Il contratto di franchising negli Stati Uniti

 

Negli Stati Uniti si fa spesso ricorso al contratto di franchising per diffondere e consolidare il proprio marchio.

Teniamo anche presente che questa esigenza è sicuramente molto legata all’ampiezza del territorio con conseguente difficoltà di presenza capillare con punti vendita o realtà proprie. Prima del Covid-19 negli Stati Uniti vi erano circa 2.500 sistemi di franchising che gestivano circa 800.000 realtà in franchising in 300 diversi settori. Queste attività in franchising hanno generato oltre 7 milioni 600.000 posti di lavoro, circa 674 miliardi USD in termini di valore della produzione e il 2,5% del prodotto interno lordo.

Purtroppo, a causa del Covid, nell’agosto 2020, circa 32.700 attività in franchising hanno chiuso e, di queste, 10.875 in maniera definitiva. Il mercato del franchising ha registrato una perdita di 1 milione 400.000 posti di lavoro a causa della pandemia, il 40% dei quali, in maniera definitiva.

LA RIPRESA DOPO LA PANDEMIA

 Il sistema franchising è noto per la sua resilienza e innovazione, ma bisogna capire quanto rapidamente potrà riprendersi al termine della pandemia.

Le dieci più importanti catene di franchising a livello mondiale di trovano negli Stati Uniti (McDonalds, Pizza Hut, KFC, Burger King, …): esse rappresentavano oltre 300 miliardi USD di vendite annuali, con una continua crescita.

Gli interessi dei marchi in franchising negli Stati Uniti sono rappresentati dalla International Franchise Association, con sede a Washington, che è la più grande e più antica organizzazione al mondo nell’ambito del franchising.

PECULRIATIA’ E DIFFERENZE NEL CONTRATTO DI FRANCHISING

Occorre premettere che, sia pure con le caratteristiche comuni, presenti ovunque, il contratto di franchising negli Stati Uniti a volte presenta peculiarità e differenze tra uno Stato e l’altro e che quindi è buona raccomandazione quella di fare una specifica e preventiva verifica delle norme vigenti nel territorio nel quale si intende operare.

Abbiamo detto che la disciplina del contratto di franchising non è uniforme e si differenzia da Stato a Stato e che a volte è assente.

A livello federale l’ente che si occupa di franchising è la Federal Trade Commission e la legge di riferimento è  la FTC Franchise Rule del 2007, denominata “Disclosure Requirements and Prohibition Concerning Franchising”. In generale si tratta di norme a tutela del franchisee.

APRIRE UNA RETE IN FRANCHISING IN USA

La scelta di aprire una rete di franchising, specie in USA, deve essere necessariamente preceduta da un accurato studio di fattibilità, che tenga conto, tra gli altri aspetti, delle caratteristiche del mercato, non certo uniformi, delle abitudini dei potenziali acquirenti dei beni o servizi, delle normative sul lavoro e degli aspetti fiscali, dell’entità dell’investimento necessario, che non è certo di lieve entità.

Per prima cosa è indispensabile che il marchio del franchisor sia registrato e valido negli Stati Uniti.

La FTC richiede che le venga inviata preventivamente l’informativa precontrattuale (Franchise Disclosure Document  – FDD) che soddisfi i requisiti richiesti dalle norme vigenti e dalla FTC Franchise Rule.

15 Stati inoltre richiedono che il franchisor registri il FDD ed altri 7, che si compili un modulo prima di offrire o vendere in franchising in tali Stati.

Gli obblighi di informativa e di registrazione hanno lo scopo di tutelare i franchisee ed i potenziali franchisee.

Il franchisor deve inoltre essere in grado di soddisfare i requisiti della supply chain, intendendo per tale la possibilità di garantire tutti i passaggi relativi agli articoli offerti, dalla produzione alla importazione negli Stati Uniti, nel rispetto delle norme relative ai singoli prodotti ed alle regole di importazione, compresi i costi doganali e di logistica.

Gli elementi che caratterizzano questo tipo di contratto, come sempre, sono:

  • la concessione del marchio da parte del Franchisor a favore del Franchisee per la vendita di beni o servizi;
  • il pagamento di una entry fee a favore del Franchisor;
  • il controllo dell’attività del Franchisee da parte del Franchisor per il raggiungimento di un interesse comune.

