E-Commerce: i nuovi trend in Italia

L’accelerazione impressa dalla pandemia all’eCommerce non si è arrestata anche dopo il lockdown.

Il periodo successivo, in particolare, ha visto crescere la frequenza all’acquisto online da parte degli utenti del 79%. La consegna contactless – a casa come in ufficio – resta ancora quella preferita da oltre il 93% degli utenti. Appare invece più improbabile una ripresa nel breve termine della frequenza del ritiro dei prodotti fuori casa (e-grocery escluso). Complessivamente i volumi di transazioni online negli ultimi 12 mesi sono cresciuti del 15,4%, il 7% solo nel lockdown, con la richiesta di prodotto aumentata del 10%. Uno scenario che ha visto alcuni servizi di eCommerce gestire una domanda 10 volte superiore nella fase Covid, generando nel 25% dei casi problemi nella logistica, con carenza di prodotti disponibili (26%) e un 18% di casi in cui non è stato possibile recapitare la merce.

Sono queste le principali evidenze emerse in occasione dell’edizione speciale di Netcomm Forum Live, in collaborazione con NetStyle e TUTTOFOOD Milano.

“Il consolidamento di abitudini di consumo sempre più ibride, tra canali fisici e digitali, e la tendenza a preferire modalità di acquisto e di pagamento contactless, mette di fronte le imprese italiane alla necessaria implementazione di tecnologie – Commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – Tra i principali ostacoli legati allo sviluppo dell’eCommerce da parte di retailer medio-piccoli si trovano problemi legati ai costi troppo elevati di gestione (32%), difficoltà nel gestire gli aspetti inerenti la logistica (28%) e mancanza di competenze in materia di eCommerce (28%).” 

Per quanto riguarda invece il ricorso ai marketplace, secondo Netcomm, gli elementi critici vedono al 34% la non convenienza rispetto al posizionamento del prezzo, problemi legati alla gestione della logistica e commissioni sulle tassazioni molto elevate: “L’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese italiane è ancora lontana dalla media europea – Continua Liscia –  È necessario sfruttare e dare valore allo sforzo che il Sistema Italia dovrà fare a livello di investimenti orientati alle infrastrutture digitali, con l’obiettivo di contrastare il digital divide e fornire alle imprese quelle condizioni necessarie per proseguire lungo la loro necessaria conversione tecnologica.”

L’esperienza di acquisto online è molto soddisfacente

Nonostante alcune difficoltà, dovute a un’improvvisa crescita della domanda, il tasso di soddisfazione dell’esperienza di acquisto è rimasto elevato, anzi, con un incremento sia nel periodo del lockdown che in quello attuale: a settembre si è registrato un gradimento da parte dei consumatori online dell’8,5 in una scala da 1 a 10.

Consegne e pagamenti contactless guidano la nuova normalità dei consumi degli italiani

Non solo le consegne, ma anche i pagamenti diventano contactless: già durante il lockdown molti negozi di vicinato hanno aumentato l’uso dei pagamenti digitali, con i commercianti spinti dalla necessità di assicurare il distanziamento fisico. Carte di credito, prepagate e bancomat sono usate più di prima da circa il 15-19% degli acquirenti, così come buoni sconto digitali (14% circa) e app su smartphone (14,7%). Viceversa, il contante è utilizzato da quasi il 30%.

Un cambiamento nelle abitudini di acquisto e pagamento che vede il 53% degli eShopper chiedere ai negozi tradizionali di quartiere di sfruttare questo momento per cambiare in maniera permanente, adottando nuove forme di vendita e di dialogo, procedendo all’integrazione dei canali digitali e fisici ed eliminando il contante. 

Fashion e acquisti digitali

Secondo una ricerca di Nextplora per Netcomm, le persone con maggiore confidenza digitale, dopo l’esperienza del lockdown, continuano a ricorrere maggiormente agli acquisti online di moda a scapito dei negozi tradizionali: in particolare, sono aumentati coloro che si informano e acquistano online, passando dal 18% al 24% negli utenti low digital, e dal 28% al 38% negli utenti high digital. Gli altri consumatori dimostrano invece una tendenza al ritorno al negozio, dai quali però si attendono nuove esperienze e nuovi servizi come quelli sperimentati online.

Il ruolo dei touch point

Molto interessante è il ruolo dei touch point diretti della marca, che amplificano il percepito valoriale del brand negli utenti che li consultano durante il loro customer journey. Questi utenti, infatti, associano con maggior forza la capacità di essere alla moda, al passo coi tempi e affidabili ai brand con i quali interagiscono direttamente.

Tematiche in prima linea: sostenibilità, inclusione sociale e saper emozionare

Merita poi un approfondimento l’analisi del livello di digitalizzazione degli utenti con le loro aspettative verso la marca: se i cosiddetti utenti low digital si aspettano in primis un’attenzione a promozioni e sconti, gli high digital chiedono alle marche di essere attente a tematiche quali la sostenibilità, l’inclusione sociale e il saper emozionare. 

@Redazione AZ Franchising – Articolo completo su AZ Franchising Magazine (Novembre-Dicembre 2020)

EasyCassa la soluzione alle esigenze dei retailer italiani

La soluzione di cassa ideale per bar, ristoranti, pasticcerie o panetterie, gelaterie

L’esercente sottoscrive un abbonamento per avere subito quello che gli serve per gestire il suo punto vendita: dispositivi tecnologici, software di cassa sempre aggiornato, servizi di verifica e assistenza

Facile, intuitivo, elegante e telematico: è il punto cassa all-in-one di SisalPay. Si chiama EasyCassa e racchiude in un solo abbonamento hardware, software e servizi.

