LinkedIn: un mezzo molto potente per le aziende

Attenzione però all’effetto boomerang. È necessario esserci con informazioni e dati aggiornati. Le aziende devono avere realmente in mente ciò che si vuole dire

di Mattia Nicoletti – Creative marketing strategist and producer – Dreamcatchers Entertainment

Era il lontano 2003 quando è nata Linkedin. Nessun a quel tempo parlava di social network (Facebook sarebbe nata un anno dopo), ma oggi per il mondo business è l’unica piattaforma di networking che ha veramente un valore, perché negli anni (nel 2016 è stata acquistata da Microsoft), ha conservato quella connotazione fondamentale per il mondo B2B, ma non solo. Perché se è vero che le aziende che operano nel settore business to business posso trarne maggiori vantaggi, per le società che vendono i propri prodotti e servizi al consumatore può essere comunque un’opportunità.

Corporate communication
Linkedin è la piazza delle aziende e dei professionisti. Indipendentemente dal settore di riferimento, essere su Linkedin con un profilo e con una pagina aziendale, oggi significa autorevolezza. E’ naturale che sia necessario esserci con informazioni e dati aggiornati, altrimenti la presenza passiva può essere un effetto boomerang. Su Linkedin infatti, un dirigente, un manager, un imprenditore o anche un “semplice” dipendente posso apportare valore a un brand. Comunicare un progetto solidale, presentare un’innovazione o una nuova campagna pubblicitaria ha la potenzialità di rafforzare il brand con i fornitori e con la concorrenza e può creare opportunità di sinergie con aziende operanti in settori complementari.

Job Opportunity
Una delle ragioni per cui Linkedin è molto utilizzato dalle aziende è la ricerca di personale. Quale migliore luogo di quello dove sono raccolti una gran parte dei curricula, soprattutto dei manager, per individuare un profilo necessario all’azienda? Per cercare la persona giusta però, così come accade quando ci si affida a società di recruiting, è importante fare degli investimenti in comunicazione. Quindi se un’azienda ha la necessità di coprire una o più posizioni dell’organico Linkedin, salvo colpi di fortuna, deve investire in una campagna. A differenza però degli altri social, il costo delle campagne di comunicazione su Linkedin hanno un costo superiore, ma se si hanno le idee chiare ( ovvero conoscere come funzionano gli investimenti pubblicitari su Linkedin) può essere un’opportunità da non sottovalutare.

Condividere le proprie idee
All’interno di Linkedin esistono i gruppi che raccolgono aziende e professionisti di settori specifici. Questi luoghi virtuali danno la possibilità di potersi confrontare, anche a livello internazionale, su evoluzioni, problematiche specifiche. Condividere i progetti, un nuovo prodotto o un problema all’interno del settore, oppure anche rispondere a una domanda di uno degli appartenenti del gruppo può essere un modo per accrescere la reputazione e per creare anche in questo caso sinergie per raggiungere l’obiettivo comune. Una regola però da rispettare è quella di contribuire attivamente alle discussioni e di non temere di rivelare chissà quale segreto aziendale perché timorosi di perdere un vantaggio competitivo.

Fare formazione
Linkedin è lo spazio perfetto per organizzare webinar di formazione (e informazione) per aumentare la propria notorietà e la propria reputazione, soprattutto su temi attuali relativi al settore di appartenenza. L’opportunità è quella di raggiungere professionisti che probabilmente hanno più possibilità di partecipare online che in presenza (soprattutto con la tendenza sempre crescente delle riunioni virtuali).

Linkedin è realmente un mezzo molto potente per le aziende a patto che si abbia realmente in mente ciò che si vuole dire. Senza un piano editoriale definito (e questo discorso comunque vale anche per gli altri social network) il rischio è quello di apparire improvvisati e impreparati. Anche i curricula del management devono essere scritti a regola d’arte e curati nei dettagli, perché le persone prima di tutto sono i principali mezzi di comunicazione di un’azienda.