È consigliabile, nel caso in cui il titolare del marchio sia un soggetto straniero, che costituisca una società o incarichi un soggetto giuridico nel territorio, con il compito di agire in qualità di master franchising.

In tal caso il master franchisor ha l’incarico di stipulare contratti di sub-franchising con sub-franchisee a livello locale.

In questo caso il primo contratto, tra soggetti appartenenti a Paesi diversi, sarà disciplinato in base alle norme di diritto internazionale privato, mentre il secondo, dalle norme locali.

Qualora il franchisor italiano intenda agire direttamente, potrà farlo, magari avvalendosi di un area representative locale, per lo svolgimento di alcuni compiti specifici, come l’assistenza all’aperura del punto vendita, e nelle fasi di avviamento. 

A volte si fa invece ricorso alla figura dell’area developper franchisee cui viene data l’esclusiva territoriale per l’apertura di punti vendita per beni o servizi.

È utile ricordare che la precisione nella stesura delle clausole contrattuali è sempre importantissima sia per l’esatta qualificazione del contratto, sia per individuare gli oneri a carico delle parti evitando così il più possibile l’insorgere di controversie a livello interpretativo.

Progettare il 2021, facendo tesoro del 2020

Il 2020 ha segnato un punto di svolta nella storia mondiale e ha avuto profonde ripercussioni anche sull’atteggiamento dei cittadini e sulla quotidianità del largo consumo. Il magazine online di GS1 Italy ha seguito in diretta l’evolversi della situazione in Italia. E ora offre una sintesi tematica e ragionata dei fatti salienti.

“Il racconto del 2020 è complesso perché concentra avvenimenti complessi. Siamo partiti da una fase in cui i cambiamenti procedevano a ritmo “lento”: competitività e nanismo delle imprese, politica fiscale al centro del dibattito economico, la trasformazione digitale, i consumi stagnanti. Nell’ultimo anno è entrata nell’agenda di molte imprese la sostenibilità e i consumatori hanno premiato i prodotti green, del territorio, responsabili. L’evoluzione dei processi d’acquisto verso l’omnicanalità presenta ancora ostacoli e le criticità non mancano e, nonostante gli investimenti, le imprese italiane non hanno ancora superato la fase di sperimentazione. Poi il Covid shock; il Coronavirus è arrivato a sconvolgere le abitudini degli italiani: lockdown, distanziamento sociale, mascherine e gel igienizzanti nella quotidianità. Ma anche code ai supermercati e consumi azzerati per interi settori: la ristorazione, il Non Food e l’e-commerce che ha avuto invece un vero e proprio boom. Dopo i mesi del lockdown il sistema del largo consumo si accinge a ricostruire un percorso virtuoso, pur sapendo di dovere convivere con una realtà segnata dal virus, cercando di trarre lezioni dalle risposte date durante l’emergenza e affrontando il nuovo panorama competitivo con alcuni paletti ben piantati: collaborazione, sostenibilità, efficienza, trasformazione digitale. Un anno particolarmente difficile che Un Anno di Tendenze si è sforzato di sintetizzare”. 

E’ una dichiarazione di Bruno Aceto CEO GS1 Italy.

“Un anno di Tendenze 2021” ripercorre e rilegge lo scorso anno suddividendolo in tre fasi temporali, molto diverse l’una dall’altra, e individuando per ognuna i fenomeni che l’hanno caratterizzata:

  1. Caos calmo. Competitività e nanismo delle imprese, politica fiscale al centro del dibattito economico, mentre il retail procede “cum judicio” verso la trasformazione digitale. I consumi stagnanti brillano per alcune categorie, ma il Non Food continua a soffrire per l’avanzata del commercio online, grazie a un consumatore per il quale l’esperienza d’acquisto è già omnicanale. Prima dello tsunami.
  2. Covid shock. L’anno orribile del Coronavirus è arrivato a sconvolgere le abitudini degli italiani: lockdown, distanziamento sociale, mascherine e gel igienizzanti nella quotidianità. Ma anche code ai supermercati e consumi azzerati per interi settori: la ristorazione, su tutti, e il Non Food. L’e-commerce ha avuto, invece, un boom inaspettato, con la riscoperta anche del valore della prossimità, ma mettendo in difficoltà la catena di fornitura. Che ha reagito bene.
  3. Next normal. Dopo i mesi del lockdown il sistema del largo consumo si accinge a ricostruire un percorso virtuoso, pur sapendo di dover convivere con una realtà segnata dal virus, cercando di trarre lezioni dalle risposte date durante l’emergenza. E affrontando con rigore il nuovo panorama competitivo dove si delineano con maggiore nitidezza le direttrici da seguire, con alcuni paletti ben piantati: collaborazione, sostenibilità, efficienza, trasformazione digitale.