I vantaggi per i retail di adottare EasyCassa

Con EasyCassa l’esercente sottoscrive un abbonamento per avere subito quello che gli serve per gestire il suo punto vendita: dispositivi tecnologici, software di cassa sempre aggiornato, servizi di verifica e assistenza. Tutto incluso, senza pensieri: così avrà più tempo da dedicare ai suoi clienti!  Con l’abbonamento EasyCassa l’esercente non deve acquistare l’hardware: riceve in comodato d’uso la migliore selezione di dispositivi, coperti da garanzia estesa e assistenza telefonica e on-site, con un software di cassa intuitivo e un cloud per analizzare le vendite e gestire la fatturazione anche da smartphone. E può contare su un’assistenza rapida con numero dedicato e uscite del tecnico incluse, oltre alle verifiche periodiche e alla garanzia estesa sui dispositivi forniti. La soluzione si completa con la nuova app EasyCassa, che permette la gestione di comande, tavoli, sale e coperti da qualsiasi smartphone Android. Tutto questo senza costi extra, in un solo abbonamento mensile e con un unico fornitore.

Una soluzione perfetta per numerosi retailer

EasyCassa è la soluzione di cassa perfetta per bar, ristoranti, pasticcerie o panetterie, gelaterie, ecc. L’esperienza pluriennale di SisalPay con clienti del settore Food &Beverage ha permesso di sviluppare una soluzione di cassa ideale per la gestione di questa tipologia di punto vendita.

Le funzionalita’ di EasyCassa

Il sistema EasyCassa consente di gestire oltre 300 tavoli, riordinare i prodotti raggruppandoli per categorie e creando più listini separati, gestire comande con ordine di uscita delle portate, aggiugere variazioni agli ordini specificando al personale cosa desiderano i clienti, personalizzare la schermata di vendita, emettere fatture elettroniche come scontrini, e registrare le anagrafiche dei clienti in modo semplice. Tra i plus del servizio, la stampante fiscale abilitata alla trasmissione telematica dei corrispettivi, il terminale di cassa touch screen da 15,6 pollici, il lettore di barcode per caricare i prodotti o per registrare i clienti per la fatturazione o la lotteria degli scontrini (in arrivo il 1 gennaio 2021) la tastiera qwerty per aggiungere velocemente il listino prodotti e le anagrafiche dei clienti.

Uno strumento utilissimo per le aziende in franchising EasyCassa permette una visione multi punto vendita e multi-società che la rende una soluzione ideale per catene di franchising, per analizzare le vendite aggregate e comparare le performance dei diversi punti vendita della rete. EasyCassa consente di essere aggiornati in tempo reale sull’andamento dei punti vendita grazie al Cloud EasyCassa, lo strumento che oltre a fornire la panoramica del venduto permette di gestire senza limiti la fatturazione elettronica sia attiva che passiva.

Una soluzione di ultima generazione che risponde perfettamente alle esigenze dei retailer italiani

Sono già oltre 7mila i punti vendita che utilizzano EasyCassa, affidandosi alla sicurezza e alla comodità di avere il più conveniente punto cassa di fascia alta, comprensivo di tutto da subito e costantemente aggiornato. L’innovativo sistema ad abbonamento di EasyCassa, infatti, permette di avere inclusi tutti gli aggiornamenti futuri, senza la necessità di dover acquistare nuove licenze e moduli aggiuntivi. Le nuove funzionalità del sofware di cassa e del cloud saranno automaticamente disponibili per l’esercente una volta introdotte. Una soluzione di ultima generazione, EasyCassa, che risponde perfettamente alle esigenze dei retailer italiani, i quali stanno dimostrando sempre più interesse nello sviluppo di innovazioni digitali a supporto della customer experience.

Per maggiori informazioni visita https://www.easycassa.it/

L’intelligenza circolare ed il marketing dell’ascolto

di Gianni Bientinesi – Chief Executive Officer at Business Intelligence Group

Samuel Moore Walton l’imprenditore, filantropo e accademico statunitense fondatore nel 1962 della catena di supermercati Walmart leader mondiale nel settore della GDO per l’apertura delle giornate di formazione sulle vendite ed il servizio fece questa introduzione divenuta celebre: “Sono l’uomo che va in un ristorante, si siede al tavolo e aspetta pazientemente, mentre il cameriere fa tutto, meno annotare la mia richiesta. Sono l’uomo che entra in un negozio e aspetta zitto, mentre i commessi concludono le loro conversazioni private. Sono l’uomo che entra da un benzinaio e non usa mai il clacson, ma aspetta pazientemente che l’impiegato finisca la lettura del suo giornale. Sono l’uomo che spiega la sua disperata urgenza per un pezzo, ma non si lamenta di riceverlo dopo tre settimane di attesa. Sono l’uomo che, quando entra in un centro commerciale, sembra chiedere un favore, implorare per un sorriso, sperando solo di essere notato. Devi pensare che io sia una persona silenziosa, paziente, un tipo che non crea mai problemi… ma sbaglia.

Sai chi sono? Sono il cliente che non torna mai più!

Mi diverto guardando milioni spesi ogni anno in annunci di ogni ordine, per portarmi di nuovo alla tua azienda. Quando sono andato lì per la prima volta, tutto quello che avresti dovuto fare era solo una piccola cosa, semplice ed economica: trattarmi con un po’ più di cortesia. C’è solo un capo: il cliente. E può licenziare tutte le persone dell’azienda, dal presidente al portiere, semplicemente spendendo i suoi soldi altrove”.

In queste poche righe Walton capi già nel 1962 che la vera ricchezza di ogni azienda non erano gli immobili, il numero di dipendenti, il fatturato o i macchinari ma i clienti e la loro soddisfazione. Fu uno dei primi pionieri della grande distribuzione che fu in grado di rimettere al centro i bisogni dei clienti, l’ascolto dei bisogni e la comprensione delle loro necessità.

E’ anni che il mondo imprenditoriale (sia industria che retail) insiste sull’importanza dell’ascolto del cliente. Un tema che, di fatto, sta alla base di ogni strategia di marketing ed è propagandato in tutti i manuali del settore. Il problema è che, sebbene sia considerato fondamentale dalle imprese, spesso questo tipo di attività ha un ruolo marginale nei programmi societari, ovvero vi si investe poco.

