamente non cucina, abbia avuto l’occasione di scoprire quanto sia rilassante e piacevole poterlo fare per sé e la propria famiglia. Come dico sempre, la cucina è un gesto di amore che rafforza i rapporti e che per questo non passerà mai di moda”.

@Redazione AZ Franchising

Le soluzioni digital signage per le nuove esigenze della ristorazione

Immagini e colori nitidi da ogni angolazione sono perfetti per soddisfare le nuove esigenze di acquisto del settore della ristorazione le nuove soluzioni di digital signage di LG e in particolar modo per coloro che sfruttano il servizio Drive-Thru.

In queste settimane il settore retail è alle prese con la riapertura degli store “fisici” e con la messa a punto di nuove strategie e nuovi modi di proporsi ai clienti. Uno dei settori su cui la pandemia Covid-19 ha avuto maggiore impatto è sicuramente quello della ristorazione, dove le regole per il distanziamento sociale hanno impedito la normale attività e cambiato il modo di fruire i servizi di ristorazione a ogni livello: dal semplice caffè a pranzi e cene. Si è quindi dovuto ricorrere ai servizi di asporto e consegna a domicilio, oppure al servizio Drive-Thru per i ristoranti Quick-Service per poter proseguire con l’attività in tutta sicurezza.

In questo scenario, il Digital Signage può essere un valido alleato per consentire ai ristoratori e al mercato retail in generale di poter offrire un’esperienza di acquisto e di fruizione dei servizi soddisfacente. A questo proposito LG Electronics (LG) presenta due soluzioni, le serie XE4F e XS4F, che si vanno ad inserire all’interno della linea di display High Brightness e che contribuiscono in maniera unica a migliorare l’esperienza dei clienti e le vendite con il servizio Drive-Thru. Grazie al programma Control Manager che consente di gestire da remoto le comunicazioni su diversi display, una volta che il cliente è stato riconosciuto attraverso la targa, potrà visualizzare menu e promozioni personalizzate direttamente sul display e procedere con l’acquisto utilizzando un’applicazione o il riconoscimento vocale, il tutto in modo semplice e rapido.

“In un momento in cui è più difficile catturare l’attenzione dei consumatori, poter offrire esperienze personalizzate che integrino online e offline può essere un vantaggio competitivo. Il Digital Signage è senza alcun dubbio un valido alleato per soddisfare queste esigenze. La nostra tecnologia all’avanguardia e le nostre soluzioni di Digital Signage rispondono, in modo puntuale ed eccellente a questa esigenza e ci consentono importanti evoluzioni dal punto di vista delle applicazioni professionali possibili”, ha dichiarato Luca Russo, Sales Head Information Display Italy di LG Electronics Italia.

@Ufficio Stampa Samsung

@Redazione AZ Franchising

Kiki Lab – Ebeltoft Italy entra nel Gruppo Promotica

Fabrizio Valente continuerà a guidare la società che potrà beneficiare di numerose sinergie con il Gruppo Promotica, attivo nel campo della loyalty e dei servizi per il Retail e in forte crescita

Giugno 2020. Kiki Lab – Ebeltoft Italy, la società specializzata di consulenza, ricerche e formazione per il Retail, nota nel settore per la sua capacità nel campo dell’innovazione a 360°, ha ceduto il 100% delle proprie quote a Promotica, agenzia loyalty specializzata nella realizzazione di soluzioni marketing atte ad aumentare le vendite, la fidelizzazione e la brand advocacy. L’operazione strategica si inserisce nel programma di ampliamento delle attività di Promotica che mira a rafforzare i propri servizi e diventare sempre più un fornitore globale di tutte le attività necessarie per progettare, gestire e comunicare le attività di fidelizzazione per la propria clientela.

“Enrare nel gruppo Promotica nel nostro ventesimo anno di attività è un passaggio strategico per Kiki Lab – sostiene Fabrizio Valente, fondatore della Società, che guiderà l’azienda anche dopo l’acquisizione – Le sfide e le opportunità dei mercati impongono di crescere per rafforzare risorse e competenze, e siamo due partner ideali per questi obiettivi, con il vantaggio di collaborare da ormai oltre 15 anni e di condividere valori imprenditoriali comuni. Guardiamo con rinnovato ottimismo al futuro, anche in un periodo complesso come l’era Covid che stiamo attraversando, fiduciosi per lo sviluppo che potremo avere sia in Italia che all’estero”.