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Il contratto franchising: domande e risposte

**di Alessandra Sonnati – Avvocato Frignani Virano e Associati Studio Legale | Articolo completo nell’ultimo numero di AZ Franchising- Giugno 2021

Lo scopo di questo articolo è quello fornire – senza alcuna pretesa di esaustività – una sintetica panoramica delle principali previsioni della Legge 6 maggio 2004, n. 129, che disciplina l’affiliazione commerciale, riassunte in 5 domande e riposte.

1. Come è definito il franchising?

La legge 129/04 definisce il franchising come “… il contratto, comunque denominato, fra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte concede la disponibilità all’altra, verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti di autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi”.

2. Quale forma deve avere il contratto di franchising?

Il contratto di franchising deve essere stipulato in forma scritta, a pena di nullità.

3. Qual è la durata (minima) di un contratto di franchising?

Quanto alla durata la legge prevede che “l’affiliante dovrà comunque garantire all’affiliato una durata minima sufficiente all’ammortamento degli investimenti”, durata minima che la legge specifica essere almeno tre anni, salvo evidentemente i casi di risoluzione anticipata per inadempimento di una delle parti.

4.Quali sono gli elementi essenziali del contratto di franchising?

Per quanto riguarda il contenuto, la legge si imita a fornire un elenco degli elementi che il contratto deve, come minimo, regolare, lasciando ampio spazio all’autonomia delle parti nel determinarne il contenuto concreto così come di determinare le altre pattuizioni contrattuali.

L’elenco è diviso in due categorie: elementi essenziali (ovvero elementi che il contratto deve necessariamente disciplinare per non incorrere in nullità) ed elementi eventuali.

Tra gli elementi essenziali troviamo:

  1. l’ammontare delle spese e degli investimenti iniziali che l’affiliato deve sostenere prima di iniziare l’attività;
  2. l’indicazione della specifica del know-how fornito dall’affiliante;
  3. l’indicazione dei servizi resi dall’affiliante in termini di assistenza tecnica e commerciale, progettazione ed allestimento, formazione;
  4. le condizioni di rinnovo, risoluzione o eventuale cessione del contratto.

Tra gli elementi solo eventuali vi sono invece:

  1. le modalità di calcolo e di pagamento delle royalties;
  2. l’eventuale indicazione di un incasso minimo da realizzare da parte dell’affiliato;
  3. l’ambito di eventuale esclusiva territoriale sia in relazione ad altri affiliati, sia in relazione a canali ed unità di vendita direttamente gestiti dall’affiliante;
  4. le eventuali modalità di riconoscimento dell’apporto di know-how da parte dell’affiliato.

5.Quali informazioni deve fornire il franchisor prima della firma del contratto?

Tra gli obblighi posti dalla legge in capo al franchisor c’è quello dell’informativa precontrattuale, previsto dall’art. 4 della legge 129/2004, che impone al franchisor di fornire, almeno trenta giorni prima della sottoscrizione del contratto di affiliazione commerciale, la “copia completa del contratto da sottoscrivere”, corredato da una serie di informazioni quali:

a) i principali dati relativi all’affiliante;

b) l’indicazione dei marchi utilizzati nel sistema, con gli estremi della relativa registrazione o del deposito, o della licenza concessa all’affiliante dal terzo;

c) una sintetica illustrazione degli elementi caratterizzanti l’attività oggetto dell’affiliazione commerciale;

d) una lista degli affiliati al momento operanti nel sistema e dei punti vendita diretti dell’affiliante;

e) l’indicazione della variazione, anno per anno, del numero degli affiliati con relativa ubicazione negli ultimi tre anni;

f) la descrizione sintetica degli eventuali procedimenti giudiziari o arbitrali, promossi nei confronti dell’affiliante e che si siano conclusi negli ultimi tre anni.

Anche se l’art. 4 parla di “allegati” al contratto, le informazioni che precedono possono indifferentemente essere riportate nel contratto oppure negli allegati, così come in un separato documento; l’importante è che l’informativa venga fornita.

