Come difendere la brand identity

di Ugo Perugini – Giornalista – blogger

Il brand non è un fenomeno nuovo, nato con la società dei consumi. Ha radici lontane. Qualche esempio lo troviamo addirittura a partire dall’impero romano: ceramiche, vetri, botti, anfore, ecc. venivano distinti gli uni dagli altri attraverso firme (signa), bolli, timbri, applicati da commercianti e artigiani che li lavoravano. Non erano solo marchi di fabbrica ma veri e propri segni distintivi di provenienza e di qualità.

La definizione di “brand”, adottata dall’AMA (American Marketing Association), si adatta anche agli antichi reperti romani: “un nome, un segno, un termine, un simbolo o la combinazione di questi elementi con lo scopo di indentificare i beni e i servizi offerti per differenziarli da quelli dei concorrenti”. Ma oggi il “brand” è molto di più. 

Marty Neumeier, grande esperto del settore, l’aveva definito come “la sensazione che una persona ha di un certo prodotto, servizio, organizzazione”. Così facendo, l’attenzione si sposta dal prodotto in sé al valore aggiunto che chi lo ha realizzato è in grado di garantirgli. E’ ciò che David Aaker chiama brand equity (valore della marca), che per il cliente significa non solo riconoscere il prodotto (brand awareness), ma riconoscersi in esso, e restarne fedele (brand loyalty).

Il brand nel franchising e il ruolo del franchisee

Il franchising è un sistema che ha sue regole e chi vi aderisce deve conoscerne i meccanismi e gli elementi strutturali, a partire proprio dal brand. Uno dei compiti più delicati del franchisee è proprio quello di mantenere nel rapporto con i propri clienti la coerenza del brand in tutte le sue forme.

Ciò perché il brand è, come abbiamo visto, un moltiplicatore di valore e, proprio per questo motivo, non può essere gestito in modo autonomo dal franchisee perché il suo sviluppo è intimamente collegato allo sviluppo della proprietà intellettuale dei prodotti che in esso si identificano.

Non vogliamo qui tanto soffermarci sulla necessità, che diamo per scontata, di mantenere un controllo sui materiali promozionali, sul logo, sulle immagini, che provengono dal franchisor e che vanno costantemente tenute aggiornate, secondo le indicazioni previste.

Interessa soprattutto sottolineare la possibilità che il franchisee sappia veicolare con intelligenza e coerenza un messaggio di marketing uniforme a quello imprenditoriale, in modo che i clienti ne possano apprezzare la continuità. E che si traduce in un linguaggio coerente, sia nella presentazione dei prodotti ma anche nel brand storytelling che deve poter trasmettere in modo emozionale i valori incarnati dalla scelta originaria.

Occorre che il franchisee entri a fondo nella filosofia dell’impresa per conoscere il brand e il suo utilizzo, il messaggio che sottende e i valori che veicola. Solo così è possibile gestire una attività, certi di avere un vantaggio competitivo importante nei confronti della concorrenza.

L’importanza della formazione

Per arrivare a questo, però, occorre una seria attività di formazione che vada oltre la semplice conoscenza procedurale del manuale operativo e che non si limiti a un temporaneo affiancamento iniziale. Oggi, ci troviamo ad operare in un mondo imprenditoriale difficile, volatile, incerto, complesso, ambiguo, aggravato dal problema della pandemia. Rimanere aggiornati è ineludibile, e occorre farlo attraverso incontri periodici o, eventualmente, ricorrendo a sistemi di l’e-learnig, cioè corsi on line che il franchisor dovrebbe prevedere.

Pensiamo soltanto al tema della sostenibilità e delle nuove pratiche o iniziative messe in atto dal franchisor, atte a coniugare crescita, performance economica e sostenibilità ambientale e sociale. I clienti sono sempre più sensibili a questi aspetti e informarli può rappresentare un plus decisamente importante per la vendita.

Il franchisee e la sua autonomia

Il franchisee deve avere nel suo lavoro la necessaria indipendenza. Il collegamento con il franchisor non si deve però limitare ai previsti report periodici, occorre che il canale di comunicazione sia più aperto possibile per favorire lo scambio di contenuti, informazioni, conoscenze, esperienze o idee e proposte particolari.

Anzi, la collaborazione di chi è sul fronte operativo e può sentire meglio il polso della clientela della sua zona è auspicabile e particolarmente utile. E’ importante infatti comprendere le esigenze specifiche del pubblico locale e regolare i messaggi del brand secondo tali indicazioni, utilizzando tutti gli strumenti di comunicazione interna disponibili e ricorrendo a frequenti feed-back.

Un’altra forma di collaborazione particolarmente importante tra franchisor e franchisee consiste, ad esempio, nel favorire il coinvolgimento di questi ultimi nelle prime fasi di nuove campagne pubblicitarie. E’ una prassi messa in cantiere da molte aziende e piuttosto apprezzata. Si tratta, in sostanza, di un buy-in anticipato che può aiutare molto a comprendere l’efficacia dell’iniziativa messa in atto.