Diego Toscani, Amministratore Delegato di Promotica, ha così commentato questa nuova sinergia: “Siamo da sempre consapevoli delle nostre competenze sui brand e sui prodotti che utilizziamo per le nostre campagne, l’ingresso di Kiki Lab nel nostro gruppo ci aiuta a far crescere anche le competenze di analisi e consulenza indispensabili per sviluppare campagne sempre più efficaci ed essere sempre più utili ai nostri clienti”.

L’acquisizione consente infatti a Promotica di integrare le competenze di Kiki Lab – Ebeltoft Italy all’interno del suo perimetro, di accrescere il proprio mercato di riferimento e di agevolarsi del carattere internazionale della Società, essendo Kiki Lab l’unico membro italiano del consorzio mondiale Ebeltoft Group che raggruppa 18 società di consulenza per il Retail.

Kiki Lab – Ebeltoft Italy, società specializzata nel Retail a 360°, opera con attività di consulenza, ricerche e formazione per retailer, real estate e industrie di marca di vari settori, posizionamenti e dimensioni. È l’unico membro italiano del consorzio Ebeltoft Group, che oggi raggruppa 18 società, presenti nei 5 continenti e opera in tutto il mondo.

Fabrizio Valente è il fondatore e amministratore di Kiki Lab, si occupa di retail e consumi da oltre 30 anni come consulente per aziende italiane ed estere. È frequente speaker su temi legati a retail, innovazione, cambiamento, motivazione dei team in convegni e convention in Italia e all’estero. È presidente della giuria che asspegna il premio Innova Retail e membro delle Giurie che assegnano i premi del World Retail Congress e di Confcommercio.

MD: si estende a tutta italia #zerosprechi

Dopo i lusinghieri risultati del lancio effettuato l’anno passato su alcune decine di punti vendita MD, si estende l’operazione #zerosprechi a tutta la rete diretta di store MD.

Contraddistinti da un’etichetta fucsia #zerosprechi, i prodotti freschi prossimi alla scadenza sono proposti ai clienti con un significativo sconto del 30%. Prodotti che sono perfettamente idonei al consumo, ma che corrono il rischio di non essere comprati per semplice diffidenza, finendo così per aumentare inutilmente lo spreco alimentare. Con la concretezza che contraddistingue MD, #zerosprechi vuole agire proprio per dare un contributo significativo a questa lotta alla dispersione di cibo di fatto ancora ottimo e allo stesso tempo agevolare le fasce più deboli della popolazione offrendo acquisti a un prezzo decisamente conveniente.

@redazione az franchising

Radio In-Store? Strumento efficace post-riapertura

I Retailer sono soliti trasmettere musica nei loro negozi per creare un ambiente piacevole per i clienti rendendo l’esperienza dello shopping stimolante. Spesso viene utilizzata una playlist o di un Cd ma la maggior parte delle catene di negozi e marchi conosciuti dispone di proprie stazioni radio, che forniscono musica specializzata per la vendita al dettaglio.

M-Cube, leader europeo nei servizi di In-Store Digital Engagement, ha lavorato attivamente nelle scorse settimane nella creazione di contenuti per le radio In-Store dei retailer aperti, soprattutto nel settore della GDO, utili a gestire al meglio le criticità di questo periodo, e si appresta a farlo anche per le catene delle categorie merceologiche di prossima riapertura.

I comunicati emozionali vengono utilizzati per fare sentire il brand più vicino ai propri clienti e favorire un clima positivo e rassicurante durante la permanenza in negozio: comprendono messaggi di benvenuto e bentornato in negozio, ringraziamenti al cliente per la fedeltà e la fiducia, oltre a messaggi di scuse per i piccoli disagi legati alla fase di riapertura (eventuali code all’ingresso o disponibilità limitata di alcuni articoli).

M-Cube ha inoltre lanciato un servizio di comunicazione on-demand attraverso il quale il personale di vendita può attivare e gestire comunicati specifici tramite una app dedicata.