Credo che la risposta sia tanto semplice quanto destabilizzante: perché spesso non si sa come applicare correttamente il concetto dell’ascolto cliente all’interno delle dinamiche aziendali. Per capire dove si sbaglia e come migliorare, prendo a prestito dalla scienza il concetto di “intelligenza circolare”, applicandolo al mondo del lavoro. L’intelligenza circolare identifica la capacità degli imprenditori di prendere delle decisioni dopo aver attuato un processo di sintesi tra la situazione esterna di stimolo (nel nostro caso, l’ascolto della propria clientela) ed il contesto psico-sociale. Ne deriva un sistema circolare che parte dall’ascolto del consumatore, passa dal processo di riconoscimento socioculturale, e arriva allo sviluppo di una risposta al contesto. E’ inoltre un organismo aperto, che si autoalimenta e si rigenera grazie ai continui stimoli che provengono dall’organismo stesso ma che si sintetizzano, di volta in volta, in un atto decisionale da parte dell’azienda.

Perché si fallisce?

Stando così le cose, saper cogliere l’essenza sintetica di un processo diventa la vera sfida di ogni sistema organizzativo. E cioè, se le strutture sociali ed aziendali fossero davvero in grado di sviluppare questa capacità, potrebbero migliorare la propria performance e di conseguenza ritrovare la marginalità. Ed arriviamo al punto veramente importante di tutto questo discorso: le imprese molto spesso falliscono non tanto perché l’idea imprenditoriale sia sbagliata, ma perché l’organizzazione non riesce ad attuare un processo di sintesi tra la soddisfazione dei clienti, la soddisfazione degli stakeholder di riferimento, la soddisfazione dei collaboratori e quella degli azionisti. Per far ciò, serve inoltre allocare, a monte, delle risorse per la realizzazione di un business plan e di business model. Vi sembra che io stia dicendo una cosa scontata? Non è così: negli anni passati troppi colleghi si sono visti costretti a chiudere la propria attività perché hanno seguito un loro progetto senza sostenerlo attraverso un piano economico ben strutturato.

Ricordo che nel 2018 sono fallite o entrate in procedura fallimentare 126 aziende che nel 2016 registrarono ricavi medi di 42,1 milioni di euro per un totale di 5,3 miliardi di euro complessivi.

ARTICOLO COMPLETO NELL’ULTIMO NUMERO DI AZ FRANCHISING

 

Italian Fashion: ripartire creando fiducia e potere d’acquisto

Intervista a Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio

“Il comparto retail, già influenzato dalla concorrenza del web è una tra le principali vittime del Covid-19. Per far riprendere il settore servono contributi a fondo perduto e una liquidità pronta e veloce, oltre ad una necessaria riforma fiscale, per la tenuta del mercato. Le banche devono poi essere al servizio di tutti coloro che fanno impresa e non soltanto di chi può già permetterselo. Resta, infine, quanto mai urgente una seria riflessione sui tempi della moda e sui rapporti di filiera, nell’interesse superiore del ‘Made in Italy”’

Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio

Come immagina il futuro della moda italiana dopo il Covid- 19? Quali le priorità?

“La moda sta affrontando a livello globale un momento di grande difficoltà: la crisi economica in atto, acuita dalla pandemia e dal prolungato stop alle produzioni e alle forzate chiusure dei negozi, ha visto l’Italia, con le sue produzioni di qualità ed artigianali, gli stilisti, le collezioni, le fashion week, le manifestazioni fieristiche internazionali e la distribuzione, rivestire un ruolo di primo piano nel dibattito sul futuro del fashion. Stiamo vivendo tre grandi evoluzioni: l’ammodernamento anche digitale degli store fisici, l’ampliamento dei canali d’acquisto online tra e-commerce, marketplace e social network, la sostenibilità con una particolare attenzione all’impatto etico-ambientale su tutta la filiera. Ne è esempio, il ripensamento dei tempi della moda in un’ottica “slow”, tema peraltro avviato durante il covid da Giorgio Armani, con un ritorno a ritmi più consoni alle modalità di consumo. In questo contesto, però, il retail soffre e le nostre stime prevedono una perdita complessiva di 15 miliardi di euro di consumi nel nostro settore a fine anno, che potrebbe comportare la chiusura definitiva di 17 mila punti vendita in Italia con conseguente ricaduta su 35 mila addetti”.

Quali potrebbero essere le strategie economiche da adottare per rimettersi in marcia?

“Rimettersi in marcia sarà possibile attraverso l’innovazione, i servizi, la comunicazione e, soprattutto, la formazione, perché vendere moda oggi richiede, oltre al bagaglio di competenze ed esperienze del passato, anche nuovi skill. In questo contesto i giovani possono rappresentare un’opportunità per le aziende e un’occasione per le nuove generazioni. Il retail deve puntare su nuovi servizi, tenendo anche conto delle innumerevoli informazioni di qualità che hanno gli operatori commerciali sui propri consumatori. Nessun CRM può possedere e nessun algoritmo potrà elaborare una tipologia di informazioni del genere. Naturalmente è indispensabile che tornino a crescere di giri i due motori: il sentiment o clima di fiducia e il potere d’acquisto attraverso la crescita del reddito disponibile netto, che non dipendono dalle scelte degli imprenditori, ma da fattori esterni economici e geopolitici. Pensiamo, però, che un futuro ci sarà sempre per il dettaglio moda, se non altro per le specificità tridimensionali del negozio, relazionali e di servizio “su misura”, che possono offrire particolarmente le imprese più piccole e vicine al cliente”.

In che modo lo Stato dovrebbe sostenere il settore?