“Prima, durante, dopo: queste tre parole raccontano in estrema sintesi il periodo che stiamo vivendo. C’era unprima, che proseguiva in continuità rispetto agli anni precedenti. Rileggere adesso le considerazioni, i dibattiti, le previsioni, di un anno fa è quantomeno strano. Ovviamente nessuno avrebbe potuto prevedere quello che è successo e la sua straordinarietà. Poi siamo entrati nel durante, e non ci siamo ancora usciti. Anzi, abbiamo creduto di esserne usciti e invece di durante ce n’era un secondo. Una fortissima discontinuità che ha coinvolto tutti e tutto e ha comportato cambiamenti per tutti. Oggi siamo ancora nel durante, con la speranza di entrare quanto prima nel dopo. Credo, però, che il modo migliore per non sprecare il tempo del durante sia quello di preparare il dopo, non solo aspettarlo. Con la voglia di tornare ad una nuova normalità”, commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy.

 

Original Marines TOP JOB Italy Best Employers 2021 – 2022

Napoli, 12 ottobre 2021.

Original Marines, azienda leader nel settore dell’abbigliamento per bambini, è fra i vincitori del TOP JOB Best Employers 2021 – 2022, il principale studio sui datori di lavoro in Italia basato su oltre 1 milione di commenti sul web, realizzato dall’Istituto tedesco di Qualità ITQF e dal suo media partner La Repubblica Affari & Finanza.

La prestigiosa ricerca, giunta alla quarta edizione, premia i 300 migliori datori di lavoro in Italia attraverso un’analisi effettuata con l’innovativa metodologia del social listening.

In particolare, negli ultimi 12 mesi l’ITQF ha raccolto oltre 1 milione di citazioni on line tra blog, social media, forum, video e portali news, che contengono riferimenti sui 2.000 datori di lavoro oggetto dello studio. Tra i 27 aspetti analizzati rientrano il clima di lavoro, lo sviluppo professionale, le prospettive di crescita, la sostenibilità e i valori aziendali. Grazie all’intelligenza artificiale sono stati controllati tutti i commenti sull’azienda e considerati tono e modo in cui sono stati scritti.

I risultati dello studio, pubblicati su La Repubblica Affari & Finanza, rappresentano fedelmente il giudizio di dipendenti e consumatori che si sono espressi sul web, utilizzato sempre più spesso per raccontare le proprie esperienze lavorative.

 

“Siamo orgogliosi di essere riusciti a ottenere la certificazione Top Job Italy Best Employers – commenta Roberta Francavilla, HR Director di Original MarinesLe aziende sono prima di tutto donne, uomini e idee e l’investimento sulle persone è uno dei pilastri del nostro piano di sviluppo. Ci impegniamo ogni giorno per trasformare queste parole in azioni concrete, per continuare a migliorare e per essere sempre competitivi sul mercato. La qualità del posto di lavoro fa la differenza e un’azienda che crede nelle proprie risorse, come Original Marines, rappresenta un datore di lavoro che crea coesione, engagement e miglioramento continuo”.

 

Per ulteriori informazioni:

Original Marines

Image Building

originalmarines@imagebuilding.it

Tel. 06 68 392 100 – 02 89 011 300

A Serravalle Designer Outlet arriva Victoria’s Secret

Victoria’s Secret, il marchio di lingerie più seducente al mondo, aprirà le porte del secondo Outlet store italiano in partnership con Percassi il 28 maggio all’interno del Serravalle Designer Outlet, il più grande outlet del lusso in Europa del Gruppo McArthurGlen, offrendo una selezione dell’assortimento completo del brand.