 @Redazione AZ Franchising

Progettiamo il rilancio: anche il CNCC agli Stati Generali

Continua il confronto con il governo sul tema affitti, proposte per rilancio dei consumi e riqualificazione degli immobili

Il Presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC), Massimo Moretti, ha partecipato oggi alla terza giornata degli Stati Generali, un’importante occasione per confrontarsi con il Governo sulle proposte su cui da mesi l’Associazione è impegnata per il sostegno e il rilancio del commercio e dell’immobiliare commerciale.

L’Associazione sottolinea l’apprezzamento per gli sforzi che sono stati fatti in un momento di eccezionalità unica e la grande disponibilità al dialogo delle istituzioni. CNCC rileva una giusta ambizione nel Piano di Rilancio, ma al contempo una non sufficiente attenzione nei riguardi del mondo del commercio nelle iniziative che sono state prese in questi mesi, in particolare rispetto ad altri settori.

Uno dei temi su cui l’Associazione si è da subito attivata è quello degli affitti e il confronto di oggi è servito a ribadire la necessità di applicare a tutti gli esercizi commerciali il credito d’imposta al 60% ed eliminare il tetto dei 5 milioni di euro di ricavi, al fine di evitare penalizzazioni che comportino anche un preoccupante impatto occupazionale.

Un intervento egualitario e condiviso tra le parti sul tema affitti, è infatti essenziale sia per i tenant che per i retailer al fine di favorire la ricerca delle migliori soluzioni e una solida ripresa, oltre che per continuare a rendere il Paese attrattivo per gli investitori sia domestici che internazionali interessati all’immobiliare commerciale.

Oggi è stata anche ribadito l’importanza di introdurre una temporanea misura di riduzione dell’IVA finalizzata al rilancio dei consumi, in particolare per incentivare la vendita di prodotti fisici nei negozi (ad esclusione dell’alimentare) e i servizi con somministrazione. Il periodo proposto per questa iniziativa è il prossimo autunno per la durata di un mese: oltre ai consumatori e ai retailer, ne beneficerebbe l’intera filiera, produzione inclusa, e con un atteso aumento delle vendite si andrebbe così a compensare un potenziale minor gettito fiscale.

Le proposte del CNCC presentate al Governo puntano anche alla rigenerazione urbana che deve comprendere anche interventi sugli immobili commerciali: fondi che arriveranno dall’UE, ma anche finanziamenti agevolati o le risorse del Recovery Fund per sostenere questa tipologia di interventi, dovranno includere anche gli immobili dei centri commerciali per un loro rinnovamento volto alla sostenibilità energetica degli edifici, oltre ad un adeguamento sismico e tecnologico.

Appello a pari condizioni competitive con l’e-commerce

Infine, il CNCC ha sollevato il tema dell’e-commerce, definendolo una grande conquista dei tempi ma che desta sempre più preoccupazioni tra gli operatori tradizionali del settore commerciale, obbligati ad operare in un contesto di concorrenza “sleale” laddove non si proceda ad una equiparazione in particolare sul fronte dei tributi. Il settore commerciale con canali di distribuzione tradizionale versa, infatti, ogni anno nelle casse dello Stato italiano circa 27 miliardi di euro tra imposte dirette e indirette locali, mentre altri operatori non hanno alcun vincolo.

Per ulteriori informazioni:

Image Building

Smart & Safe Retail: 5 chiavi per il ‘Nuovo Mondo’

Tendenze e casi rappresentativi del monitor Retail

a cura di Kiki Lab – Ebeltoft Group

Si è appena concluso con successo ‘Smart & Safe Retail’, il webinar organizzato da Kiki Lab con le tendenze e numerosi casi rappresentativi dal monitor specifico sul Retail creato negli ultimi mesi insieme al consorzio Ebeltoft Group.
Keynote Oscar Farinetti, Founder Eataly con il suo intervento dal titolo ‘Vincere le sfide nell’era Covid’.
L’evento è stato inoltre arricchito da due tavole rotonde, moderate da Armando Garosci, Giornalista Largo Consumo con: Tally Weijl, Ikea, Accenture, Esselunga, Lush, Promotica e Nexi.