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Le 4 regole d’oro del neuromarketing

Articolo a cura di Gianni Bientinesi – Fondatore di Business Intelligence Group srl

A guidare il consumatore, durante la shopping experience in store, sono soprattutto le emozioni (nel 90% dei casi), mentre solo un risicato 10% della clientela è mosso dalla razionalità. Stando così le cose diventa strategico, per ogni distributore, costruire un negozio che sappia emozionare, possibilmente riuscendo a trasformare tale sollecitazione emotiva in un acquisto. Ad ottenere questo risultato ci aiuta il neuromarketing, una scienza multidisciplinare che lega l’area delle ricerche di mercato all’ambito psicologico, nell’ottica di individuare i canali di comunicazione che influenzano il processo decisionale dell’acquirente.

1 . NO ALLA SOVRABBONDANZA INFORMATIVA

Come si fa a veicolare i giusti messaggi, sul punto vendita?  In primo luogo, dobbiamo tener presente che i nostri negozi – nel fai da te come in tutto il mondo del commercio – sono molto ridondanti, pieni di informazioni e di colori. É piuttosto comune, fra gli esercenti, la tendenza ad aggiungere un’indicazione o un’etichetta in più, per dare rilievo a una novità di prodotto o di servizio. Perché? É presto detto: si crede, così facendo, di dare maggior forza ad un messaggio. Il problema – ci spiega il neuromarketing – è che il nostro cervello non riesce a decodificare tutte le informazioni che si trova dinnanzi. Tanto per dare delle cifre, in un ambiente urbano ci sono circa 300.000 segnali; di questi, la nostra mente può seguirne al massimo 2.500 al giorno. Questo cosa vuol dire? Che anche in store, se vogliamo che un messaggio raggiunga il cliente, è necessario andare verso la semplificazione della comunicazione. Insomma non si devono aggiungere ulteriori indicazioni, ma bisogna al contrario levarle, procedendo ad una drastica riduzione della cartellonistica o delle evidenziazioni. Cosa, quest’ultima, che ho potuto sperimentare direttamente, attraverso numerosi test effettuati in store, e la successiva misurazione dell’impatto delle tecniche utilizzate, per esempio verificando la crescita sia del tasso di conversione che dello scontrino medio del punto vendita.

2. IL RISCHIO DELLA CONFUSIONE VISIVA

Uno dei must, per una comunicazione più efficace, è sviluppare, per ogni reparto assortimentale (o almeno per quelli più strategici), una sorta di racconto dedicato, selezionando, per ciascuna storia, solo le informazioni chiave. Un’operazione non facile poiché – come si diceva – si deve resistere alla tentazione di inserire immagini e concetti. L’eccesso di nozioni, peraltro, genera confusione visiva che, a sua volta, rallenta il processo di scelta. E, dato che stiamo lavorando sull’emotività, la velocità decisionale del cliente è centrale, perché l’emozione è qualcosa di istantaneo e non ragionato.

3. DALLA VISTA ALL’OLFATTO

Cosa importante, l’emozione coinvolge tutti e 5 i sensi, non solo la vista, che certamente è fra le prime funzioni a venir stimolata. Nei negozi di fai da te la sensazione tattile è un aspetto molto rilevante: banalmente, la possibilità di provare i prodotti e valutarne le prestazioni, è un forte incentivo all’acquisto.

Un senso come l’olfatto è più importante di quanto si creda, pure all’interno di uno store di bricolage. Fra i tanti esempi, ve ne illustro uno piuttosto emblematico. É opinione diffusa presso i consumatori che, per avere una porta, una finestra, o una pavimentazione di alto standard, sia preferibile una realizzazione in legno, materiale percepito come sinonimo di elevato livello qualitativo. Così, nel reparto finiture di un centro fai da te, spesso si utilizzano dei diffusori di profumo di legno. Questi ultimi ‘ingannano’ il cervello, che tende ad estendere l’idea di qualità, legata al legno, all’intera offerta di prodotto di quella zona espositiva, anche quando l’assortimento includa referenze di altri materiali (peraltro non inferiori, per prestazioni ed affidabilità, al legno).

A rafforzare un concetto, concorrono pure i rumori ed i suoni. Ecco un caso su tutti. Un player come Autogrill, per trasmettere un maggior senso di piacevolezza e comfort al cliente, ha migliorato, fra le altre cose, anche il servizio toilette, introducendo, nei bagni di alcune sue strutture, il suono del cinguettio degli uccelli.