Conclusioni

Si parla spesso di immagine coordinata, di brand design, indispensabili per creare una corretta corporate identity, cioè per fornire al pubblico la percezione complessiva dell’impresa, attraverso quegli elementi visibili e invisibili che concorrono a definirne l’immagine e i valori distintivi. In realtà, però, ciò non sempre si verifica.

Chi opera in franchising ha l’obbligo di rispettare questi principi in ogni momento della sua attività, quando presenta l’azienda, quando mostra e vende i suoi prodotti o servizi, quando comunica online e offline. E lo deve fare con coerenza, con attenzione ai dettagli, perché soltanto così i clienti potranno facilmente riconoscersi nella filosofia dell’azienda che egli rappresenta e i risultati, anche in termini di performance, non potranno mancare.

ARTICOLO COMPLETO NELL’ULTIMO NUMERO DI AZ FRANCHISING MAGAZINE-APRILE 2021

AZ SUSTAINABILITY: nuovi servizi di WM Capital a sostegno delle reti franchising in chiave ESG

Con Yamamay e Carpisa, brand che fanno capo al Gruppo Pianoforte Holding, WM Capital avvia nuovi servizi atti a valutare la sostenibilità delle reti ed implementare ed anticipare meccanismi di adeguamento alle nuove esigenze del mercato

WM Capital nell’ambito delle attività di sviluppo e sostegno alle reti franchising attuate mediante la divisione consulenza e la divisione comunicazione, ha lanciato, nell’ambito del Programma AZ Sustainability un pacchetto di nuovi servizi personalizzati concepiti in maniera progressiva in funzione delle necessità dei singoli franchisor.

La sostenibilità è uno degli elementi chiave che determina le scelte degli investitori. Per questo motivo WM Capital, estende i propri servizi di consulenza e comunicazione in ottica di sviluppo sostenibile definendo specifici parametri valutativi oltre che metodologie di comunicazione per incrementare la qualità delle reti e di conseguenza le vendite.

I servizi appositamente concepiti per Yamamay e Carpisa, rappresentano le soluzioni alla SASB Materiality Map® opportunamente adeguate al mondo dell’affiliazione commerciale, al settore, alle specifiche realtà aziendali. In ottica di progressività, infatti, AZ Sustainability prevede un’analisi generale dell’azienda, indipendentemente dal fatto che abbia realizzato o meno un Bilancio di sostenibilità, in ogni caso non sostituendosi ai player specializzati nella predisposizione dei suddetti bilanci. Segue l’approfondimento circa gli elementi chiave ESG connessi al già applicato Metodo delle 5 Leve ®.

Nel concreto relativamente ai valori aziendali vengono analizzati, valutati e migliorati tutti gli aspetti connessi all’etica, alla gestione del rischio e del business in generale che in sostanza si concretizzano, nel caso di specie, nel contratto di affiliazione.

Con riferimento all’ingegnerizzazione dei processi, all’interno di catene retail, viene posto particolare risalto sulla gestione dei rifiuti, il consumo di energia, l’impatto ecologico.

In ottica di R&D vengono estrapolate e potenziate tutte le politiche volte alla valorizzazione del capitale umano e l’innovazione nel modello di business.

Con riferimento alla formazione del personale vi è una particolare attenzione sulla valorizzazione e la crescita del capitale umano, mentre in tema di value for money il riferimento è all’impatto sociale dell’impresa tra cui l’accessibilità, la qualità dei prodotti ed il customer welfare solo per citarne alcuni.

Relativamente a quest’ultimo aspetto, il customer welfare, in affiancamento al welfare aziendale, rappresenta la nuova frontiera della sostenibilità, settore nel quale la Società opera, attraverso la controllata Wealty SA, commercializzando prodotti e servizi connessi a Box della Salute.

L’approccio di AZ Sustainability mira quindi, a partire alla rilevazione di un dettagliato set informativo, all’elaborazione di modelli di sviluppo oltre che strategie di comunicazione e marketing e certificazioni sulla bontà ed il benessere delle reti.

I nuovi servizi, tra cui quelli predisposti per Yamamay e Carpisa, hanno carattere continuativo e tendono a dare risposta ai mutevoli bisogni manifesti e latenti di clienti finali, affiliati, partner, investitori, alla luce dei risvolti post pandemici e gettano le basi per attuare sin da subito un preciso riposizionamento strategico in attesa delle riaperture.

Fabio Pasquali, Amministratore delegato di WM Capital S.p.A., dichiara: “Visti i tempi che corrono non si può prescindere dall’innovazione, non solo tecnologica ma anche delle relazioni. Abbiamo studiato approfonditamente le tematiche ESG che condizionano la vita di tutte le aziende e ci siamo focalizzati su quelle che meglio conosciamo per trarne dei parametri, delle metodologie di valutazione e delle soluzioni in aggiunta ai servizi che già proponiamo. La collaborazione con il gruppo Pianoforte, da sempre precursore ed anticipatore del mercato, ci dà conferma che è il momento di tracciare questa nuova rotta nel rapporto franchisor – franchisee – cliente finale e se vogliamo anche investitore”.