Fabrizio Valente, Founder Kiki Lab-Ebeltoft Italy, ha approfondito numerosi casi rappresentativi delle 5 chiavi del ‘Nuovo Mondo’: Safe Retail, eCommerce, Smart Retail, Store Transformation e Responsible Retail.
‘Nel Nuovo Mondo che si sta generando assistiamo a una convergenza virtuosa di Smart Retail con processi semplici, fluidi e spesso tech, e di Safe Retail basato sulla rassicurazione.’ – ha affermato Valente, che ha poi sottolineato l’importanza di passare da una logica di canali a una di clienti evidenziando quanto il percorso verso lo smar retail, che era già in atto, si sia incrociato in modo virtuoso con tutto il tema del safe retail.
Kroger, uno dei leader del food retail americano, dal 2018 utilizza auto progettate ad hoc a guida autonoma per le consegne degli ordini di food online.
L’ultimo concept della farmacia Onofre in Brasile, esprime una grande facilitazione per i customer journey che integrano online e offline, con percorsi facili e veloci in negozio per il ritiro dei prodotti.
Sumo Salad, a Londra, ha previsto nei propri negozi una doppia coda coda per i clienti: una per chi vuole scegliere tra le numerose insalatone già pronte e la seconda riservata al processo di personalizzazione.
‘In prospettiva il tema strategico è l’ambiente: da un lato la sostenibilità, con esempi positivi come il riciclo e il riutilizzo dei prodotti e dall’altro il tema dell’economia circolare, con esempi come i servizi di noleggio.’ – ha concluso Valente.

‘La più grande qualità di un manager è gestire l’imperfezione umana e la fatalità come quella che ci ha condizionato negli ultimi mesi.’ – ha affermato Oscar Farinetti, Founder Eataly. Il gruppo ha raggiunto in due mesi i risultati nelle vendite on line che erano stati previsti in 5 anni. Farinetti ha inoltre descritto il negozio fisico come il regno della lentezza e dell’approfondimento, il luogo in cui ci si guarda negli occhi e si deve usare sempre di più la parola per descrivere ai clienti i prodotti in modo dettagliato.

Marco Dellapiana, Direttore Generale Tally Weijl South Europe ha evidenziato l’obiettivo di Tally Weijl di trasformare il proprio business model verso un modello più etail che retailer, conservando una forte rete di negozi fisici dove l’online svolge un ruolo veramente sinergico e supportato da un CRM potente.

Fides Tosoni, Country Business Development Manager Ikea Italy ha presentato le diverse strategie messe in atto da Ikea negli ultimi mesi, come ad esempio la riconversione rapida dei negozi in centri logistici e la gestione delle code nei punti vendita con l’app UFirst.

Alessandro Zanotti, Managing Director Retail & Fashion Strategy & Consulting Accenture ha evidenziato l’opportunità di modificare e ripensare i modelli di vendita, citando diversi casi di ispirazione in risposta ai nuovi comportamenti dei clienti come conseguenza del lockdown.

Roberto Selva, Chief Marketing & Customer Officer Esselunga ha illustrato le diverse evoluzioni del layout degli ultimi format, più aperti per facilitare i flussi dei clienti. Il progetto Amici Vicini rientra nella strategia complessiva di Esselunga di sostenere la collettività: una app creata in sole due settimane che ha già attivato 1.500 volontari.

Alessandro Andreanelli, Managing Director Lush Italy ha spiegato come Lush si stia reinventando con diversi strumenti, come ad esempio l’addetta vendita che prende gli ordini direttamente dai clienti in coda fuori dai punti vendita.

Alessandro Viola, Head of Corporate Sale Nexi ha sottolineato la maggiore propensione verso le transazioni elettroniche, con un aumento nell’ultimo periodo del contactless del 40%. Il pagamento con carta appare sempre di più tra le regole comportamentali suggerite nei punti vendita come elemento safe.

‘E’ necessario sviluppare competenze imprenditoriali e manageriali ‘bifocali’: un occhio sul breve periodo, con una gestione tattica dell’emergenza e della ricaduta sui consumi, ma l’altro occhio con sguardo all’orizzonte, per scegliere adeguate strategie e cogliere nuove opportunità.’ – ha affermato Diego Toscani, Direttore Generale Promotica

Bonus Pubblicità 2020, risparmia il 50% sull’investimento

Il Bonus Pubblicità è un’agevolazione fiscale sotto forma di credito d’imposta. Il Decreto Rilancio ha elevato per il 2020, la misura del bonus pubblicità al 50%. La base di calcolo dell’agevolazione è costituita dall’intero valore dell’investimento pubblicitario.