4. SAPER SCEGLIERE

Cosa ricaviamo da queste riflessioni? Il punto nodale del ragionamento è che per ‘condizionare’ il percorso di spesa del consumatore tramite la leva emozionale, é necessario procedere ad una razionalizzazione degli elementi comunicativi. Ciò, ovviamente, presuppone che il distributore faccia una scelta dei messaggi da veicolare.

Ed è qui che emerge un concetto fondamentale: il vero know how di un retailer sta proprio nella capacità di saper scegliere: in termini di prodotti da inserire nella propria offerta merceologica, di comunicazione, di scala prezzo e, ancor prima, di location e di lay out. Tutti elementi che devono convivere in maniera coerente, in modo che il cliente possa trovare un filo logico rispetto al posizionamento che l’insegna vuole avere. Perché – mi permetto di aggiungere – solo un retailer che ha il coraggio di prendere una posizione forte e chiara sul mercato può essere davvero vincente e differenziante.

 

LA CARTA D’IDENDITÀ – Gianni Bientinesi

  • Sociologo esperto in marketing e ricerche di mercato, Bientinesi è fondatore di Business Intelligence Group srl, start up innovativa realizzata in collaborazione con Aethia srl, una delle più importanti realtà italiane specializzata nel settore del calcolo ad alte prestazioni applicato alla ricerca scientifica.
  • BIG srl è una delle poche aziende in Italia in grado di supportare i propri clienti (grande distribuzione, produttori, agenzie di comunicazione, società di consulenza e istituti di ricerche di mercato) dalla realizzazione di indagini di mercato all’ implementazione di sistemi hardware e software per lo sviluppo di reportistica ed analisi di grandi quantità di dati (Data Lake). Business Intelligence Group Srl è inserita nell’incubatore Enne 3 dell’Università del Piemonte Orientale.

EVENTO KICK OFF – MAPIC ITALY & MAPIC | 8 GIUGNO 2021

Prossime sfide e opportunità per rivenditori e proprietari, strumenti innovativi per nuovi usi e aspettative, rilanciare le industrie del tempo libero e della ristorazione per rimodellare le destinazioni esperienziali. Sono solo alcuni dei temi trattati nell’evento di lancio di MAPIC & MAPIC Italia per i player italiani, in programma martedì 8 giugno dalle ore 15.00 alle ore 16.00 con sessione on line in italiano. L’evento è gratuito ed è l’anticipazione della quinta edizione, MAPIC Italy che ritorna nel 2021 in forma « fisica » a Milano il 14-15 Settembre prossimi in un nuovo spazio espositivo, Superstudio Maxi.

Una edizione proiettata verso il futuro del settore

MAPIC Italy proporrà un format rinnovato, ambizioso e proiettato verso il futuro con una zona espositiva ed un programma di contenuti dedicato alle tendenze che stanno trasformando il settore e che sono state accelerate dalla crisi sanitaria: l’innovazione digitale ed i nuovi format “esperienziali” (in particolare il leisure e la ristorazione) saranno al centro dell’evento quali elementi chiave della ripartenza e dello sviluppo del mercato.

Il programma di Martedì 8 Giugno

15:00 – Saluti di benvenuto, apertura Lavori e presentazione Mapic Italy

  • Francesco Pupillo – Show Director MAPIC Italy – LeisurUp/The Happetite – Mapic events Real
    Estate Division
  • Roberto Zoia Presidente CNCC – Direttore Patrimonio, Sviluppo e Gestione Rete IGD SIIQ

15:10 “La Ripresa: parola ai Protagonisti”

  • Moderatore: Andrea Aiello – Retail & Food
    Intervengono:
  • Renato Isetti – General Manager Gallerie Commerciali Bennet
  • Fabrizio Bolis – Head of Development & Real Estate Italy UCI Italia S.p.A.
  • Christian Recalcati – Managing Director Savills Italia
  • Massimiliano Monti – IT B2B Business Development Manager Samsung
  • Vincenzo Ferrieri – Fondatore Cioccolatitaliani

15:50 Presentazione Mapic, conclusioni e chiusura Lavori

  • Francesco Pupillo – Show Director MAPIC Italy – LeisurUp/The Happetite – Mapic events Real
    Estate Division
  • Roberto Zoia – Presidente CNCC – Direttore Patrimonio, Sviluppo e Gestione Rete IGD SIIQ

Per maggiori informazioni > https://digital.mapic.com/events?day=08-Jun-2021&page=1

AZ Franchising giugno: l’editoriale

La vita appartiene ai viventi, e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti.