Barbara Cimmino, CSR Director di Yamamay, dichiara: ““Il ‘Piano di Sostenibilità della rete Franchising’ realizzato da WM Capital rappresenta un’ulteriore tappa nel percorso iniziato ormai molti anni fa con il team di WM Capital e di AZ Franchising. Il Gruppo Pianoforte già da diversi anni sta attuando un percorso volto a rendere Yamamay e Carpisa sempre più sostenibili attraverso un impegno che coinvolge diversi ambiti aziendali, dal prodotto, alle persone alla nostra rete retail. Lo scorso ottobre il Gruppo Pianoforte ha presentato il suo primo Bilancio di Sostenibilità (relativo all’esercizio 2019), che ha rappresentato una prima occasione per rendicontare formalmente quanto fatto finora”.

 

L’uso dei social da parte dei franchisees

di Alessandra Sonnati* e Federica Leanza* – *Avvocati – Frignani Virano e Associati, Studio Legale

In un’epoca in cui la “socializzazione” intesa come interazione in presenza tra individui è fortemente limitata non solamente nei rapporti interpersonali privati, bensì anche in ambito commerciale, la presenza on line impatta in modo importante sulle sue possibilità di successo, ed assume un ruolo fondamentale per qualsiasi attività produttiva. Diventa infatti fondamentale mantenere il contatto con il cliente e sviluppare il proprio business attraverso canali alternativi e complementari al punto vendita fisico.

Tale presenza virtuale si declina, da un lato, nella vendita attraverso i canali on line tradizionali (principalmente i siti web aziendali e i marketplace), dall’altro in tutte quelle attività promozionali svolte sui social media, cui eventualmente affiancare il c.d. social commerce (ovvero la possibilità per l’utente di acquistare prodotti direttamente all’interno dei social).

Come si concilia tutto ciò con il contratto di franchising e con l’esigenza di mantenere l’uniformità e l’immagine della rete?

La questione è affrontata solo in parte dalle linee guida al Regolamento 330/2010 ove è previsto che “a qualsiasi distributore deve essere consentito di utilizzare Internet per vendere prodotti” a meno che ciò non si traduca in vendite attive nel territorio riservato di un altro distributore in quanto “l’esistenza di un sito Internet è considerata una forma di vendita passiva in quanto si tratta di un modo ragionevole di consentire ai clienti di raggiungere il distributore. L’esistenza di un sito può produrre effetti al di fuori del territorio o gruppo di clienti del distributore; tuttavia, si tratta di una conseguenza della tecnologia, che consente un facile accesso da qualsiasi luogo. Se un cliente visita il sito Internet di un distributore e lo contatta, e se tale contatto si conclude con una vendita, inclusa la consegna effettiva, ciò viene considerato come una vendita passiva. Lo stesso avviene se un cliente decide di essere informato (automaticamente) dal distributore e questo determina una vendita”.

Come si vede le previsioni delle Linee guida al Regolamento 330/2010 fanno riferimento in modo specifico alle vendite effettuate tramite internet, ciò che lascia scoperte le promozioni e le vendite attraverso i social media.

Nel silenzio delle Linee guida riteniamo che la questione possa essere risolta – in assenza di specifiche pronunce sul punto – applicando in via analogica i principi elaborati per le vendite on-line.

In primo luogo riteniamo di poter escludere che un divieto assoluto di utilizzare i social media per promuovere i prodotti possa essere considerato legittimo. Parafrasando quanto previsto dalle Linee Direttrici si deve infatti considerare che i social media rappresenta uno strumento straordinario per raggiungere clienti più numerosi e diversificati rispetto a quanto avverrebbe utilizzando solo metodi di vendita più tradizionali.

Più delicata invece la questione relativa alla possibilità di vietare l’utilizzo di determinati ed individuati social media. 

Qualche apertura in questo senso si potrebbe forse ipotizzare per i prodotti di lusso (sulla scorta della nota sentenza Coty, cui hanno fatto seguito diverse pronunce dei giudizi nazionali nello stesso segno) nonché nei casi in cui un eventuale divieto fosse giustificato da ragioni oggettive e non discriminatorie (si pensi a quei canali social che vengono utilizzati da uno specifico pubblico – ad esempio i giovanissimi – e che potrebbero quindi non essere in linea con il target di riferimento dei prodotti).

Quanto precede sempre comunque nel rispetto dei criteri di adeguatezza e necessarietà rispetto all’obiettivo di tutelare l’immagine del prodotto.

Si può invece ragionevolmente ritenere possibile introdurre delle limitazioni all’uso dei social media da parte dei franchisees, in quanto anche per i social media dovrebbero valere le medesime regole e limiti per la costruzione di un sito web, l’utilizzo di piattaforme di terzi e, in generale, per le attività promozionali.

Ad esempio potrà sempre essere richiesto al franchisee che l’attività sui social rimanga coerente con l’immagine del franchisor (paragrafo 54 delle Linee Guida al Regolamento).

Parimenti dovrebbe essere possibile imporre al franchisee determinati standard qualitativi relativamente alla sua attività sui social (così come è possibile farlo in relazione ad un punto vendita o in relazione ad un sito internet, come ribadito dal paragrafo 54 delle Linee Guida al Regolamento).