Con la nuova disposizione normativa , ai fini della concessione del credito d’imposta nel limite di 40 milioni di euro per gli investimenti pubblicitari effettuati sui giornali quotidiani e periodici, anche online, e nel limite di 20 milioni di euro per gli investimenti pubblicitari effettuati sulle emittenti televisive e radiofoniche locali e nazionali, analogiche o digitali, non partecipate dallo Stato, la comunicazione telematica è presentata nel periodo compreso
tra il 1 ed il 30 settembre del medesimo anno.

Più in dettaglio si evidenzia che la variazione introdotta per l’anno 2020, riguarda esplicitamente due elementi:

  • la base di calcolo del credito d’imposta, che non si identifica più con il valore incrementale dell’investimento pubblicitario programmato nel 2020 rispetto a quello effettuato nel 2019, bensì si identifica più semplicemente con il valore dell’intero investimento pubblicitario programmato ed effettuato nel 2020;
  • la percentuale dell’investimento, riconoscibile come credito d’imposta, che è stabilita
    nella misura unica del 50 per cento.

Premesso quanto sopra, va anche chiarito che l’espresso riferimento al “valore degli investimenti pubblicitari effettuati”, in assenza di un qualsivoglia richiamo al loro valore incrementale, fa venir meno, per l’anno 2020, il presupposto dell’incremento minimo dell’1% dell’investimento pubblicitario, rispetto all’investimento dell’anno precedente, quale requisito per l’accesso all’agevolazione fiscale.
Ciò comporta che, limitatamente all’anno 2020, possono accedere all’agevolazione anche i soggetti che programmano investimenti inferiori rispetto a quelli effettuati nel 2019, i soggetti che nell’anno 2019 non abbiano effettuato investimenti pubblicitari ed infine i soggetti che hanno iniziato la loro attività nel corso dell’anno 2020.

A chi è destinato il Bonus Pubblicità

Le imprese, i lavoratori autonomi e gli enti non commerciali, che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica anche on line e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali.

Le condizioni dell’agevolazione

L’utilizzo del credito di imposta esclusivamente in compensazione mediante il modello F24, che deve essere presentato tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle entrate.

Che cosa devono fare i soggetti interessati 

  • la “Comunicazione per l’accesso al credito d’imposta”, prevista dall’articolo 5, comma 1, del D.P.C.M. n. 90/2018, contenente i dati degli investimenti effettuati o da effettuare nell’anno agevolato. Le prenotazioni, per il 2020, sono state spostate recentemente dal 1° al 30 settembre 2020;
  • la “Dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati” per dichiarare, ai sensi dell’articolo 47 del D.P.R. n. 445/2000, che gli investimenti indicati nella comunicazione per l’accesso al credito d’imposta, presentata in precedenza, sono stati effettivamente realizzati nell’anno agevolato e che gli stessi soddisfano i requisiti di cui all’articolo 3 del D.P.C.M. n. 90/2018. Dal 1° gennaio al 31 gennaio 2021 .

L’ammontare del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun richiedente è stabilito con provvedimento del Dipartimento per l’informazione e l’editoria (articolo 5, comma 3, del D.P.C.M. n. 90/2018), pubblicato sul sito istituzionale del Dipartimento stesso entro il mese di marzo 2021.

Investire su AZ Franchising e accedere al Bonus

AZ Franchising, in qualità di testata giornalistica registrata, è uno dei magazine interessati dal Decreto Rilancio e dunque programmare uno spazio pubblicitario nell’arco del 2020 sui nostri mezzi, oltre a garantire un’ottima visibilità, sarà molto più economico.

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I primi step per creare una rete franchising

Articolo a cura di Alessandra Sonnati – Avvocato – Frignani Virano e Associati  Studio Legale

Nel caso in cui un’azienda consideri di scegliere il franchising come sistema per espandersi, questa deve, innanzitutto, poter contare su un patrimonio di conoscenze pratiche derivanti da esperienze e da prove eseguite, che le abbia caratteristiche di originalità e differenziazione, ciò che costituisce il know-how o la formula commerciale.