L’OFFERTA DI PRODOTTO

Il nuovo store offrirà un’ampia selezione delle iconiche collezioni di lingerie Dream Angels, Very Sexy, T-Shirt Bra, Sexy Illusions e Body by Victoria, di pigiami e accessori insieme alle linee di prodotti per il corpo e alle fragranze Victoria’s Secret Bombshell, Victoria’s Secret Tease e Victoria’s Secret Love.

LO STORE DESIGN

Lo store è situato nei pressi dell’ingresso Levante del Designer Outlet e della nuova playground e si sviluppa su un unico piano, per una superficie di vendita di 325 metri quadrati. Il design del negozio è glamour e raffinato, rispecchiando appieno i tratti iconici del brand conosciuto in tutto il mondo.

Burger King ® Italia, vaccino Covid a dipendenti e 4mila ristoratori

Burger King® Restaurants Italia aderisce alla campagna di vaccinazione aziendale proposta dalle autorità e metterà a disposizione le proprie strutture e il personale medico sanitario necessario per vaccinare contro il COVID 19 le 4000 persone che lavorano in tutta Italia. Inoltre, l’azienda, consapevole del grave impatto economico della pandemia sul settore della ristorazione e dell’oggettiva difficoltà di molti operatori nell’aderire da soli alla campagna vaccinale, si è impegnata ad organizzare gratuitamente la stessa opportunità per altri 4000 piccoli ristoratori italiani.

Burger King® ha presentato il progetto al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e alla Presidenza della Conferenza delle Regioni che non solo lo hanno approvato, ma hanno voluto dare il loro sostegno all’iniziativa.

Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha espresso apprezzamento per l’adesione alla campagna vaccinale e per un’iniziativa che, consentendo a 8000 lavoratori di essere vaccinati, senza discriminazioni tra aziende grandi e piccole, può essere un passo importante verso la ripresa dell’economia e fungere da esempio per altre grandi aziende.

Dello stesso avviso Massimiliano Fedriga, Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che ha dichiarato: “Ho apprezzato particolarmente il progetto vaccinale di Burger King che rappresenta un atto concreto per contribuire a una più rapida ripresa del settore in tutta l’Italia. L’iniziativa di Burger King rappresenta una collaborazione virtuosa tra istituzioni e importanti realtà private, vista anche la capillarità territoriale che si propone di raggiungere. Questa iniziativa permetterà infatti a più di 1000 piccole aziende e 4000 lavoratori della piccola ristorazione, dopo il vaccino, di poter tornare alle loro attività con maggiore sicurezza. Sperando che in molti possano seguire questo percorso, la velocità della campagna vaccinale avrà ancora più successo che tutti gli attori della nostra comunità contribuiranno attivamente al risultato”.

“L’ultimo anno per il settore della ristorazione, come per tanti altri, è stato particolarmente difficile a causa della pandemia che ha colpito l’Italia e il resto del mondo e diventa sempre più pressante la necessità di una ripresa rapida e in sicurezza. La disponibilità di vaccini equa e non discriminatoria tra i diversi paesi è, innanzitutto, un atto di civiltà e costituisce inoltre un prerequisito per ritornare in tempi rapidi alla normalità, garantendo altresì quella leale competizione economica necessaria per la sopravvivenza di tanti settori produttivi in coincidenza con la data di riapertura del turismo. In quest’ottica, il progetto proposto da Burger King rappresenta un passo importante e ci auguriamo che anche altre grandi realtà della ristorazione prevedano iniziative similari” ha commentato Lino Enrico Stoppani Presidente di Fipe Confcommercio – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi.

“Prendendo atto del grave momento che il mondo della ristorazione sta vivendo a causa della pandemia, abbiamo scelto di riservare ai piccoli operatori del settore della ristorazione la stessa attenzione che dedichiamo alle nostre persone. Per questo siamo particolarmente contenti di poter offrire loro l’opportunità di vaccinarsi presso le nostre strutture e con personale medico dedicato, fornendo un’occasione ulteriore che si aggiunge alla modalità ordinaria di vaccinazione senza svantaggiare in alcun modo la programmazione vaccinale riservata a tutti i cittadiniha commentato Alessandro Lazzaroni, AD di Burger King Restaurants Italia – Colgo l’occasione per invitare gli altri grandi player della ristorazione a seguire questo nostro piccolo grande esempio: solo così potremo dare un contributo incisivo e concreto alla ripresa rapida dell’intero settore, e ripartire al più presto”.

