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Fashion business: le top 15 della moda italiana per fatturato

Il settore della moda è uno dei più dinamici, caratterizzato, però,  da un’intrinseca difficoltà nel prevederne i trend futuri vista la variabilità dei gusti dei consumatori

L’export è la più grande ricchezza. Nel franchising è uno dei settori più dinamici.

Il settore della moda italiana cresce ed è leader in Europa per numero di aziende – un terzo – ma a livello di fatturato è più piccolo delle cugine d’oltralpe, le francesi, che pur essendo di meno hanno un fatturato aggregato pari al 30,3% del totale delle big europee contro il 13,4% delle aziende tricolore. E’ questa la fotografia scattata da Mediobanca R&S sulla moda. La prima considerazione è che le 163 società italiane che fatturato oltre 100 milioni l’anno hanno visto crescere il giro d’affari del 28,9% dal 2013, a quota 70,4 miliardi. Inoltre sono molto votate all’export (il 60% del fatturato è oltreconfine) e sono generalmente solide: l’incidenza del debito finanziario sui mezzi propri è pari solo al 33,7%. Complessivamente, hanno generato 22 miliardi di valore aggiunto e ormai rappresentano l’1,3% del pil (contro l’1,1% del 2013). In crescita anche gli utili netti, che a livello cumulato 2013-2017 hanno segnato un risultato di 15,8 miliardi, in costante progressione nei cinque anni: solo nel 2017 gli utili medi giornalieri per azienda sono stati pari a 63 mila euro, contro una media di 38 mila nel 2013.

QUANTO VALE IL SETTORE DELLA MODA E QUANTO PESA SUL PIL ITALIANO

Il fatturato aggregato del settore della moda in Italia vale circa 22 miliardi di euro, ovvero l’1,3% del Pil del 2017. Questo fatturato deriva principalmente dal comparto abbigliamento che ammonta al 40,5%, seguito dalla pelletteria per il 20,9% e dall’occhialeria per il 16,2%.

LE CARATTERISTICHE DEL FASHION BUSINESS

Il settore della moda è uno dei più dinamici, caratterizzato da un’intrinseca difficoltà nel prevederne i trend futuri vista la variabilità dei gusti dei consumatori. Un’errata previsione può comportare non pochi danni al bilancio delle imprese, basta pensare ad una tardiva reazione del pubblico che può comportare un rigetto da parte del mercato. In Italia le imprese che hanno un fatturato superiore ai 100 milioni sono 163, questo viene riportato dall’area studi Mediobanca nel febbraio 2019, bisogna però precisare che, come in altri settori, le eccellenze italiane sono spesso prede di acquisizioni estere. Dei 22 miliardi di euro di fatturato del settore moda italiano, il 34% è stato prodotto da società che nonostante operino in Italia, sono sotto la direzione e il coordinamento di gruppo esteri. In particolare quando parliamo di moda non possiamo non parlare di Francia: delle 163 imprese citate ben 26 sono sotto il diretto controllo francese.  Solo LVMH e Kering, entrambe grandissime holding con sede a Parigi, detengono insieme il 9% del fatturato italiano. Troviamo infatti nella partecipazioni di LVMH imprese come Bulgari, Fendi, Loro Piana e Acqua di Parma, invece troviamo in Kering nomi come Gucci, Brioni, Pomellato e Bottega Veneta.

L’EXPORT: FONTE DI RICCHEZZA

L’export è la più grande ricchezza del settore moda. I prodotti italiani sono molto apprezzati soprattutto in Asia, una dipendenza che può governare il mercato. La variazione dell’export aggregato dal 2013-2017 è del +22,9%, secondo i dati riportati dall’indagine di Mediobanca del 13 febbraio 2019 per ogni 10 euro di fatturato 6 euro provengono dall’estero.

LE TOP 15 DELLA MODA ITALIANA

In Europa sono presenti ben 43 gruppi nel settore moda con fatturato superiore ai 900 milioni di questi 15 (ovvero il 34,9%) sono italiani, in ordine di fatturato abbiamo:

Luxottica Group: a fine 2017 possedeva 8.913 negozi in tutto il mondo di cui 7.102 di proprietà e 1.811 in franchising. Nell’ottobre 2018, dalla combinazione con la francese Essilor, è nata la nuova holding EssilorLuxottica (con sede in Francia, quotata), il cui pacchetto di maggioranza fa capo alla famiglia Del Vecchio.

Prada: dispone di 659 negozi di cui il 91% all’estero. Quotata a Hong Kong, gli azionisti di controllo sono Patrizio Bertelli e la famiglia Prada.