Tale patrimonio di conoscenze potrà riguardare, ad esempio:

  • le tecniche di vendita e di presentazione dei prodotti;
  • l’approvvigionamento dei prodotti o delle materie prime;
  • le modalità di preparazione e di presentazione di cibi e/o bevande;
  • le procedure per la gestione del punto vendita;
  • i rapporti con i clienti;
  • e così via.

L’aspirante franchisor inoltre deve aver definito gli aspetti legati all’immagine dei punti vendita: lo stile dell’arredamento, i colori, le decorazioni.

Necessario o comunque utile è poi fare eseguire un’indagine di mercato o uno studio di fattibilità iniziale, che consentano di confermare la validità del progetto, anche tenuto conto del mercato di riferimento e degli operatori che in tale mercato già operano.

E’ inoltre necessario aver sperimentato sul mercato la propria formula commerciale, requisito questo richiesto dall’art. 3 della legge sul franchising.

La sperimentazione risponde ad una duplice esigenza. Da un lato quella di “testare” sul mercato la propria idea di business e la formula associata e dall’altro quella di evitare che vengono proposte come franchising formule che nella realtà sono prive di reale contenuto. La sperimentazione dirà infatti se la formula “funziona” e se si può procedere all’avvio di una rete in franchising.

La legge lascia ampio spazio all’affiliante nel decidere le modalità di svolgimento della sperimentazione. L’affiliante può optare di farla lui stesso attraverso uno o più punti in proprietà oppure di eseguire la sperimentazione tramite un affiliato, il quale diventerebbe un affiliato-pilota. In tal caso diventa però fondamentale che i potenziali affiliati siano debitamente informati della situazione, in modo tale che possano consapevolmente decidere se correre o meno il rischio di collaborare con l’affiliante in questa fase.

La realizzazione di una rete in franchising non può poi prescindere dai segni distintivi, siano essi di proprietà ovvero concessi in licenza d’uso dal terzo proprietario. Infatti il franchisor che gestisce la rete in franchising potrebbe anche non avere la titolarità del marchio, ma avere un accordo con il titolare del marchio concesso in uso per gestire la rete di affiliati.

Il segno distintivo caratterizzante la rete verrà in genere utilizzato come marchio oppure anche come insegna.

Parallelamente si dovrà iniziare a predisporre il contratto di franchising standard, destinato a disciplinare i rapporti con i futuri affiliati alla rete e a definire le eventuali fee di ingresso e royalties nonché a redigere il Manuale Operativo, che è il documento che contiene l’insieme di metodologie e procedure che possono essere utilmente utilizzate dall’affiliato nello svolgimento della sua attività e che consentono allo stesso di replicare la formula.

Oltre a quanto precede, è importante che ci sia la volontà, da parte dell’aspirante franchisor di voler costituire una rete. La definizione del franchising, data dall’art.1 contempla infatti questo inciso: “inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio”.  Se, fin dall’inizio, manca questa volontà o questo progetto non si può parlare di franchising in senso proprio.

L’aspirante franchisor dovrà anche tenere presente gli aspetti organizzativi che la creazione di una rete comporta e dovrà pianificare di strutturarsi in modo tale da poter servire ed assistere in modo adeguato i franchisee.

Infine, l’ultimo passo consiste nella ricerca e selezione dei potenziali affiliati cui proporre la propria formula. A tale fine potrebbe essere senz’altro utile definire preventivamente qual è il profilo del franchisee ideale per gestire l’attività che si vuole sviluppare in franchising.

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Il difficile rapporto tra Banca e Impresa

LA PREMESSA

Per svolgere al meglio il tema non si può prescindere dal definire chi è la banca; la banca è: un’impresa privata, un ente a scopo di lucro, che fornisce alla clientela mezzi di pagamento e di intermediazione tra offerta e domanda di capitali, i primi provenienti per lo più dalle famiglie, i secondi domandati soprattutto dalle imprese. Il concetto, di per sé banale, è fondamentale per avere un corretto approccio con quanto andremo di seguito a dire. Altro aspetto che risulta fondamentale è l’obbligo, da parte delle imprese, di giocare la partita con il sistema finanziario il più possibile ad armi pari: il rapporto di assoluta sudditanza dell’imprenditore e dell’impresa nei confronti del sistema creditizio, la presenza di luoghi comuni riflesso certamente di un pessimismo di fondo e di alcuni preconcetti, devono essere tutti messi da parte e sostituiti con un approccio propositivo che abbia come obiettivo una maggiore comprensione del modus operandi delle varie banche e delle regole alla base delle loro decisioni di affidamento. In un’espressione: le imprese devono imparare il linguaggio delle banche favorendo quindi una comunicazione più efficiente ed efficace con le stesse.