Ristoranti, Pizzerie, Bar, Gelaterie, Sushi, Kebab etc operanti sul territorio italiano che hanno un numero di dipendenti non superiore a 4 e un fatturato massimo di 500.000 euro potranno prenotarsi da oggi per la vaccinazione contro il COVID-19 registrandosi al sito torniamoconcorrenti.it, già attivo. Verranno contattati secondo le tempistiche concordate con le singole autorità regionali.

Dopo la propria campagna “Ordina da McDonald’s”, ideata come stimolo dell’intero settore della ristorazione, Burger King® Restaurants Italia vuole in questo modo dare il proprio concreto contributo per una rapida ripresa, aiutando quegli operatori che più hanno risentito delle conseguenze della pandemia e che più hanno necessità di un supporto per tornare ad essere, come prima, concorrenti.

L’azienda tiene a precisare che la vaccinazione in ambito aziendale si pone come un’opportunità aggiuntiva rispetto alle modalità ordinarie dell’offerta vaccinale e non incide in alcun modo sulla programmazione vaccinale riservata a tutti i cittadini.

Primadonna rinnova la propria presenza su AZ Franchising

Primadonna, 105 milioni di Euro il fatturato nel 2019 per l’azienda leader nel settore di calzature e accessori per la donna

WM Capital, realtà specializzata nel Business Format Franchising che promuove la crescita delle imprese attraverso lo sviluppo di sistemi a rete in Italia e all’estero, quotata sul mercato AIM Italia, ha rinnovato l’accordo con PRIMADONNA Spa, società che opera nel settore della commercializzazione al dettaglio di calzature donna e relativi accessori a marchio Primadonna Collection, attraverso la propria rete composta ad oggi da 350 punti vendita in franchising e diretti ubicati su tutto il territorio nazionale ed estero.

L’accordo prevede la presenza di PRIMADONNA con il brand Primadonna Collection, sul Magazine Franchising e sul portale www.azfranchising.com fino a giugno 2022, con l’aggiunta del nuovo servizio di video intervista che consentirà al management di spiegare l’offerta e le evoluzioni del brand. Attraverso questa sottoscrizione Primadonna conferma la fiducia in AZ Franchising come canale specializzato di settore nella ricerca di affiliati di qualità.

Fabio Pasquali, Amministratore Delegato di WM Capital, ha dichiarato: “Primadonna, nostro cliente storico da oltre 20 anni, risponde alle sfide del mercato, non solo rinnovando la sua campagna sui nostri canali ma dimostrando come le aziende leader di settore si muovano in controtendenza cercando di anticipare il mercato investendo nei periodi più difficili con la ferma convinzione di trarre beneficio dalla ripartenza”.

PRIMADONNA Spa ha avviato il suo progetto franchising nel 2006, contraddistinguendosi per il suo concept sobrio ed elegante e con una formula commerciale sempre aggiornata, in grado di suscitare interesse, affiliazioni e riconoscibilità del marchio.

 

Italiani consumatori consapevoli: amano lo shopping, ma..

Gli italiani amano fare acquisti, ma sono consapevoli e attenti a non superare i propri limiti finanziari. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta da Klarna, leader nei servizi di pagamento e di acquisto. Se più di 8 italiani su 10 non rinunciano allo shopping, la maggior parte di loro presta infatti attenzione a non esagerare, tanto che quasi 9 intervistati su 10 confermano di riuscire a gestire entrate e uscite in modo da risparmiare tutti i mesi.

Sì allo shopping, ma con moderazione

L’indagine ha mostrato che i consumatori italiani amano fare acquisti, ma nel rispetto delle proprie possibilità di spesa: solo il 4% si lascia andare allo shopping sfrenato. Il 44% acquista ciò che piace, pur facendo attenzione a non sforare un limite di budget prestabilito, mentre 1 intervistato su 4 (20%) preferisce aspettare i saldi per soddisfare i propri desideri. Un ulteriore 18% ha ammesso di cedere talvolta alla tentazione, ma è capace poi di frenarsi negli acquisti successivi. Gli altri (13%) sembrano invece essere votati al risparmio, dichiarandosi disposti a trattenersi e comprare solo ciò che si possono effettivamente permettere, se non il minimo indispensabile.