In tale prospettiva riteniamo possibile che il franchisor possa ad esempio pretendere dal franchisee il rispetto di determinati standard o di uno specifico lay-out per la creazione della sua pagina, di utilizzare la pagina solo ed esclusivamente per promuovere i prodotti del franchisor, o di pubblicare solo foto dei prodotti “ad alta risoluzione” o fornite dal franchisor stesso o, ancora, di non pubblicare sulla pagina riferimenti a marchi diversi da quelli del franchisor, che possano creare confusione o sminuirne il valore.

Al contrario, ove oltre all’attività di promozione su social venisse effettuata anche attività di vendita dei prodotti, dovrebbe invece rimanere ferma la possibilità di imporre un divieto ogni qual volta l’attività sui social, per le modalità con le quali viene svolta, determinasse di fatto delle vendite attive nei territori o a gruppi di clienti esclusivi di altri distributori/franchisees (paragrafo 53 delle Linee Guida al Regolamento).

I franchisors quando redigono i loro contratti dovranno quindi prestare la giusta attenzione e disciplinare contrattualmente le modalità di utilizzo da parte dei franchisee di internet e dei social media per pubblicizzare e vendere i prodotti, cercando di contemperare le esigenze di promozione con quelle di mantenere l’uniformità e l’immagine di tutta la rete.

Importante sarà inoltre sensibilizzare i franchisees sull’importanza di adempiere a tutti gli obblighi di legge connessi (ivi inclusi quelli derivanti dalla legge sulla privacy) nonché sull’importanza di prestare attenzione ai contenuti della pagina (evitando di pubblicare materiali o contenuti che possano essere pregiudizievole per il marchio o la rete o che possano violare diritti di terzi o essere contrari al comune senso del pudore o offensivi).

 

Primadonna rinnova la propria presenza su AZ Franchising

Primadonna, 105 milioni di Euro il fatturato nel 2019 per l’azienda leader nel settore di calzature e accessori per la donna

WM Capital, realtà specializzata nel Business Format Franchising che promuove la crescita delle imprese attraverso lo sviluppo di sistemi a rete in Italia e all’estero, quotata sul mercato AIM Italia, ha rinnovato l’accordo con PRIMADONNA Spa, società che opera nel settore della commercializzazione al dettaglio di calzature donna e relativi accessori a marchio Primadonna Collection, attraverso la propria rete composta ad oggi da 350 punti vendita in franchising e diretti ubicati su tutto il territorio nazionale ed estero.

L’accordo prevede la presenza di PRIMADONNA con il brand Primadonna Collection, sul Magazine Franchising e sul portale www.azfranchising.com fino a giugno 2022, con l’aggiunta del nuovo servizio di video intervista che consentirà al management di spiegare l’offerta e le evoluzioni del brand. Attraverso questa sottoscrizione Primadonna conferma la fiducia in AZ Franchising come canale specializzato di settore nella ricerca di affiliati di qualità.

Fabio Pasquali, Amministratore Delegato di WM Capital, ha dichiarato: “Primadonna, nostro cliente storico da oltre 20 anni, risponde alle sfide del mercato, non solo rinnovando la sua campagna sui nostri canali ma dimostrando come le aziende leader di settore si muovano in controtendenza cercando di anticipare il mercato investendo nei periodi più difficili con la ferma convinzione di trarre beneficio dalla ripartenza”.

PRIMADONNA Spa ha avviato il suo progetto franchising nel 2006, contraddistinguendosi per il suo concept sobrio ed elegante e con una formula commerciale sempre aggiornata, in grado di suscitare interesse, affiliazioni e riconoscibilità del marchio.

 

Everli, Omia e Treedom insieme per il pianeta

Dal 19 al 25 aprile, i prodotti Omia acquistati online sulla piattaforma contribuiranno a dare vita alla “Foresta Everli Omia” con Treedom

In occasione della Giornata mondiale della Terra, che si celebra oggi, 22 aprile, Everli, il marketplace della spesa online, annuncia un’iniziativa green in collaborazione con Omia e Treedom, per sensibilizzare i propri utenti alla salvaguardia del pianeta.

Dal 19 al 25 aprile, infatti, coloro che sceglieranno di acquistare online due prodotti Omia inclusi nella sezione Cashback di Everli, riceveranno un albero che sarà piantato a distanza tramite il sito web di Treedom e che diventerà parte di una vera e propria foresta globale.

“Collaboriamo da tempo con il brand Omia, con cui condividiamo una forte attenzione e sensibilità verso il tema della salvaguardia ambientale. Per questo siamo felici di coinvolgerli nell’iniziativa”, spiega Margherita Galluzzo, Marketing Manager di Everli in Italia“Attraverso questo progetto, infatti, vogliamo sostenere la mission di Treedom, e contribuire per quanto possiamo all’assorbimento di CO2, alla tutela della biodiversità, alla riforestazione e al contrasto alla desertificazione globale. E grazie al supporto di tutti i nostri utenti, siamo certi di poter dare un contributo importante”.

Come funziona l’iniziativa?