(Johann Wolfgang von Goethe)

Nuova era. Ma che cosa significa davvero? La pandemia innescata dal coronavirus sicuramente ha messo in discussione la cultura e le forme organizzative delle aziende. Oggi è tutto cambiato. Oggi si riparte. Ora, nel 2021, è necessario guardare oltre alle dinamiche di risposta all’emergenza, se fino ad ora gli imprenditori hanno cercato di fare attenzione a sfruttare le opportunità presenti ed aggirare gli ostacoli del contesto di riferimento, oggi necessitano nuove strategie. Quali dinamiche sono destinate a restare e quali fanno parte di un mondo che non c’è più? Quali nuovi passi dovrebbero compiere le aziende per adattarsi a questa “nuova era”, o “nuova normalità” che dir si voglia? Noi ci riferiamo sempre al sistema franchising dove è sempre rimasto uno spiraglio di positività proprio perché ha nella sua forza il fatto di basarsi sulla relazione, sul sostegno fra le reti affiliate. “Fare rete” racchiude dentro di sé concetti come rapporto, supporto – economico e tecnico -, comunicazione e cura della relazione. Tutti valori che, amalgamati, creano una grande famiglia in grado di reggere anche i confronti più ardui. Siamo solo davanti, quindi, ad un’opportunità di cambiamento e di riassetto per i Brand. Noi di AZ Franchising lo facciamo attraverso il nostro progetto AZ Sustainability, ma non solo. Quello cha AZ Franchising si propone è, attraverso la sua informazione, in questo particolare momento storico, aiutare i brand a comunicare meglio con i propri affiliati, e gli affiliati a comunicare al meglio con i propri clienti. Abbiamo supportato diversi imprenditori in un’azione di “autoanalisi” per comprendere meglio cosa fare. Lo spirito di squadra e la volontà di ridefinirlo in un modo nuovo è la grande consapevolezza che emerge in questo momento.  Oggi più che mai ci siamo trovati di fronte a un momento in cui poter fissare le idee, ripensare i progetti, coinvolgere chi ha bisogno del nostro supporto rappresenta un efficace piano di azione. E oggi, il mondo imprenditoriale ha proprio bisogno di azione. La nostra risposta a questo momento è seminare, consolidare, comunicare. Ne hanno bisogno i nostri clienti, ma prima di tutto la rete che è stata costruita e che si è affidata a noi e, forse il Covid, ha dato la spinta e il turbo per potenziare ancora di più un sistema in continua evoluzione che genera utili sia a importanti ed affermati brand sia al singolo proprietario di negozio.

Fabio Pasquali 

Prorogato il bonus pubblicità. C’è tempo fino al 30 settembre

Con la pubblicazione nella G.U. del Decreto Legge 25 maggio 2021 n 73 (c.d. “Sostegni-bis) il governo ha aumentato l’importo del fondo per il credito di imposta sugli investimenti pubblicitari.

Questo significa che sarà possibile richiedere ancora il credito di imposta del 50% sugli investimenti pubblicitari presentando una domanda dal il 1° e il 30 settembre 2021.  Restano valide le comunicazioni trasmesse nel periodo compreso tra il 1° e il 31 marzo 2021.

Il credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari è concesso, ai medesimi soggetti già contemplati (imprese, i lavoratori autonomi e gli enti non commerciali) per gli investimenti pubblicitari effettuati sui giornali quotidiani e periodici, anche in formato digitale.

Anche i tuoi investimenti su AZ Franchising rientrano nel Bonus Pubblicità.