Gli italiani sono professionisti del risparmio

1 italiano su 2 riesce mettere da parte somme costanti su base mensile. Non solo: pur senza regolarità, un altro 38% del campione riesce comunque a risparmiare qualcosa tutti i mesi, mentre un ulteriore 10% – pur spendendo tutto ciò che guadagna – fa attenzione a non andare in rosso sul conto.

La predisposizione al risparmio sembra non aver risentito del cambio di passo che si è registrato nell’ultimo anno. Nonostante il 74% degli intervistati abbia confermato di aver iniziato a fare maggior ricorso ai pagamenti cashless, più di 2 su 3 (69%) hanno spiegato di non essere portati a spendere di più facendo uso di sistemi elettronici.

Gli italiani si dimostrano attenti e consapevoli del fatto che una corretta gestione del denaro si basa su verifiche regolari del proprio conto corrente. L’attenzione ai conti correnti è molto alta: quasi la metà (47%), infatti, controlla i movimenti bancari con cadenza settimanale, mentre uno su quattro (25%) lo fa nel day by day. Non sorprende, quindi, che la maggior parte del campione non si faccia prendere alla sprovvista dagli addebiti automatici.

Le App: un modo per gestire e controllare facilmente le spese

Anche se parsimoniosi e lungimiranti gli italiana non sono esenti dallo stress della gestione delle finanze.

In aiuto arrivano le app, utilizzate da 2 italiani su 3 per controllare e pianificare le spese in modo semplice e intuitivo. Se il 35% fa ricorso ad app di terze parti per l’amministrazione del budget, il 32% del campione fa invece unicamente affidamento ai servizi di digital banking. Gli over 55enni, invece, si dimostrano più tradizionalisti: quasi la metà di loro (44%) continua infatti a preferire l’estratto conto cartaceo rispetto alla gestione tramite smartphone o PC.

Come spiega Francesco Passone, country manager Italia di Klarna, “gli italiani sono attenti alle spese e sanno scegliere le occasioni migliori: la ricerca condotta mostra, infatti, che il 74% di loro sarebbe propenso ad incrementare i propri acquisti se potesse dividerli in 3 rate”.

Continua: “Ci si sta dirigendo verso un’esperienza sempre più orientata al digitale: se da un lato questo porta a una progressiva semplificazione dei processi, dall’altro implica anche una presa di responsabilità da parte di banche e servizi di pagamento, che devono saper supportare i consumatori con policy che ne tutelino l’integrità finanziaria e li aiutino a gestire i pagamenti in modo consapevole e privo di rischi”.

Parola d’ordine: acquisti consapevoli

Da sempre attenta alle esigenze dei consumatori, Klarna pone il benessere finanziario dei propri utenti al primo posto insieme all’esperienza di acquisto e per questo offre un piano rateale dalle policy trasparenti, che se da un lato prevede un periodo di cortesia per far fronte a eventuali ritardi nei pagamenti, dall’altro consente anche di saldare le rate in anticipo. Essere a fianco dei consumatori significa incoraggiare acquisti consapevoli e sempre sotto controllo: proprio per questo, Klarna limita a 3 gli acquisti contemporanei e pone, per ciascuna transazione, un limite di pagamento prefissato.

Per maggiori informazioni: https://www.klarna.com/it/benessere-finanziario

Dall’E-Commerce al Now-Commerce

di Stefania Giuseppetti

Il passaggio epocale che stiamo vivendo ha imposto di modificare i nostri comportamenti e il digitale diventa quasi l’unico spazio possibile di relazione umana, educativa, lavorativa, commerciale e di condivisione in tempo reale.

Il distanziamento sociale, le restrizioni a causa della pandemia e, soprattutto, la quarantena forzata, hanno modificato le nostre abitudini di consumatori, accelerando verso i fenomeni che abbiamo davanti come quello del commercio elettronico. 