Partecipare alla call eco-friendly di Everli è semplice: basta collegarsi al sito e inserire a carrello due prodotti Omia a scelta tra quelli presenti nella categoria Cashback, dai prodotti per l’igiene e la cura personale, a soluzioni per il trattamento dei capelli e del viso. Una volta concluso l’acquisto, ed entro 48 ore dall’ordine, l’utente riceverà un link che certificherà la piantumazione di un albero da parte di Treedom e attraverso il quale sarà possibile iniziare a seguirne la storia a distanza, sulla pagina dedicata, il Diario dell’Albero.

Inoltre, fino al 2 maggio, tutti gli utenti che effettueranno un ordine su Everli – indipendentemente dai prodotti che sceglieranno di acquistare – potranno abbracciare la causa e acquistare un albero su Treedom usufruendo di un codice sconto dedicato.

La “Foresta Everli” sarà visibile nella landing dedicata, e includerà un totale di 400 alberi in Camerun, Kenya, Tanzania, Ecuador.

La salvaguardia del pianeta passa anche dal carrello: per ulteriori informazioni e suggerimenti per una spesa sostenibile, sui canali social di Everli saranno diversi i contenuti che in questi giorni forniranno consigli utili per adottare un comportamento a basso impatto ambientale anche durante la spesa.

Original Marines apre 20 nuovi punti vendita e crea 100 posti di lavoro

Original Marines non si ferma nonostante la pandemia e raggiunge il traguardo di circa 500 store monomarca in Italia. Operazione che ha portato alla creazione di 100 nuovi posti di lavoro.

Original Marines continua ad investire per la crescita dei negozi in location di grande qualità mettendo al centro la vicinanza, la forza del rapporto con il proprio network e l’attenzione ai clienti.I

Inoltre l’azienda durante questi mesi ha potenziato le attività di formazione della rete di vendita ed avviato importanti iniziative sui canali digitali, con l’obiettivo di sviluppare ulteriormente l’omnicanalità.

Antonio Di Vincenzo, Presidente Original Marines

“Guardiamo al futuro con ottimismo e investiamo sul territorio, dando un forte segnale al mercato, perché vogliamo continuare a crescere – commenta Antonio di Vincenzo, Presidente di Original Marines – Sono convinto che una rete di negozi capillare rappresenti un valore e un punto di forza.”

Prosegue: “Oggi la sfida è proprio riuscire a coniugare il canale on line con il retail fisico che nella moda è fondamentale per poter vedere e toccare i capi. Il nostro obiettivo è arrivare a circa 550 negozi, con focus sulla penetrazione nelle aree geografiche in cui siamo ancora poco presenti”.

L’inaugurazione di tutti i punti vendita Original Marines è svolta nel pieno rispetto delle norme di sicurezza previste dalla normativa vigente.

Marketing digitale: opportunità e consigli

*di Andrea d’Agostini Entrepreneur, Creative, Speaker

Andrea d’Agostini

Il mercato è cambiato ad una velocità siderale negli ultimi mesi. Assistiamo in questo momento ad una grande evoluzione, fatta di opportunità che richiedono lo sviluppo di nuove competenze.

Dire che il marketing è cambiato è in effetti riduttivo. Il marketing non è cambiato, è l’intero ecosistema del mercato ad aver accelerato un’evoluzione.

Il mio gruppo opera in diversi mercati, dall’energia, all’industria, all’intrattenimento e tecnologia. La nostra core competence è sempre stata il marketing, la comunicazione e creatività, che abbiamo usato come leva per sviluppare tutti i nostri business.

 

Il marketing è un gioco di attenzione, idee ed opinioni. Quindi, da dove partire?

La prima fase nello sviluppo di una nuova strategia sono le domande:

  • Che piattaforme usa il vostro target per formarsi un’opinione o per sviluppare una propensione all’acquisto in relazione al prodotto servizio che voi offrite?
  • Che cosa legge?
  • Cosa Segue? E cosi via…

In sostanza, se non l’avete ancora fatto, è fondamentale che entriate in contatto con il vostro target, e lo suddividiate in sotto gruppi, e poi scopriate tutto quello che potete su di loro. Questo ovviamente impone al brand/all’imprenditore/al team di essere costantemente in comunicazione con il proprio target ed avere degli strumenti di monitoraggio efficaci.

Automazione e lo sviluppo di funnels di vendita

Uno degli step da effettuare nella digitalizzazione della vostra impresa è la creazione di automazione e lo sviluppo di funnels di vendita.  La piattaforma che usiamo è:  SalesJet. Ho scoperto SalesJet alcuni anni fa, quando il progetto era ancora all’inizio e sono diventato il primo investitore, prendendo poi la carica di co-founder. Con SalesJet potete costruire le vostre pagine, i vostri siti, creare automazione con l’invio di email, SMS, telefonate e molto altro. Tutto in una soluzione e molto economico. Presenta un’ampia base di conoscenza, tutorials ed il servizio clienti è davvero veloce e dedicato. Clicca Qui per saperne di più ==> SalesJet

Analisi del mercato, 4 soluzioni per scoprire che cosa il target sta cercando:

  1. Answer the public – Si tratta di uno strumento che in base alle parole chiave legate al tuo business (esempio Assicurazioni Torino oppure Cioccolato oppure Immobiliare etc) offre una panoramica di cosa le persone stanno cercando in questo momento, con le esatte espressioni usate.
  2. SmilarWeb – Ti consente di monitorare come i competitors stanno ottenendo traffico, da che siti ricevono traffico di affiliazione, e su quali piattaforme sono maggiormente attivi. Puoi quindi creare advertising sui medesimi siti oppure sviluppare una presenza sulle stesse piattaforme che i competitors usano.
  3. Metahashtag – Qui puoi selezionare hashtags relativi al tuo settore e scoprire quale tipologia di posts funzionano meglio e ricevono più interazioni, puoi anche individuare influencers adeguati al tuo target e contattarli per delle promozioni.
  4. InterestExplorer – Con questo strumento puoi individuare interessi nascosti e non messi in evidenza su facebook, e cosi sviluppare ads meno costose con interessi poco usati dai competitors.

Le piattaforme sulle quali insistere dal punto di vista dell’advertising e del contenuto

  1. ADS: Facebook appare essere ancora la più economica per il momento, tuttavia, Pinterest sta dando risultati molto interessanti.
  2. Visibilità organica: Molto più interessante è tuttavia in questo momento la visibilità organica che potete sviluppare usando LinkedIn e TikTok. La vostra strategia di contenuto dovrebbe essere dedicata a queste due piattaforme. Per aiutarvi nella costruzione della strategia stessa, potete usare uno strumento che si chiama LinkedHelper e vi consente di rendere automatica la crescita della vostra audience e l’invio dei messaggi su Linkedin. È uno strumento molto utile che usiamo con i nostri clienti per aiutarli a sviluppare un’audience in target ed interessata.

Ovviamente c’è molto di più da sapere, ma desideravo darvi alcuni spunti operativi che fossero immediati per voi, e che possiate mettere in pratica subito. Sul mio canale youtube, potete raccoglier maggiori informazioni, ci sono un sacco di materiali gratuiti. Se invece avete già un background in marketing e siete piuttosto avanzati nelle vostre strategie, contattatemi attraverso il mio canale oppure, su facebook o ancora usando la mail supporto@adyproduction.com il mio team è molto attento a dare seguito alle comunicazioni. Spero che questi spunti vi siano di aiuto nel raggiungere i vostri obiettivi. Fatemi sapere cosa vi potrebbe essere di aiuto per migliorare il vostro business. Quali difficoltà state incontrando e quali sono le barriere principali che vedere per la vostra espansione.

Nuovo Selfiemployment: in aiuto dell’imprenditoria femminile

*Di Francesca Paleari – Founder & General Manager Obiettivo Sviluppo

Donne e impresa, il divario, in questo 2020, non solo non si è ridotto, ma la crisi economica derivante dalla pandemia Covid, purtroppo, l’ha acutizzato ancor di più.

Il Nuovo Selfiemployment è un prestito a tasso zero per giovani, donne e disoccupati. L’incentivo è rivolto ai NEET, donne inattive e disoccupati di lunga durata con una forte attitudine al lavoro autonomo e all’imprenditorialità e che hanno voglia di mettersi in gioco. Per poter accedere al finanziamento bisogna essere residenti nel territorio nazionale e appartenere a una delle seguenti categorie:

  • NEET (Not in Education, Employment or Training), vale a dire persone maggiorenni che al momento della presentazione della domanda si sono iscritti al programma Garanzia Giovani entro il 29esimo anno di età e non sono impegnati in altre attività lavorative e in percorsi di studio o di formazione professionale;
  • donne inattive, vale a dire donne maggiorenni che al momento della presentazione della domanda non risultano essere occupate in altre attività lavorative;
  • disoccupati di lunga durata, vale a dire persone maggiorenni che al momento della presentazione della domanda non risultano essere occupati in altre attività lavorative ed hanno presentato da almeno 12 mesi una dichiarazione di disponibilità al lavoro (DID).

Le donne inattive e i disoccupati di lunga durata non necessitano di essere iscritti a Garanzia Giovani.

Quali sono le iniziative ammesse? Anzitutto, possono chiedere i finanziamenti le seguenti realtà:

  • imprese individuali; società di persone; società cooperative/cooperative sociali, composte al massimo da 9 soci, sia già costituite da non più di 12 mesi rispetto alla data di presentazione della domanda, purché inattive, sia non ancora costituite, a condizione che vengano costituite entro 90 giorni dall’eventuale ammissione alle agevolazioni;
  • associazioni professionali e società tra professionisti costituite da non più di 12 mesi rispetto alla data di presentazione della domanda, purché inattive

Cosa finanzia? il Nuovo Selfiemployment finanzia con prestiti a tasso zero l’avvio di piccole iniziative imprenditoriali, promosse da NEET, donne inattive e disoccupati di lungo periodo, su tutto il territorio nazionale.

Le domande possono essere inviate dalle ore 12.00 del 22 febbraio 2021; non ci sono bandi, scadenze o graduatorie: le richieste di finanziamento vengono valutate in base all’ordine cronologico di arrivo. Questa misura è a valere sulle risorse del Fondo Rotativo Nazionale Selfiemployment gestito da Invitalia nell’ambito del Programma Garanzia Giovani, sotto la supervisione dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL).