“Le nostre imprese chiedono di fare impresa, non carità. Le misure nei decreti “Cura Italia”, “Liquidità” e “Rilancio” sono state una risposta d’emergenza e di sussistenza. In particolare, quelle che abbiamo chiesto a gran voce, come l’estensione della cassa integrazione al commercio al dettaglio ed anche ad aziende con un solo dipendente e del FIS alle imprese del commercio da 5 addetti; contributo a fondo perduto nel mese di maggio; liquidità senza merito creditizio con restituzione a 10 anni per importi fino a 30mila euro; proroga dei versamenti contributivi e fiscali al 30 settembre con possibilità di rateizzazione del 50% nel 2021; annullamento del saldo 2019 e acconto IRAP; credito d’imposta del 60% per le locazioni commerciali e del 30% all’affitto di azienda; la soppressione clausole di salvaguardia che avrebbero comportato l’aumento dell’IVA; l’attenzione per i pagamenti degli avvisi bonari e ai titoli di credito. Non parlo dell’indennizzo di marzo e aprile di 600 euro perché è sembrato perfino offensivo. Un momento straordinario, però, esige risposte straordinarie. Per rilanciare la nostra economia serve una visione di medio-lungo termine: servono investimenti in innovazione e infrastrutture; occorre una vera riforma fiscale; è utile far ripartire i lavori pubblici. Sburocratizzare dovrà poi essere la parola d’ordine per il sistema delle imprese perché è assurdo che un’impresa italiana debba impiegare 30 giornate lavorative all’anno per assolvere agli adempimenti fiscali; occorrono infatti 238 ore l’anno, circa 100 ore in più (pari a 13 giornate lavorative) rispetto alla media dei Paesi dell’Area Euro. Auspichiamo, infine, di veder premiati i nostri sforzi, con l’estensione al commercio dell’art. 48-bis della legge di conversione del ‘DL Rilancio’ sulla svalutazione dei magazzini, che prevede la concessione di un credito di imposta del 30% ai prodotti rimasti invenduti a causa del Covid”.

INTERVISTA COMPLETA NELL’ULTIMO NUMERO DI AZ FRANCHISING – SCARICA

FourB: telecomunicazioni & information technology a disposizione delle imprese

Oltre 12.000 aziende hanno scelto FourB per la qualità dei servizi offerti

Intervista a Ivan Sarcina, CEO FourB SPA

Ivan Sarcina, CEO FourB SPA

 

Oggi, più che mai, che posto occupa la Telecomunicazione & l’Information Technology nel business aziendale?

“Fino a poco tempo fa L’IT e le TLC, in modo specifico, venivano considerati un surplus dalle aziende, e la spesa ad essi destinata veniva annoverata semplicemente tra le voci di costo (to save money) su cui risparmiare. Ma è importante avere consapevolezza come oggi non sia più così. Le TLC e l’IT rappresentano un’opportunità per le aziende, avendo un enorme impatto su processi e organizzazione aziendale, possono contribuire in modo rilevante a creare efficienza e ad incrementare la produttività. Basti pensare allo sviluppo di un e.commerce, per il quale il valore di connettività, infrastruttura informatica e le capacità di rendersi visibile in rete rappresentano probabilmente la parte più importante del modello di business, spesso anche più dei prodotti offerti. Le voci di spesa nei settori TLC e IT sono da considerarsi un investimento per un’azienda, (e non più un “how to save money”), e l’affidabilità dei servizi, cosi come i nuovi scenari che offrono, sono fondamentali per il successo della propria attività”.

Quali sono i principali servizi che offrite ai vostri clienti. E quali sono i vostri maggiori clienti di prestigio?

“Nell’ambito TLC&ICT parlare di offerta oggi comporterebbe elencare una vasta numerica di soluzioni e servizi. Volendo semplificare direi che possiamo rappresentarla con 3 semplici concetti. Noi proponiamo: velocità (nel trasferimento dati e nelle comunicazioni) agilità (con soluzioni avanzate che consentono di ottenere e trattare dati e informazioni) sicurezza (per la tutela dei propri dati e dei dispositivi).

Detto ciò i nostri servizi spaziano dalle soluzioni tradizionali di telefonia mobile e fissa, alle soluzioni IOT e ICT piu’ avanzate come Infrastruttura in Cloud, Mail&Collaboration, soluzioni Digital e APP dedicate al delivery, al Retail, allo SmartWorking etc… Solo per citarne alcune: Soluzioni di Fleet Management: dedicate al controllo delle flotte aziendali; Soluzioni di Asset Tracking: per tracciamento e controllo beni aziendali; WorkForce Security: per la sicurezza dei lavoratori che prestano servizio fuori dall’azienda o dagli orari di lavoro standard; Smart Temperature: per il monitoraggio da remoto di temperatura e umidità etc… Oltre 12.000 aziende hanno scelto la nostra realtà per i servizi di telecomunicazioni. Ne citiamo alcune: Roncato, Discovery Channel,  Agusta MV, Micheal Kors, Caredent, Deichmann, Farmaceutici Ciccarelli, la lista sarebbe comunque lunga”.

E i vostri partner?

“Il nostro principale partner è Vodafone. All’interno di tale rapporto citiamo anche le collaborazioni continuative con Microsoft, Google, Apple, Samsung, LG, Huaway”.

14 sedi, 10 negozi e 200 collaboratori distribuiti in tutto il Nord Italia. E’ previsto un ulteriore piano di sviluppo nell’imminente futuro? E in che modo?

“La nostra attività principale ha avuto una enorme crescita nel corso degli ultimi anni, questo ci ha consentito di poter destinare parte delle risorse, sia finanziarie sia umane, nello sviluppo di altre iniziative e ci ha consentito di diversificare il business. La nostra crescita non si ferma. Lato telecomunicazioni abbiamo acquisito recentemente un azienda storica di Milano (Effetre srl), nel mese di luglio abbiamo avviato 2 nuovi store di Ottica a marchio NAU! ed il terzo aprirà a breve. Siamo in procinto di lanciare un portale WEB  con marchio registrato Italia5G. L’obiettivo è offrire visibilità a servizi e applicazioni innovative disponibili per il mercato B2B. Sarà come una bussola: un metodo per facilitare gli imprenditori ad orientarsi nella scelta delle soluzioni piu’ idonee messe a disposizione da Start Up innovative e nel contempo una vetrina che consenta alle stesse di descrivere in modo semplice ed efficace caratteristiche e benefici dei servizi offerti”.

Sicuramente stiamo vivendo una nuova era digitale. Quanto è importante la tecnologia per le PMI. E quali saranno le novità utili per lo sviluppo e l’ottimizzazione dei processi aziendali?