UNO SGUARDO AL PRESENTE

Secondo i dati Istat, rispetto a novembre 2019, le vendite al dettaglio sono diminuite. La grande distribuzione ha subito una contrazione dell’8,3%, mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno rilevato un calo del 12,5%. In controtendenza a tutto ciò è il commercio elettronico, che registra un aumento superiore al 50,2%. In poco tempo abbiamo assistito ad un salto evolutivo di almeno dieci anni, se pensiamo che nei primi cinque mesi del 2020 sono apparsi online 2 milioni di nuovi consumatori, di cui 1,3 milioni spinti proprio dall’emergenza sanitaria.

L’ESPLOSIONE DEL MARKETING ON LINE

Secondo una ricerca di Aj-com.net (network specializzato in campagne di comunicazione e web marketing) assisteremo ad un’esplosione del marketing online, con un e-commerce che nel 2021 salirà in Italia a 148 miliardi di euro, quasi il quadruplo rispetto a quello del 2018. Tutto ciò fa segnare un +375% per la previsione di crescita sui tre anni dell’e-commerce in Italia nel 2021, anno in cui la percentuale della popolazione di tutto il mondo che per fare acquisti utilizzerà i canali digitali arriverà a toccare il 52%.

Una crescita dovuta non soltanto alla comodità di fare acquisti dal divano di casa, con la possibilità di scegliere tra il vasto assortimento del web le offerte migliori e il prezzo più vantaggioso, ma dovuta soprattutto all’obbligo di isolamento domiciliare e alla paura del rischio di contagio.

ACQUISTI ON LINE: PRATICA COMUNE

Gli acquisti online sono diventati una pratica comune per milioni di persone in tutto il mondo, che ha favorito non solo i grandi player, che finora avevano usato questo strumento in maniera occasionale, ma anche i piccoli commercianti e le botteghe.

Se prima della pandemia il settore trainante era il turismo, adesso la crescita più decisa si è registrata nel comparto alimentare, food e beverage, che ha dovuto affrontare una domanda elevatissima da parte dei consumatori, e per tale motivo è diventato necessario ripensare la logistica per far fronte alle nuove esigenze dei clienti.

Con le strategie di marketing è diventato necessario investire in strumenti tecnologici, per rispondere alle esigenze dei nuovi utenti e potenziare e garantire i servizi di consegna, anche nei momenti di maggiore richiesta. È diventato necessario rivedere la produzione e la gestione degli ordini, con consegne più veloci e offerte di servizi one hour delivery o consegne same-day, riducendo sempre di più lo spazio tra il clic d’acquisto e la ricezione del pacco.

L’EVOLUZIONE DEL RETAIL 

Così l’e-commerce si trasforma in now-commerce: la nuova frontiera del commercio online che garantisce la consegna del prodotto ordinato nella stessa giornata. Un’evoluzione nel retail che ha il potenziale di cambiare radicalmente il modo in cui facciamo acquisti. Le consegne express a domicilio si configurano sempre di più come l’elemento chiave per la differenziazione del servizio, la soddisfazione e la fidelizzazione del cliente.

Un effetto collaterale di tale sviluppo è la crescita dei servizi di home delivery, che permettono di ordinare e prenotare qualsiasi prodotto o servizio direttamente dal proprio smartphone in pochi semplici passaggi e di richiedere le consegne a domicilio.

Piattaforme come Deliveroo e Uber Eats, ad esempio, hanno stretto collaborazioni con negozi di generi diversi per consentire ai propri clienti di ordinare non solo prodotti alimentari, ma anche prodotti per la pulizia e l’igiene. Deliveroo e Uber Eats stanno seguendo la strada aperta da Glovo, il cui progetto prevede la consegna di spese, farmaci e altre esigenze dell’ultimo minuto, affinché non sia solo un’app di consegna, ma l’app di tutto, in grado di connettere, attraverso la tecnologia, le persone alle varie possibilità.

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Bialetti lancia il Progetto Franchising

Il marchio Bialetti inizia il 2021 lanciando l’interessante e ambizioso Progetto Franchising, finalizzato a dare un ulteriore impulso allo sviluppo della rete dei negozi monomarca Bialetti Store, che attualmente conta circa 100 punti vendita sul territorio nazionale.

La formula franchising
A conferma del carattere innovativo che da sempre distingue i prodotti marchiati con l’Omino coi Baffi, la nuova formula sviluppata da Bialetti esce dagli schemi convenzionali del franchising.
Innanzitutto, la proposta appare “tagliata su misura” per i piccoli imprenditori, cui viene offerta l’opportunità di avviare un’attività commerciale in un mercato solido e vantaggioso come quello del caffè e delle caffettiere, con tutti i plus di lavorare con un brand di eccellenza, affermato e particolarmente amato dai consumatori.