NUMBERS

L’agevolazione consiste in un intervento finanziario pari al 100% dei progetti di investimento con un importo compreso tra 5.000 e 50.000 euro, in 3 diverse tipologie di finanziamenti:

  • microcredito da 5.000 a 25.000 euro
  • microcredito esteso da 25.001 a 35.000 euro
  • piccoli prestiti da 35.001 a 50.000 euro (senza interessi, senza garanzie, rimborsabili in 7 anni con rate mensili, 12 mesi di preammortamento).

SPESE ED ATTIVITÀ

Possono essere finanziate le iniziative in tutti i settori della produzione di beni, fornitura di servizi e commercio, anche in forma di franchising, come ad esempio turismo (alloggio, ristorazione, servizi) e servizi culturali e ricreativi, servizi alla persona, servizi per l’ambiente, commercio, ICT. Tra le classi di spesa, possono essere finanziate spese quali strumenti, attrezzature e macchinari, hardware e software, opere murarie (entro il limite del 10% del totale delle spese in investimento ammesse), spese di gestione (ad esempio locazione di beni immobili, utenze, comunicazione, materie prime, salari e stipendi).

TIMING

Una volta ottenuto il prestito, l’assegnatario deve impegnarsi a costituire la società entro 3 mesi e completare il progetto finanziato entro 18.

Sempre in ambito di imprenditorialità femminile, da segnalare le Misure per l’autoimprenditorialità – Nuove imprese a tasso zero, gestito dal MISE, Ministero dello Sviluppo Economico. La principale novità di questa iniziativa è che non è più rivolta prevalentemente ai giovani fino a 35 anni, ma anche alle donne indipendentemente dall’età; inoltre, particolare non da poco, è applicabile non più nelle sole aree svantaggiate ma in tutto il territorio nazionale. Questa misura non prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto, ma solo la concessione di mutui agevolati a tasso zero, per investimenti fino a 1,5 milioni di euro (per singola impresa). Possono presentare la domanda di accesso alle agevolazioni le imprese costituite al massimo da 12 mesi e anche le persone fisiche che intendono costituire una società.I progetti agevolabili devono prevedere investimenti nei seguenti settori principali: produzione di beni nei settori dell’industria, dell’artigianato, della trasformazione dei prodotti agricoli; fornitura di servizi, in qualsiasi settore; commercio e turismo.

Le donne ci sono, Obiettivo Sviluppo anche.

Italiani consumatori consapevoli: amano lo shopping, ma..

Gli italiani amano fare acquisti, ma sono consapevoli e attenti a non superare i propri limiti finanziari. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta da Klarna, leader nei servizi di pagamento e di acquisto. Se più di 8 italiani su 10 non rinunciano allo shopping, la maggior parte di loro presta infatti attenzione a non esagerare, tanto che quasi 9 intervistati su 10 confermano di riuscire a gestire entrate e uscite in modo da risparmiare tutti i mesi.

Sì allo shopping, ma con moderazione

L’indagine ha mostrato che i consumatori italiani amano fare acquisti, ma nel rispetto delle proprie possibilità di spesa: solo il 4% si lascia andare allo shopping sfrenato. Il 44% acquista ciò che piace, pur facendo attenzione a non sforare un limite di budget prestabilito, mentre 1 intervistato su 4 (20%) preferisce aspettare i saldi per soddisfare i propri desideri. Un ulteriore 18% ha ammesso di cedere talvolta alla tentazione, ma è capace poi di frenarsi negli acquisti successivi. Gli altri (13%) sembrano invece essere votati al risparmio, dichiarandosi disposti a trattenersi e comprare solo ciò che si possono effettivamente permettere, se non il minimo indispensabile.

Gli italiani sono professionisti del risparmio

1 italiano su 2 riesce mettere da parte somme costanti su base mensile. Non solo: pur senza regolarità, un altro 38% del campione riesce comunque a risparmiare qualcosa tutti i mesi, mentre un ulteriore 10% – pur spendendo tutto ciò che guadagna – fa attenzione a non andare in rosso sul conto.

La predisposizione al risparmio sembra non aver risentito del cambio di passo che si è registrato nell’ultimo anno. Nonostante il 74% degli intervistati abbia confermato di aver iniziato a fare maggior ricorso ai pagamenti cashless, più di 2 su 3 (69%) hanno spiegato di non essere portati a spendere di più facendo uso di sistemi elettronici.

Gli italiani si dimostrano attenti e consapevoli del fatto che una corretta gestione del denaro si basa su verifiche regolari del proprio conto corrente. L’attenzione ai conti correnti è molto alta: quasi la metà (47%), infatti, controlla i movimenti bancari con cadenza settimanale, mentre uno su quattro (25%) lo fa nel day by day. Non sorprende, quindi, che la maggior parte del campione non si faccia prendere alla sprovvista dagli addebiti automatici.

Le App: un modo per gestire e controllare facilmente le spese

Anche se parsimoniosi e lungimiranti gli italiana non sono esenti dallo stress della gestione delle finanze.