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Instagram Shop: cos’è e come funziona

di Stefania Giuseppetti

Il 2020 ha portato cambiamenti epocali che hanno influito sul modo di vivere e sulle abitudini. La trasformazione degli stili di vita ha avuto un impatto anche sulle nostre decisioni di acquisto. E gli acquisti online sono diventati una pratica comune per milioni di persone in tutto il mondo.

L’EVOLUZIONE DI INSTAGRAM

Il digitale è diventato quasi l’unico spazio possibile di relazione umana, educativa, lavorativa e di condivisione in tempo reale. Così l’integrazione tra social network e acquisti online rappresenta per le aziende un mix strategico e una grande opportunità per raggiungere nuovi obiettivi di business.

Infatti, Instagram, il social che ad ottobre del 2020 ha compiuto dieci anni, non ha potuto fare a meno di evolversi e di andare verso la direzione delle vendite online, mettendo a disposizione dei brand nuovi strumenti.

Già nei primi mesi di emergenza dello scorso anno, per supportare le aziende locali e gli imprenditori della ristorazione in difficoltà – account fondamentali della community – sono stati lanciati nelle Stories gli stickers “compra a km 0” e “ordini di cibo”, rispettivamente per taggare il locale che consegna cibo a domicilio o che offre il servizio da asporto e per acquistare le pietanze e farsele recapitare tramite servizi di home delivery (come Deliveroo e Uber Eats).

Dal mese di luglio scorso Instagram ha reso disponibile quanto già Mark Zuckerberg aveva lanciato su Facebook nel pieno boom per l’e-commerce legato al lockdown, ovvero il nuovo “Shop”: uno strumento utile ad aiutare gli imprenditori piegati da mesi di fortissima sofferenza a portare online nelle vetrine virtuali i loro prodotti, ma anche utile ad aiutare quelli che pur avendo un sito e-commerce possono migliorare le prestazioni, aumentare le vendite e l’engagement (il coinvolgimento dell’utente), sfruttando tutte le opportunità di visibilità offerte dal social network.

UN NUOVO MODO PER MOSTRARE ALLE PERSONE MARCHI E PRODOTTI NUOVI E DI TENDENZA

Gord Ray, brand development lead di Instagram ha dichiarato: “Vogliamo aiutare le aziende e i creator di ogni dimensione a crescere sulle nostre piattaforme. Instagram Shop rappresenta un nuovo modo per mostrare alle persone marchi e prodotti nuovi e di tendenza. Speriamo che lo shopping su Instagram diventi una parte importante per aiutare le aziende ad avere successo e vogliamo essere il posto migliore per le persone per fare acquisti proprio nel momento in cui sono ispirati”.

La barra di navigazione del social si è arricchita di una borsetta, da cui si accede a una sezione di foto e video con prodotti destinati alla vendita, selezionati attraverso un algoritmo in base all’interesse dell’utente, ai brand e agli influencer che segue.

TUTTE LE INFORMAZIONI A PORTATA DI CLICK

Gli instagrammer possono consultare il catalogo e gli shoppable post, riconoscibili dall’icona a forma di shopping bag in basso a sinistra dell’immagine condivisa. Cliccando su questa icona sarà possibile accedere alle informazioni relative al prodotto (nome, caratteristiche e costo, ad esempio), aggiungerlo ai prodotti preferiti o alle raccolte personalizzate, oppure, con la nuova feature Checkout, effettuare l’ordine e procedere all’acquisto, senza mai abbandonare l’app.

Instagram Shop consentirà agli utenti di passare in tutta facilità dall’ispirazione all’acquisto in un click. L’intero processo di vendita, dal pagamento all’invio di tutte le informazioni relative all’ordine, come ad esempio le notifiche di spedizione e di consegna, si svolge quindi completamente all’interno della piattaforma.

Inoltre, con il Live Shopping saranno proprio i brand, i creator, gli influencer, le aziende e i professionisti a vendere in tempo reale i prodotti durante le loro dirette. Attraverso dimostrazioni d’uso, consigli, dettagli e curiosità potranno influenzare i comportamenti di acquisto dei consumatori, che, a loro volta, potranno cliccare sugli oggetti di loro interesse, fare domande in diretta, oppure procedere con il pagamento.