IL CONCETTO DI BANCA COME FORNITORE

L’istituto di credito non è altro che un fornitore di denaro e di servizi ad esso collegato; il ruolo della banca quindi è assolutamente fondamentale in quanto, per quasi la totalità delle attività imprenditoriali, altamente strategico.  Partendo da questa definizione è fondamentale però evidenziare come l’impresa non debba confondere come, soprattutto in questo periodo di restrizione del credito, la scelta del partner bancario debba essere comunque condotta con cognizione e consapevolezza. Nella selezione di un fornitore d’impresa “classico” (materie prime, componenti, servizi, ecc) l’impresa valuta aspetti come il pricing, i tempi di pagamento e di consegna della merce, la qualità del prodotto-servizio, la strategicità della specifica fornitura nel più complesso quadro aziendale, la storicità del rapporto e magari perché no, la reputation dimostrata nel corso del tempo.  Quelle elencate sono analisi che specularmente si dovrebbero fare nella scelta e nella valutazione periodica dei partner finanziari ma che spesso invece sono del tutto trascurate dalle imprese e messe in secondo piano rispetto alla primaria esigenza di avere la quantità di denaro richiesta.

A differenza di quanto si pensi la scelta è estremamente ampia e variegata.

Ma come districarsi nella scelta della controparte? La soluzione migliore oggi è partire dagli istituti già affidanti presso cui si esiste già un rating interno dell’azienda. E ‘necessario però sempre sapere:

 

  • La scadenza di tutte le eventuali linee a breve
  • L’esistenza, ed anche in questo caso la scadenza, delle eventuali linee temporanee
  • Eventuali rate/canoni che risultassero scaduti e impagati (nel caso ve ne fossero chiederne i dettagli: la data di scadenza e l’importo)
  • Il rating interno attribuito alla società
  • Gli importi accordati e le condizioni economiche applicate per ogni singola linea

Questi aspetti sono da valutare molto attentamente e da pesare in maniera corretta. Non sempre a condizioni economiche apparentemente svantaggiose devono implicare valutazioni negative, parallelamente un costo del denaro medio basso non può costituire l’unica discriminante nella scelta e nella valutazione della banca.

Qualora fosse necessario rivolgersi sul mercato è necessario sempre analizzare prima di tutto la metodologia di misurazione di rischio adottata dalla banca referente:

  • Base (o Standard);
  • Intermedio (o IRB Foundation);
  • Avanzato (IRB Advanced);

evitando gli aspetti tecnici che stanno alla base delle tre macrocategorie, basta sapere che più il sistema di misurazione del rischio è esperto, profondo, e ampio più questo premierà le aziende migliori e penalizzerà le peggiori.

Nella quasi totalità dei casi la complessità metodologica di misurazione del rischio cresce di pari passo al dimensionamento dell’istituto di credito. In quest’ottica è molto importante creare un panel di banche appartenenti a tutte le tre macro-categorie, capace di soddisfare al meglio le esigenze dell’azienda in qualsiasi momento; con una battuta si potrebbe dire “una banca per ogni stagione”, una banca che nei momenti di apparente crisi sappia non penalizzarmi oltremodo, e una banca che sappia invece premiarmi al meglio quando va tutto bene.

Seguendo il filo logico potremmo estendere il ragionamento e affermare che bisogna evitare di limitarci ad una sola banca per ogni categoria; meglio avere fornitori sostituibili fra loro, da far competere dando per assunto di base che hanno caratteristiche, tipologie di offerta e sistemi di valutazione comparabili… a questo punto ci accorgeremmo come il numero di banche dovrebbe essere almeno pari a 6, ma come minimo 3. A queste aggiungiamo quei soggetti altamente specialistici, che fanno dell’eccellenza in determinate operazioni il cuore della loro attività (factoring, leasing, ecc..).