“Negli ultimi anni stiamo assistendo a un cambiamento pazzesco del mondo dell’imprenditoria. Complice di ciò, la nuova era digitale che ci stiamo trovando ad affrontare. È infatti impossibile paragonare le aziende di pochi anni fa, con quelle che conosciamo oggi.  Il ruolo più importante in questo cambiamento lo dobbiamo alle tecnologie, che svolgono un ruolo ormai primario all’interno di qualsiasi PMI. Oggi, puntare sulla digitalizzazione della propria azienda è un passo fondamentale sia per rendere più semplici i processi aziendali, sia per allargare il bacino di utenza migliorandone il dialogo e rendendolo più immediato. Il 5G sarà senz’altro la maggiore novità. Ha il potenziale per migliorare notevolmente le prestazioni delle reti di comunicazione e può quindi essere utilizzato per sviluppare nuovi servizi e fornire nuove soluzioni prima impensabili. Ciò aiuterà le aziende a migliorarsi in termini di efficienza e qualità e offrirà loro nuovi scenari di business. Le aziende potranno accedere facilmente a nuovi mercati o potranno usufruire di prestazioni professionali erogate secondo differenti forme rispetto a quelle attuali. Sarà comune che alcune funzioni aziendali si trovino dall’altra parte del mondo, come per un chirurgo sarà possibile praticare un intervento a distanza. In sostanza si potrà usufruire di servizi e offrirli ovunque in modo facile e veloce”.

@Redazione AZ Franchising

I sistemi di Geointeligence per il potenziamento della rete

La scelta giusta della location fa aumentare il fatturato

Uno degli errori più comuni che viene fatto quando si decide di sviluppare una insegna è quello di farsi guidare dalle opportunità immobiliari piuttosto che sulle vere potenzialità commerciali di una location. Vi diciamo qual è la strategia commerciale che si deve sviluppare

Di Gianni Bientinesi

Ormai pare evidente che, al di là della forza dell’insegna del format commerciale, il fatturato di un punto vendita fisico è fatto per l’80% dalla location, con tutto ciò che il concetto di location porta con sé, ovvero: qualità del bacino d’utenza, la viabilità, la concorrenza, etc.

Sebbene sia uno strumento ancora poco conosciuto, il geomarketing e l’analisi del bacino di utenza è fondamentale per qualsiasi insegna che intende sviluppare la propria rete di punti vendita (diretta o in franchising).

Origini del sistema di Geointeligence

Il sistema di geolocalizzazione affonda le sue radici nel lontano 17 settembre del 1969 quando, dopo alcuni tentativi falliti, fu lanciato nello spazio il primo satellite sviluppato su studi della johns hopkins university.

Da quel giorno passarono poco meno di 8 anni dal lancio – luglio 1967- quando fu reso disponibile il sistema di navigazione basato su tali satelliti e quindi fu reso disponibile all’uso civile. Tale sistema è denominato navy navigation satellite system (nnss).

Il sistema che all’epoca era costituito da soli 6 satelliti  fu sostituito nel 1996 con il global positioning system, gestito dal governo degli stati uniti d’america, liberamente accessibile da chiunque sia dotato di un ricevitore gps.  Il suo grado attuale di accuratezza è dell’ordine di pochi metri.

Nonostante queste esperienze ci sono ancora degli operatori che, vuoi per ragioni economiche vuoi per le specificità della propria compagine aziendale, non danno la giusta rilevanza a questo tipo di ricerche. Uno sbaglio, a mio avviso.

Grazie alle nuove tecnologie è possibile oggi analizzare una grande mole di informazioni (big data) che ci consentono in modo accessibile di:

  • Conoscere la provenienza dei clienti;
  • Monitorare la concorrenza;
  • Definire una pianificazione di comunicazione locale;
  • Pianificare campagne di outdoor;
  • Decidere dove aprire nuovi punti vendita;
  • Comprendere l’impatto dell’apertura di un nuovo punto vendita sulla rete esistente;
  • Sviluppare la performance dei punti vendita;
  • Ottimizzare la rete vendita.

Tanto per dare qualche benchmark di riferimento raccolto durante la mia esperienza; grazie all’analisi di geomarketing è possibile ottimizzare una campagna di comunicazione mirata sul territorio. Al di là dell’ottimizzazione delle risorse questo tipo di attività consente di far crescere il fatturato di un punto vendita in un anno del 30% rispetto all’anno precedente.

Non perdere di vista il commercio

Nonostante queste evidenze non è raro fare cadere nella tentazione di farsi guidare dalle opportunità immobiliari. Infatti uno degli errori più comuni che viene fatto quando si decide di sviluppare una insegna è quello di farsi guidare dalle opportunità immobiliari piuttosto che sulle vere potenzialità commerciali di una location. Facendo questo, molto spesso si finisce per perdere di vista il commercio e con il rischio di farsi cannibalizzare dai competitor di mercato e perdere delle grandi opportunità. Quello che si deve sempre tenere a mente che il rischio di sbagliare è estremamente elevato, ed il negozio può diventare rapidamente poco performante e con una bassa resa al mq.

L’analisi oltre la reportistica

Nel corso degli anni i sistemi si sono sempre più evoluti da tutti i punti di vista: dettaglio delle informazioni disponibili, usabilità e facilità di utilizzo dei sistemi, integrazione con altri sistemi aziendali, gradevolezza delle dashboard fornite. La possibilità di accedere a software user friendly se da un lato ha reso accessibile tutta una serie di informazioni a più livelli aziendali, dall’altra ha in qualche modo messo ancor di più l’accento sulla necessità di andare oltre alla reportistica descrittiva ed andare verso un’analisi strategica che solo un ricercatore esperto del mercato di riferimento può fare. Questo significa che al di là del sistema che andremo ad implementare sui nostri sistemi aziendali la cosa più importante è qual è il processo decisionale che sta dietro all’analisi di un bacino di utenza e qual è la strategia commerciale che si vuole sviluppare.