LE GUIDE: UNO STRUMENTO PER GLI APPROFONDIMENTI NELL’ACQUISTO

Altra novità sono le Instagram Guides che, sfruttando la parte testuale, puntano allo storytelling, alla narrativa del brand, oppure raccontano i prodotti resi disponibili sulla piattaforma di shopping. Con un taglio editoriale, le Guides permettono di approfondire le descrizioni con le tipiche ‘FAQ’, i tutorial, i consigli o le interviste degli influencer, tutto condito con i classici hashtag e le eventuali menzioni ad altri account.

E se si è a corto di idee per elaborare nuovi post, le Guides possono risultare interessanti per riprendere contenuti condivisi in precedenza e generare nuova interazione.

Le Instagram Guides sono raccolte in un’apposita tab sulla propria pagina, ma possono anche essere condivise nelle Stories o inviate nei messaggi.

Instagram è una vetrina a tutti gli effetti. E proprio come una vetrina è uno strumento strategico per attirare l’attenzione della potenziale clientela, ma in ogni tempo e in qualsiasi luogo.

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A Serravalle Designer Outlet arriva Victoria’s Secret

Victoria’s Secret, il marchio di lingerie più seducente al mondo, aprirà le porte del secondo Outlet store italiano in partnership con Percassi il 28 maggio all’interno del Serravalle Designer Outlet, il più grande outlet del lusso in Europa del Gruppo McArthurGlen, offrendo una selezione dell’assortimento completo del brand.

L’OFFERTA DI PRODOTTO

Il nuovo store offrirà un’ampia selezione delle iconiche collezioni di lingerie Dream Angels, Very Sexy, T-Shirt Bra, Sexy Illusions e Body by Victoria, di pigiami e accessori insieme alle linee di prodotti per il corpo e alle fragranze Victoria’s Secret Bombshell, Victoria’s Secret Tease e Victoria’s Secret Love.

LO STORE DESIGN

Lo store è situato nei pressi dell’ingresso Levante del Designer Outlet e della nuova playground e si sviluppa su un unico piano, per una superficie di vendita di 325 metri quadrati. Il design del negozio è glamour e raffinato, rispecchiando appieno i tratti iconici del brand conosciuto in tutto il mondo.

Klarna ed Experian per un’esperienza di shopping sempre più sicura

Klarna ha scelto il modello di “instant decisioning” basato sullo score creditizio personalizzato di Experian per supportare la soluzione “Paga in 3 rate” e consentire ai merchant di offrire una customer experience migliorata e per migliorare l’esperienza di acquisto nel commercio online.

Modello di valutazione personalizzato e antifrode

Experian ha creato un modello di valutazione dello score creditizio personalizzato in grado di esaminare la richiesta di prestito con pochissimi dati e inserendo una verifica antifrode al fine di minimizzare il rischio.

Questo modello di accettazione personalizzato è reso possibile grazie all’ampiezza della banca dati di Experian e alla sua esperienza nel mondo dell’analytics: le due aziende hanno collaborato alla realizzazione di un modello di valutazione che rispondesse nel modo migliore alle esigenze di Klarna, in particolare legate alla tipologia di acquirenti target e alla trasparenza e immediatezza dell’operazione verso l’acquirente stesso.

Experian e Klarna vantano una collaborazione già consolidata su alcuni mercati esteri, che lo scorso anno è stata estesa all’Italia.

Klarna ha reso ancor più semplice il processo di acquisto online, di fatto portando l’e-commerce ancor più vicino ai potenziali acquirenti, ed è un piacere per Experian poter collaborare con una realtà tanto innovativa nel settore del fintech”, ha commentato Angelo Padovani, Amministratore Delegato di Experian Italia. “La nostra grande esperienza nella raccolta e gestione dei dati, abbinata alle nostre spiccate capacità analitiche e progettuali ci hanno permesso di creare un modello di valutazione personalizzato ad hoc per Klarna, in grado di soddisfare sia le esigenze dei clienti che quelle dei brand che si affidano a Klarna”.