Man mano che si sviluppa il discorso ci si rende sempre più conto di come un’analisi puntuale del tema debba essere necessariamente condotta sulla base di conoscenze fondamentali del mercato del credito ma prima di tutto dell’azienda stessa; cosa ero, cosa sono, chi mi aiutato ad essere ciò che sono, cosa voglio diventare e chi è in grado di aiutarmi nel “percorso finanziario” che l’azienda ha di fronte. La consapevolezza del tema è fondamentale perché i riflessi sono importantissimi, con effetti anche di lungo periodo, e con implicazioni a volte importantissime.

Ultima, ma non per importanza, è la valutazione che l’impresa deve fare sulle scorte di magazzino che il proprio fornitore ha… continuando la similitudine sviluppata precedentemente non sempre condizioni che sulla carta risultano essere buone devono comportare la scelta quasi obbligata di rimanere con quel fornitore. La battuta che descrive le banche come quei soggetti che prestano denaro solo a chi ne ha già a sufficienza è oggi più che mai specchio dei nostri tempi, e di un substrato di errate convinzioni che trascurano il fondamentale presupposto che le banche prestano il denaro solo quando…sono loro stesse ad averlo.

Fino a pochi anni fa l’eccesso di offerta ha portato ad affidamenti facili e altamente rischiosi, il contesto attuale, diametralmente opposto, porta a conseguenze ben diverse dove le banche a volte “non prestano il denaro nemmeno a chi ne ha già”. Tutto questo solo per affermare ulteriormente l’importanza di selezionare più partner bancari, evitando il pericolo GRAVE di avere come uniche banche soggetti a corto di liquidità e incapaci quindi non tanto di valutare correttamente l’azienda in assoluto, ma pur valutandola di non poter rispondere alle sue esigenze finanziarie.

QUALI SONO GLI ELEMENTI DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO?

La presentazione di una pratica di affidamento dovrebbe sempre avvenire a seguito di un’autoanalisi della propria situazione; gli imprenditori, o i loro professionisti di riferimento, danno per scontato che il referente bancario conosca l’azienda, il business, le finalità di accesso al debito e la capacità della richiedente di far fronte all’impegno finanziario richiesto.

Una particolare attenzione va riservata al settore d’appartenenza in cui opera l’azienda; devono essere prese in considerazione le caratteristiche strutturali ed evolutive dello stesso commisurandole all’attività svolta dalla richiedente in termini di qualità dei prodotti e delle fasi del processo produttivo interno. Risulta vincolante presentare la storicità dell’azienda e l’esperienza Imprenditoriale che costituiscono “le fondamenta” su cui costruire i nuovi rapporti e che sono la discriminante della capacità dell’azienda di far fronte alle problematiche quotidiane e alle ciclicità macroeconomiche e settoriali.

Vanno analizzati i punti di forza e di debolezza estrapolandoli dall’analisi storica del comportamento aziendale nelle diverse aree di attività e alla luce dei diversi contesti di mercato in cui opera. L’indagine conoscitiva di tali elementi riguarda i successi e gli insuccessi registrati e le motivazioni sottostanti.

Per iniziare un’analisi critica della propria situazione aziendale l’imprenditore può attingere alle informazioni desunte dalle più autorevoli banche dati, spesso interrogate dalle stesse controparti bancarie. Cerved, Lince, Infocamere, Fox & Partner, Cribis, Experian e D&B sono solo alcuni delle società che forniscono prodotti confacenti a tale scopo. Il tutto si rende necessario in quanto l’ambito d’analisi bancaria è focalizzato sulla capacità dell’imprenditore e dei manager di gestire l’azienda adottando le migliori scelte coerentemente con il mercato e il settore di riferimento.

Oltre ai dati di cui sopra, rientranti nella categoria delle informazioni qualitative, un istituto di credito vaglia altri tre elementi riassumibili nello schema riportato in calce:

tab 3. Fonte www.ratinglab.eu

La ponderazione degli stessi varia da istituto ad istituto ma possiamo considerare come elemento discriminante la Centrale Rischi nel caso in cui l’azienda appartenga al segmento retail ed i bilanci in ipotesi di appartenenza al segmento corporate. Nel prossimo numero continueremo partendo dalla Centrale Rischio della Banca d’Italia.