Le informazioni di mercato sono fondamentali

L’evoluzione del geomarketing oggi passa dai sistemi di business intelligence in open source, che offrono molte più opportunità di analizzare i dati provenienti da fonti diverse. Inoltre, dato che non richiedono l’acquisto di un software, permettono di risparmiare importanti risorse sull’acquisizione delle licenze. Penso, per esempio, a soluzioni in grado di agganciare i dati interni all’azienda, come i passaggi cassa e gli scontrini, ad un sistema geolocalizzato. Ciò consente di vedere nel dettaglio qual è il contesto abitativo in cui le persone vivono, e quindi fare valutazioni attorno al potenziale di mercato di una zona specifica o al valore economico di un terreno piuttosto che verificare se una promozione o un’attività outdoor abbia una sua efficacia.

La vera “intelligence”

La raccolta, il mantenimento, l’analisi dei dati sono tutte attività che possono essere messe in capo per riuscire a sviluppare un business circolare e che fornisca feedback continui all’organizzazione aziendale per sviluppare in modo sano la catena del valore. Tuttavia, il vero punto focale è come riusciremo, in questo prossimo futuro, sempre più incerto e veramente nuovo, a rimettere questi potenti strumenti al servizio di uno sviluppo più etico e responsabile rispetto a quanto abbiamo conosciuto fino ad ora.

Carta di identità: Gianni Bientinesi

Sociologo esperto in marketing e ricerche di mercato, Bientinesi è fondatore di Business Intelligence Group Srl, start up innovativa realizzata in collaborazione con Aethia srl, una delle più importanti realtà italiane specializzata nel settore del calcolo ad alte prestazioni applicato alla ricerca scientifica. Big Srl è una delle poche aziende in italia in grado di supportare i propri clienti (grande distribuzione, produttori, agenzie di comunicazione, società di consulenza e istituti di ricerche di mercato) dalla realizzazione di indagini di mercato all’implementazione di sistemi hardware e software per lo sviluppo di reportistica ed analisi di grandi quantità di dati (data lake). Business Intelligence Group Srl è inserita nell’incubatore enne 3 dell’università del piemonte orientale.

Che cosa è il real time marketing?

Fa parte degli ultimi trend comunicativi etichettati come non convenzionali

E’ il marketing eseguito “al volo”. Iniziative e cambi di rotta che, sfruttando l’argomento più trattato del momento, attraverso la rete ed i social network, permettono all’azienda di essere reattiva e di rispondere in modo rapido, proattivo e non pianificato, ad eventi e stimoli esterni in tempo reale

di Stefania Giuseppetti

Il nostro mondo frenetico, veloce e spesso indifferente alle necessità del prossimo, si è fermato. Di fronte a tale scenario, caratterizzato dall’emergenza sanitaria mondiale del COVID-19, diversi brand, per essere in sintonia ma soprattutto per contribuire a diffondere le indicazioni e i comportamenti da seguire dettati dai Governi dei Paesi colpiti dalla pandemia, hanno rivoluzionato i loro messaggi pubblicitari. Iniziative e cambi di rotta da non confondersi con l’attuazione di quelle strategie a breve e lungo termine di “crisis management”, attraverso cui si affronta una situazione che rischia di danneggiare la performance e la reputazione aziendale, mettendo in atto varie pratiche che consentono di prevenire, gestire e mitigare le conseguenze negative della crisi.

Iniziative e cambi di rotta che, sfruttando l’argomento più trattato del momento, attraverso la rete ed i social network, permettono all’azienda di essere reattiva e di rispondere in modo rapido, proattivo e non pianificato, ad eventi e stimoli esterni in tempo reale. Il real-time marketing è il marketing eseguito “al volo” e fa parte degli ultimi trend comunicativi etichettati come non convenzionali.

Caratterizzato anche dalla capacità di soddisfare rapidamente una necessità, è in grado di intercettare un bisogno, proponendo una soluzione.

#InsiemePerRipartire è l’hashtag che BMW, con e il suo pilota e brand ambassador Alex Zanardi, ha scelto per promuovere la propria campagna. “Noi ci siamo. Anche a distanza di sicurezza”.

Nessuno poteva esprimere il messaggio di speranza dedicato all’Italia meglio dell’atleta paralimpico, che è stato capace di rialzarsi e ripartire dopo il gravissimo incidente del 2001.

“Ciao gente, so che è un momento difficile, in cui tutti abbiamo dovuto cambiare di molto le nostre abitudini. E i cambiamenti, soprattutto quelli che ti stravolgono la vita, sono sempre difficili da accettare – io ne so qualcosa. Eppure, è proprio nelle difficoltà che la nostra vera forza si svela e lo spirito con cui tanti italiani stanno affrontando questa sfida è coinvolgente. Io voglio anche credere che questa possa essere l’opportunità capace di renderci persone migliori. Per cui, tenendo le dovute distanze, cerchiamo di rimanere uniti per affrontare assieme questa sfida enorme e buttarcela al più presto alle spalle. Dai che ce la facciamo!”.

Cambiamenti come quello di restare a casa, il cui mood #iorestoacasa ha unito l’Italia al resto del mondo. E così BMW continua con l’invito a fermarsi per contribuire ad appiattire la curva dei contagi “Prenditi un po’ di tempo libero. Rimani a casa e stai al sicuro! #FlattenTheCurve” [“Take some time off. Stay at home and keep safe! #FlattenTheCurve” ].

Altra case history, che ha saputo collegare il proprio ruolo sociale al contesto in cui viviamo, è Ceres, marca di birra danese particolarmente attenta alla comunicazione online e offline.

Da “La strada è la casa di Ceres” a “Chi ha paura degli occhi a mandorla ha il cervello a nocciolina. Stasera aperitivo a Chinatown?”, tutta la comunicazione è stata rivoluzionata.