La mission di Klarna è quella di rendere lo shopping online un’esperienza davvero smoooth. Per questo, non offriamo solo soluzioni di pagamento, ma mettiamo in contatto diretto brand e consumatori grazie a un’istantanea valutazione dello score creditizio”, ha commentato Francesco Passone, Country Manager Italia di Klarna. “La collaborazione con Experian ci ha permesso di semplificare questo processo rendendolo immediato per l’utente e per il merchant, riducendo sensibilmente al tempo stesso ogni rischio di frode.”

TikTok per aziende? Un’opportunità

A cura di Mattia Nicoletti – Creative marketing strategist and producer – Dreamcatchers Entertainment

Comunicare oggi per un’azienda significa anche sperimentare. L’affollamento di promozioni, di pubblicità, di prodotti, di brand, rende infatti ogni contenuto più invisibile (avevamo già scritto inoltre nelle rubriche passate che i post organici, ovvero non sponsorizzati, hanno sempre meno visibilità). Essendo quindi le piattaforme social in continua evoluzione (realmente ogni settimana ci sono novità) può essere interessante per un’azienda esplorare nuove strade, una di queste potrebbe essere TikTok. Nata in Cina nel 2016, la piattaforma è divenuta famosa soprattutto relativamente alla musica, ma di recente il mondo business lo sta utilizzando in modo creativo proprio per la potenzialità che ha.
TikTok in Italia a marzo 2020 (fonte: WeAreSocial/AGcom) aveva 5,4 milioni di utenti attivi con un incremento da giugno 2019 del 475,1%. E nonostante TikTok sia popolare fra I giovanissimi una ricerca Comscore evidenzia che il 58,2% degli utenti è nella fascia 18-35 anni.

Come usare però TikTok per promuovere servizi e prodotti? Una premessa va fatta: la creatività è fondamentale perché i video di TikTok devono essere ironici o educational (come ad esempio la realizzazione di una ricetta, come piantare un chiodo, come arredare casa, etc.), perché in qualche modo devono incuriosire. Infatti TikTok non è Instagram, anche se il social di proprietà di Facebook ha introdotto Reels per competere nella stessa arena.

Ecco alcune opportunità per sfruttare TikTok

VINCE LA SPONTANEITÀ
Come nelle Instagram Stories i video di TikTok non devono sembrare professionali, ma naturali. Altrimenti si perde il senso di autenticità. E’ quindi fondamentale evitare di creare dei video con un montaggio studiato a tavolino e con inquadrature perfette. Non bisogna avere paura di entrare in questo mondo, l’importante è però avere sempre presente il messaggio che si vuole trasmettere.

SFRUTTARE L’IRONIA
L’ironia per le aziende è spesso un modo per creare empatia con i potenziali clienti. Mostrare alcuni lati nascosti dell’azienda, o un utilizzo “creativo” di un prodotto, o un dipendente che si racconta in modo semiserio può essere un contenuto che l’audience può trovare interessante.

VALUTARE GLI HASHTAG CHALLENGE
gli hashtag challenge sono delle “sfide” lanciate dagli utenti legati a temi come cultura, cucina, tempo libero e sono fra i contenuti più visti generando milioni di visualizzazioni (#MuseoACasa ne ha ottenute più di 59 milioni). Scoprire quali sono gli hashtag challenge del momento e realizzare dei video a tema non deve essere trascurato.

LA MUSICA NATURALMENTE
La musica è la base di TikTok e quindi inserirla nei video è importante (equilibrando anche il livello audio originale del video con il sottofondo musicale). La strategia migliore è quella di esplorare la musica di tendenza nell’apposita sezione (e quindi quella più ascoltata) e scegliere un pezzo musicale che in qualche modo è in sintonia con il brand.

Conclusioni: TikTok può essere considerato un social da ragazzini, ma non è così. E le aziende che lo stanno utilizzando stanno raggiungendo dei risultati inaspettati proprio perché l’affollamento su questa piattforma è molto più bassa dei social abituali.
Sperimentare ed esplorare è importante. Sempre più importante.

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