Giorgio Armani: fondata nel 1975 da Giorgio Armani e Sergio Galeotti produce abbigliamento e accessori. Ha 524 punti vendita di cui il 78% al di fuori dell’Europa. La proprietà è di Giorgio Armani.

Calzedonia Holding: fondata nel 1986 da Sandro Veronesi, ha 4.454 negozi monomarca in 50 Paesi (1.530 a gestione diretta), di cui 2.758 all’estero. La proprietà fa capo alla famiglia Veronesi.

Max Mara Fashion Group: fondata nel 1951 da Achille Maramotti, la distribuzione avviene attraverso 2.500 punti vendita gestiti direttamente e in franchising, di cui il 71% all’estero. La proprietà fa capo alla famiglia Maramotti.

Otb: Renzo Rosso creò il brand Diesel nel 1978, fondando l’omonima società nel 1985. Nel 2002 la Only The Brave s.r.l. (poi Otb) ne prese il controllo. La proprietà è della famiglia Rosso.

Salvatore Ferragamo: fondata nel 1927 da Salvatore Ferragamo, dispone di 685 punti vendita (75% fuori Europa), di cui 410 gestiti direttamente. Quotata a Milano, l’azionista di maggioranza è la famiglia Ferragamo.

D&G: nel 1982, a Milano, Domenico Dolce e Stefano Gabbana aprirono il loro studio stilistico. I punti di vendita monomarca sono oggi 345 (oltre il 90% all’estero), di cui 182 diretti e 163 indiretti e in franchising. Dispone inoltre di 30 outlet gestiti direttamente. La proprietà è equamente divisa fra i due stilisti.

Valentino: nel 1960 fu fondata da Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. È presente in 100 Paesi con 186 negozi a gestione diretta. La proprietà è della Mfi Luxury s.r.l. facente capo alla Mayhoola for Investments.

Moncler: fondata nel 1952 dagli artigiani di montagna René Ramillon e André Vincent a Monestier de Clermont. Ha 201 negozi monomarca a gestione diretta e 59 punti di vendita monomarca gestiti da terzi e spazi in punti vendita multimarca. Quotata a Milano, il principale azionista è la Ruffini Partecipazioni s.r.l. facente capo a Remo Ruffini.

Ermenegildo Zegna Holditalia: la società trae origine dall’attività artigianale nel settore tessile intrapresa da Angelo Zegna a Trivero (Bi) alla fine del 1800. Ha 504 punti di vendita (93% all’estero) di cui 272 di proprietà, 57 in franchising e 175 corners presso esercizi commerciali di terzi. La proprietà fa capo alle famiglie Zegna.

Safilo Group: l’attività di produzione di lenti e montature fu avviata dai fratelli Frescura e Angelo Lozza nel 1878 a Calalzo di Cadore (Bl) e nel 1934 l’attività venne acquisita dalla Safilo della famiglia Tabacchi. La rete distributiva si avvale, oltre che di proprie filiali e centri di assistenza, di agenti e concessionari distributori esclusivisti indipendenti che riforniscono circa 100mila punti di vendita in circa 130 Paesi. Quotata a Milano, il principale azionista, a partire dal 2009, è l’olandese Hal Holding N.V., attraverso la Multibrands Italy B.V.

Lir: le origini del Gruppo risalgono al 1992 quando Mario Moretti Polegato fondò la Geox a Biadene di Montebelluna (Tv). Dispone di circa 10mila punti vendita multimarca e 1.095 negozi monomarca (di cui il 72% all’estero). Lir è una holding di partecipazioni interamente posseduta dalla famiglia Moretti Polegato, azionista di maggioranza di Geox, quotata a Milano.

Benetton Group: le origini del Gruppo risalgono al 1965 quando Luciano Benetton decise di rimodernare il classico maglione di lana (allora disponibile nei soli colori base) proponendolo in diversi colori e a prezzi ridotti e fondò con i fratelli la Maglificio di Ponzano Veneto dei F.lli Benetton (poi Benetton). Ha una rete commerciale di circa 5.000 negozi in tutto il mondo. La proprietà è di Edizione s.r.l., holding delle famiglie Benetton.

Tod’s: le origini dell’attività industriale risalgono ai primi del ‘900, quando Filippo Della Valle avviò una piccola produzione di pantofole. La rete di vendita si avvale di 285 negozi a gestione diretta (di cui il 45% in Cina) e 122 in franchising, oltre a punti vendita indipendenti multimarca. Quotata in Borsa italiana, il principale azionista è Diego Della Valle.

@Redazione AZ Franchising

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