“Stiamo a casa come se fuori ci aspettasse Pasquale il barista a cui dobbiamo dei soldi” oppure “Proposta Ceres: porte chiuse, partire in chiaro e birre aperte” e ancora il post “Io sono solo una birra, e anche se non so niente una cosa la so: è insieme che si vince la paura. Sono fatta apposta per unire le persone. E in questi giorni, stare uniti vuol dire stringerci anche se non possiamo stare allo stesso tavolo, ricordarci che siamo una comunità, e rispettare poche regole. Per proteggere noi stessi e chi amiamo, ma anche quello sconosciuto là in fondo, che è una persona spaventata proprio come noi (magari lasciamogliele due cosine sugli scaffali del super). Quando sarà passata anche questa, io ci sarò per brindare con voi.” A commentare “L’Italia c’è anche a bar chiusi”.

Il consumatore non compra solo il prodotto/servizio ma anche i valori dell’azienda che lo produce.

La responsabilità sociale non è un fenomeno passeggero legato ad una moda culturale, ma qualcosa di permanente che consente al brand di guadagnare in termini di immagine e reputazione agli occhi dei consumatori, i quali, più sensibili a certe tematiche, potrebbero iniziare a preferirne i prodotti/servizi rispetto alla concorrenza.

Il “sociale” diventa un elemento sempre più presente nella vita dell’individuo e sempre di più nelle proposte di consumo.

*** IN EVIDENZA

  • E’ in grado di intercettare un bisogno, proponendo una soluzione.
  • Il consumatore non compra solo il prodotto/servizio ma anche i valori dell’azienda che lo produce.
  • Il “sociale” diventa un elemento sempre più presente nella vita dell’individuo e sempre di più nelle proposte di consumo.

Radio In-Store? Strumento efficace post-riapertura

I Retailer sono soliti trasmettere musica nei loro negozi per creare un ambiente piacevole per i clienti rendendo l’esperienza dello shopping stimolante. Spesso viene utilizzata una playlist o di un Cd ma la maggior parte delle catene di negozi e marchi conosciuti dispone di proprie stazioni radio, che forniscono musica specializzata per la vendita al dettaglio.

M-Cube, leader europeo nei servizi di In-Store Digital Engagement, ha lavorato attivamente nelle scorse settimane nella creazione di contenuti per le radio In-Store dei retailer aperti, soprattutto nel settore della GDO, utili a gestire al meglio le criticità di questo periodo, e si appresta a farlo anche per le catene delle categorie merceologiche di prossima riapertura.

I comunicati emozionali vengono utilizzati per fare sentire il brand più vicino ai propri clienti e favorire un clima positivo e rassicurante durante la permanenza in negozio: comprendono messaggi di benvenuto e bentornato in negozio, ringraziamenti al cliente per la fedeltà e la fiducia, oltre a messaggi di scuse per i piccoli disagi legati alla fase di riapertura (eventuali code all’ingresso o disponibilità limitata di alcuni articoli).

M-Cube ha inoltre lanciato un servizio di comunicazione on-demand attraverso il quale il personale di vendita può attivare e gestire comunicati specifici tramite una app dedicata.

 @Redazione AZ Franchising

Sfruttare scientificamente il web per espandere la propria impresa

Prima Posizione, l’agenzia che crea contatti e aumenta il fatturato delle aziende

Un’attività rintracciabile su Internet è un’attività che ha decisamente più chance di espandersi. Perché è importante essere visibili sui motori di ricerca e quali sono i vantaggi

Intesa San Paolo, Officine Mario Dorin e Zoppelletto. Cosa hanno in comune tutte queste aziende? Si sono affidate all’agenzia Prima Posizione e hanno visto, a seconda degli obiettivi, un aumento del fatturato, delle vendite e un incremento dei contatti.

Per Prima Posizione infatti il web non ha segreti. L’azienda nasce con la mission di aiutare altre imprese ad espandersi sfruttando le potenzialità del web per creare nuovi contatti e vendite.
Non solo fatturato però. Grazie al supporto di Prima Posizione, le aziende si aprono a nuovi mercati (esteri o italiani), assistono alla crescita dei contatti e delle visite, migliorano la brand reputation e raggiungono l’obiettivo di identificarsi come leader nel proprio settore.
Abbiamo estrapolato dei dati importantissimi mediante un sondaggio sottoposto a un centinaio di imprenditori italiani. Il 73% degli intervistati riconosce che Internet può offrire tantissime opportunità di sviluppo per il proprio.
E tu cosa aspetti a rendere la tua impresa di successo grazie al web?

Perché è importante essere visibili sui motori di ricerca? Quali sono i vantaggi?

Un’attività rintracciabile su Internet è un’attività che ha decisamente più chance di espandersi. Sei ancora indeciso se aprirti al mondo del web? La risposta è semplice: non indugiare e fallo subito.
I vantaggi derivanti da una forte presenza online non riguardano solo il fatturato, ma anche la possibilità di testare i tuoi prodotti e di creare una community di clienti fidelizzati che riconosceranno la tua azienda come la migliore per quel preciso servizio.  Ne sono un esempio le numerose aziende seguite da Prima Posizione
Grandibottiglie.com ha sviluppato in soli 6 mesi un +50.000 nuovi visitatori sul suo e-commerce e un aumento del fatturato del 28%.
Sono bastati pochi mesi all’azienda Strada Srl per passare da una richiesta di preventivo al mese a 5 al giorno, mentre il leader delle porte scorrevoli Scrigno ha raddoppiato del 115% le opportunità di new business online, espandendosi notevolmente in Francia, Spagna e Brasile.
Grandi soddisfazioni anche per Italian Coffee, che ha aumentato del 48% il fatturato, o per l’azienda agricola Erika Caldera che ha registrato +75 richieste di preventivo al mese grazie alle strategie studiate da professionisti di Prima Posizione.

I social network, strumento essenziale per promuovere un’azienda

Facebook, Instagram, Linkedin e molti altri, sono ormai strumenti entrati a far parte della nostra quotidianità. A livelli di marketing e promozione i due social di casa Zuckerberg sono importantissimi: permettono di farsi conoscere e di informare gli utenti circa la propria attività.
Linkedin è un altro tra i fondamentali social di riferimento del momento e si rivolge prettamente ai professionisti.
Per un’azienda è imprescindibile attualmente scegliere, in base al proprio target, il social su cui essere visibile.