No fee d’ingresso, no royalty
A marcare nettamente la differenza è soprattutto l’assenza nel contratto di affiliazione di clausole standard quali  fee d’ingresso, il pagamento di royalty e l’acquisto anticipato della merce, mentre la marginalità sul venduto è garantita tutto l’anno, inclusi i periodi di saldi e di promozione.

Caratteristiche del punto vendita

In coerenza con una formula concepita per piccoli imprenditori che puntano principalmente all’autoimpiego e a crescere tenendo sotto controllo i costi di gestione, i Bialetti Store contemplati nel nuovo Progetto Franchising avranno metrature contenute: 80 mq per i negozi dedicati al mondo del caffè e al cookware e 40 mq per i punti vendita dedicati esclusivamente al mondo del caffè.

Assistenza
Bialetti seguirà i nuovi affiliati in tutto il percorso a cominciare dal supporto nella ricerca e scelta della location e
nell’elaborazione del business plan. L’assistenza proseguirà anche durante l’apertura con le linee guida sull’allestimento e la formazione sia sul prodotto sia sulla gestione e organizzazione del negozio. Bialetti, inoltre, fornirà assistenza continuativa in termini di training/aggiornamento/analisi del business e di visite periodiche da parte degli Area Manager.

Un’opportunità di mercato

Progetto Franchising, grazie alla sua formula originale che mette a disposizione dell’affiliato tutte le leve per un buon business, rende fattibile anche per chi non abbia alcuna esperienza nel mondo del caffè lavorare in un mercato che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita notevole. Il mercato caffè, infatti, attualmente genera un giro d’affari complessivo stimato in 1 miliardo di € e, nel corso del 2020, ha fatto registrare un
incremento del +8,4% [fonte: IRI – Settembre 2020] complice l’emergenza sanitaria che, limitando mobilità e consumi fuori casa, ha portato gli italiani a riscoprire tradizioni domestiche come il rito del caffè con la Moka.

 

Nuovo progetto di franchising sartoriale firmato Doppio Malto

Un nuovo format di franchising facile e felice, in una versione sartoriale sia per chi vuole aprire ex novo sia per chi vuole riconvertire il proprio locale appoggiandosi ad un marchio solido.

Il progetto Doppio Malto mira a dare agli imprenditori la possibilità di aprire “un posto felice”: così infatti il marchio nato ad Erba, ma ormai diffuso in tutta Italia e che punta all’Europa intera, ama definire i propri locali. E se quello della ristorazione è uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia, l’idea di Doppio Malto è quella di offrire un format sempre più flessibile, in grado di adattarsi alle esigenze dettate dai cambiamenti in atto. Un mix tra artigianalità e innovazione, ritagliato su un’idea consolidata confezionato su misura, che funziona in 250 mq come in 800 mq.

“Con 21 locali all’attivo e 10 nuovi ristoranti che apriranno le loro porte quest’anno, la nostra è ormai una realtà consolidata – spiega Giovanni Porcu, CEO di Foodbrand Spa, titolare del marchio Doppio Malto – Nonostante tutto, nel 2020 abbiamo introdotto tante novità, consolidato la nostra presenza in Italia (con 4 nuovi locali aperti nel corso dell’anno) e raggiunto importanti traguardi come la prima apertura all’estero, in Francia. Anche nel 2021 vogliamo rimanere al fianco dei nostri clienti ampliando l’offerta e per farlo abbiamo scelto di aprirci a nuovi partner, dando la possibilità agli imprenditori di dare vita a un locale nella propria città, adattandosi alle esigenze di ciascuno di loro e al territorio.”

“L’idea di un franchising sartoriale nasce come una prima risposta alla crisi” ha aggiunto Porcu “mettendo a disposizione la nostra esperienza vogliamo permettere ai ristoratori di riconvertire il proprio locale o aprire le porte di un’attività nuova a chi si affaccia per la prima volta in questo mondo per investire e mettersi in gioco, magari provenendo da contesti manageriali non necessariamente già legati alla ristorazione.”