In aiuto arrivano le app, utilizzate da 2 italiani su 3 per controllare e pianificare le spese in modo semplice e intuitivo. Se il 35% fa ricorso ad app di terze parti per l’amministrazione del budget, il 32% del campione fa invece unicamente affidamento ai servizi di digital banking. Gli over 55enni, invece, si dimostrano più tradizionalisti: quasi la metà di loro (44%) continua infatti a preferire l’estratto conto cartaceo rispetto alla gestione tramite smartphone o PC.

Come spiega Francesco Passone, country manager Italia di Klarna, “gli italiani sono attenti alle spese e sanno scegliere le occasioni migliori: la ricerca condotta mostra, infatti, che il 74% di loro sarebbe propenso ad incrementare i propri acquisti se potesse dividerli in 3 rate”.

Continua: “Ci si sta dirigendo verso un’esperienza sempre più orientata al digitale: se da un lato questo porta a una progressiva semplificazione dei processi, dall’altro implica anche una presa di responsabilità da parte di banche e servizi di pagamento, che devono saper supportare i consumatori con policy che ne tutelino l’integrità finanziaria e li aiutino a gestire i pagamenti in modo consapevole e privo di rischi”.

Parola d’ordine: acquisti consapevoli

Da sempre attenta alle esigenze dei consumatori, Klarna pone il benessere finanziario dei propri utenti al primo posto insieme all’esperienza di acquisto e per questo offre un piano rateale dalle policy trasparenti, che se da un lato prevede un periodo di cortesia per far fronte a eventuali ritardi nei pagamenti, dall’altro consente anche di saldare le rate in anticipo. Essere a fianco dei consumatori significa incoraggiare acquisti consapevoli e sempre sotto controllo: proprio per questo, Klarna limita a 3 gli acquisti contemporanei e pone, per ciascuna transazione, un limite di pagamento prefissato.

Per maggiori informazioni: https://www.klarna.com/it/benessere-finanziario

Con Plan Buy non un prodotto, ma un’esperienza di acquisto

Intervista a Giuseppe Lovera, affiliato Plan Buy: “Il cliente deve raccontare la casa dei suoi sogni, al resto pensa l’azienda. Inoltre, la costanza e l’impegno premieranno l’affiliato con risultati inaspettati e sicuramente piacevoli”

Il metodo Plan Buy è sicuramente qualcosa di diverso dalla comune visione della realtà immobiliare. Offre si un prodotto finito, ma affiancato ad un’esperienza. “Proprio questa esperienza rende il prodotto unico – afferma l’architetto Giuseppe Lovera, affiliato Plan Buy – che porta il cliente in una dimensione di comfort che, nella ricerca di una casa, difficilmente viene riscontrata”.

Un’affiliazione a costo zero. Con Plan Buy si può iniziare una attività imprenditoriale senza investimenti? 

“Dal punto di vista economico, assolutamente sì. Sarebbe riduttivo definire un inizio di attività imprenditoriale: PlanBuy, come tutte le professioni, richiede un investimento di tempo. Un investimento di tempo in cui sei protetto dai rischi che correresti da solo, con formazione, assistenza e esperienza diretta sul campo”.

Quali sono le caratteristiche principale dell’affiliazione. E come siete organizzati territorialmente?

“PlanBuy opera con un metodo ben oliato e che garantisce un servizio efficiente. I professionisti che intendono affiliarsi dovranno imparare il metodo e applicarlo al fine di ottenere risultati nel modo più sicuro e veloce possibile. Territorialmente l’azienda non conosce confini. Il potenziale si estende a tutto il territorio nazionale con un buon mercato immobiliare che garantisca un turnover sufficiente di immobili su cui poter lavorare. Ogni professionista lavora a stretto contatto con i propri colleghi, accogliendo i clienti in ufficio e visitando con loro gli immobili, interfacciandosi con le agenzie immobiliari e gli enti riguardanti ogni aspetto dell’acquisto”.

Un business legato al settore immobiliare, ma che non ha nulla a che vedere con l’agenzia immobiliare pura. Qual è il valore aggiunto di Plan Buy? 

“PlanBuy, come ho accennato, non vende solo un prodotto, ma offre un’esperienza di acquisto. L’acquisto più importante della vita delle persone. Il livello di qualità del prodotto finito, grazie allo studio preliminare estremamente approfondito delle esigenze del cliente, è imparagonabile con qualunque altro immobile allo stato di fatto disponibile sul mercato. L’altro grande valore aggiunto, ed è questa la vera forza del brand, è la semplicità con cui il cliente vive l’intera esperienza: il suo unico impegno è quello di raccontare la casa dei suoi sogni, al resto pensa l’azienda”.

Chi ricercate. Le caratteristiche di vostri potenziali affiliati? 

Il professionista PlanBuy è una persona che cura la propria professionalità fin dal primo giorno. Una persona che non ha paura di mettersi in discussione, che ha un obiettivo ben chiaro e che ha la forza di investire parte del suo tempo per un futuro professionale roseo, pieno di soddisfazioni ed estremamente dinamico. Il tempo, la costanza e l’impegno premieranno l’affiliato con risultati inaspettati e sicuramente piacevoli”.

© Foto di Barbara Corsico

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