Intesa San Paolo, Officine Mario Dorin e non solo: le storie di successo di Prima Posizione

Intesa San Paolo aveva un semplice obiettivo: conoscere il comportamento dei propri utenti online in modo da riorganizzare il suo network. Un lavoro fianco a fianco col team della sede di Torino, ha fatto sì che l’obiettivo fosse raggiunto e superato, facendo registrare un +58,66% di traffico organico al sito dopo l’intervento di Prima Posizione.
Le Officine Mario Dorin non avevano mai pensato di espandersi in mercati orientali ma erano in cerca di nuovi orizzonti di mercato.
Dopo un’attenta e dettagliata analisi, la strategia di marketing studiata da Prima Posizione ha portato l’azienda a intercettare nuovi acquirenti provenienti da mercati in crescente espansione: quelli dell’India.
«Ho visto un interessante aumento di lavoro per l’ufficio commerciale che si è trovato a dover gestire una serie di contatti che prima non avevamo» – dichiara Giovanni Dorin che si occupa di marketing, comunicazione e sviluppo di nuovi mercati delle Officine.
Grazie a una strategia vincente hanno ottenuto oltre 100 contatti in 4 mesi. Un risultato di grande importanza e prestigio per le Officine Mario Dorin.
Attiva sul web già da qualche anno, la Zoppelletto Spa, aveva già intravisto le enormi potenzialità del web nell’aprirsi a mercati esteri. «Il nostro rapporto con Prima Posizione è ormai consolidato» – dichiara Luca Zoppelletto, amministratore delegato dell’azienda – «ciò che mi soddisfa di più è la continuità del servizio e l’essere sempre aggiornati e la piena consapevolezza di ciò che sono le diverse realtà».
La Zoppelletto Spa nel giro di qualche anno ha registrato un +285% di contatti, risultato sicuramente incredibile e sbalorditivo.
Federica, titolare di Funny Booth, descrive così il suo rapporto con Prima Posizione, grazie alla quale in due mesi ha ottenuto oltre 200 richieste di preventivo: «Ciò che ci piace di Prima Posizione è la prontezza con la quale rispondono ai nostri dubbi. È un partner ideale perché rappresenta la nostra fonte di contatti. I benefici maggiori li abbiamo avuti nel fatturato, grazie all’individuazione del giusto target al quale rivolgerci. Sono affidabili e umani».
Il futuro delle aziende è già qui e si gioca tutto sulla presenza online.

@Redazione AZ Franchising

Coronavirus e attività online, la comunicazione come fattore di crescita

La pandemia di Covid-19 sta mettendo in discussione le dinamiche del commercio al dettaglio, ponendo al tempo stesso le basi per una crescita esponenziale del segmento online.

L’ottimismo dei merchant nei confronti del presente e del prossimo futuro, tuttavia, è scarso, come rivela uno studio sull’impatto del Coronavirus sul commercio online condotto da PrestaShop su 1.600 esercenti in Italia, Spagna e Francia.

L’emergenza sanitaria ha avuto ripercussioni su business di qualunque dimensione e settore, comportando una profonda riorganizzazione del lavoro e dei processi quotidiani. Il 71% degli e-merchant intervistati conferma, infatti, di aver intrapreso azioni specifiche per adattare la propria attività professionale alla complessa situazione globale. Il 27% degli intervistati ha introdotto alcune restrizioni alle consegne, mentre il 13% ha deciso di investire in un piano di comunicazione di crisi. Seppur in percentuale minore (8%), c’è anche chi si è trovato a sospendere in toto le vendite, chi ha cercato di dare un boost al giro d’affari proponendo la consegna gratuita della merce e chi, ancora, ha cercato di portare avanti l’attività adottando nuovi protocolli di igiene per tutelare la salute di dipendenti e clienti.

Nonostante l’implementazione di queste e altre iniziative, ben più di due terzi (69%) crede che il servizio fornito ai propri clienti sia inevitabilmente degradato a causa delle misure di confinamento e il 65% dei commercianti online parla di un’interruzione della propria attività a causa del rinnovo della quarantena.

Indagando sulle motivazioni di queste previsioni, è stato rilevato che oltre la metà dei merchant si aspetta una generalizzata mancanza di domanda (60%), mentre il 43% teme che lo stop sia reso necessario dalle crescenti difficoltà logistiche conseguenti al lockdown. Il terzo fattore che, secondo gli esercenti, minaccia la loro attività è la complessità in termini di approvvigionamento delle scorte (36%), mentre in un quinto dei casi (21%) a rappresentare una criticità difficile da sormontare è la tutela della sicurezza dei dipendenti.

Per tutti questi motivi, solo il 35% dei commercianti intervistati da PrestaShop si aspetta di registrare un aumento dell’attività del proprio e-commerce in questo periodo di emergenza, mentre oltre la metà (54%) degli esercenti che possiedono anche un punto vendita fisico afferma di non aver ancora notato una trasposizione online della propria attività offline.

In questo clima di sfiducia diventa quindi più che mai fondamentale studiare una strategia per impedire il ristagno del business e stimolarne la crescita. Per potenziare l’attività del proprio e-commerce circa due terzi (65%) dei commercianti intende puntare sulla comunicazione, dai social network all’e-mail marketing, da un lato consolidando la relazione con la propria clientela, dall’altro ampliandola. Al secondo posto dei mezzi utilizzati dai merchant per incrementare il business del proprio sito spiccano le offerte promozionali (36%), seguite dall’ottimizzazione dell’esperienza utente e dei contenuti (26%).

Convinto del ruolo chiave della comunicazione in un momento di crisi, il 37% dei commercianti conferma di non aver ridotto gli investimenti nelle campagne pubblicitarie. Analizzando le scelte di chi, invece, si è trovato a diminuire le spese in questo segmento, è stato rilevato che il canale più penalizzato risulta essere quello delle campagne Google (32%), seguite da quelle pianificate su Facebook. La percentuale scende al 16% per altre piattaforme, quali Instagram, Amazon o Criteo.

Fonte: https://www.prestashop.com/it