Il difficile rapporto tra Banca e Impresa

LA PREMESSA

Per svolgere al meglio il tema non si può prescindere dal definire chi è la banca; la banca è: un’impresa privata, un ente a scopo di lucro, che fornisce alla clientela mezzi di pagamento e di intermediazione tra offerta e domanda di capitali, i primi provenienti per lo più dalle famiglie, i secondi domandati soprattutto dalle imprese. Il concetto, di per sé banale, è fondamentale per avere un corretto approccio con quanto andremo di seguito a dire. Altro aspetto che risulta fondamentale è l’obbligo, da parte delle imprese, di giocare la partita con il sistema finanziario il più possibile ad armi pari: il rapporto di assoluta sudditanza dell’imprenditore e dell’impresa nei confronti del sistema creditizio, la presenza di luoghi comuni riflesso certamente di un pessimismo di fondo e di alcuni preconcetti, devono essere tutti messi da parte e sostituiti con un approccio propositivo che abbia come obiettivo una maggiore comprensione del modus operandi delle varie banche e delle regole alla base delle loro decisioni di affidamento. In un’espressione: le imprese devono imparare il linguaggio delle banche favorendo quindi una comunicazione più efficiente ed efficace con le stesse.

IL CONCETTO DI BANCA COME FORNITORE

L’istituto di credito non è altro che un fornitore di denaro e di servizi ad esso collegato; il ruolo della banca quindi è assolutamente fondamentale in quanto, per quasi la totalità delle attività imprenditoriali, altamente strategico.  Partendo da questa definizione è fondamentale però evidenziare come l’impresa non debba confondere come, soprattutto in questo periodo di restrizione del credito, la scelta del partner bancario debba essere comunque condotta con cognizione e consapevolezza. Nella selezione di un fornitore d’impresa “classico” (materie prime, componenti, servizi, ecc) l’impresa valuta aspetti come il pricing, i tempi di pagamento e di consegna della merce, la qualità del prodotto-servizio, la strategicità della specifica fornitura nel più complesso quadro aziendale, la storicità del rapporto e magari perché no, la reputation dimostrata nel corso del tempo.  Quelle elencate sono analisi che specularmente si dovrebbero fare nella scelta e nella valutazione periodica dei partner finanziari ma che spesso invece sono del tutto trascurate dalle imprese e messe in secondo piano rispetto alla primaria esigenza di avere la quantità di denaro richiesta.

A differenza di quanto si pensi la scelta è estremamente ampia e variegata.

Ma come districarsi nella scelta della controparte? La soluzione migliore oggi è partire dagli istituti già affidanti presso cui si esiste già un rating interno dell’azienda. E ‘necessario però sempre sapere:

 

  • La scadenza di tutte le eventuali linee a breve
  • L’esistenza, ed anche in questo caso la scadenza, delle eventuali linee temporanee
  • Eventuali rate/canoni che risultassero scaduti e impagati (nel caso ve ne fossero chiederne i dettagli: la data di scadenza e l’importo)
  • Il rating interno attribuito alla società
  • Gli importi accordati e le condizioni economiche applicate per ogni singola linea

Questi aspetti sono da valutare molto attentamente e da pesare in maniera corretta. Non sempre a condizioni economiche apparentemente svantaggiose devono implicare valutazioni negative, parallelamente un costo del denaro medio basso non può costituire l’unica discriminante nella scelta e nella valutazione della banca.

Qualora fosse necessario rivolgersi sul mercato è necessario sempre analizzare prima di tutto la metodologia di misurazione di rischio adottata dalla banca referente:

  • Base (o Standard);
  • Intermedio (o IRB Foundation);
  • Avanzato (IRB Advanced);

evitando gli aspetti tecnici che stanno alla base delle tre macrocategorie, basta sapere che più il sistema di misurazione del rischio è esperto, profondo, e ampio più questo premierà le aziende migliori e penalizzerà le peggiori.

Nella quasi totalità dei casi la complessità metodologica di misurazione del rischio cresce di pari passo al dimensionamento dell’istituto di credito. In quest’ottica è molto importante creare un panel di banche appartenenti a tutte le tre macro-categorie, capace di soddisfare al meglio le esigenze dell’azienda in qualsiasi momento; con una battuta si potrebbe dire “una banca per ogni stagione”, una banca che nei momenti di apparente crisi sappia non penalizzarmi oltremodo, e una banca che sappia invece premiarmi al meglio quando va tutto bene.

Seguendo il filo logico potremmo estendere il ragionamento e affermare che bisogna evitare di limitarci ad una sola banca per ogni categoria; meglio avere fornitori sostituibili fra loro, da far competere dando per assunto di base che hanno caratteristiche, tipologie di offerta e sistemi di valutazione comparabili… a questo punto ci accorgeremmo come il numero di banche dovrebbe essere almeno pari a 6, ma come minimo 3. A queste aggiungiamo quei soggetti altamente specialistici, che fanno dell’eccellenza in determinate operazioni il cuore della loro attività (factoring, leasing, ecc..).

Man mano che si sviluppa il discorso ci si rende sempre più conto di come un’analisi puntuale del tema debba essere necessariamente condotta sulla base di conoscenze fondamentali del mercato del credito ma prima di tutto dell’azienda stessa; cosa ero, cosa sono, chi mi aiutato ad essere ciò che sono, cosa voglio diventare e chi è in grado di aiutarmi nel “percorso finanziario” che l’azienda ha di fronte. La consapevolezza del tema è fondamentale perché i riflessi sono importantissimi, con effetti anche di lungo periodo, e con implicazioni a volte importantissime.

Ultima, ma non per importanza, è la valutazione che l’impresa deve fare sulle scorte di magazzino che il proprio fornitore ha… continuando la similitudine sviluppata precedentemente non sempre condizioni che sulla carta risultano essere buone devono comportare la scelta quasi obbligata di rimanere con quel fornitore. La battuta che descrive le banche come quei soggetti che prestano denaro solo a chi ne ha già a sufficienza è oggi più che mai specchio dei nostri tempi, e di un substrato di errate convinzioni che trascurano il fondamentale presupposto che le banche prestano il denaro solo quando…sono loro stesse ad averlo.

Fino a pochi anni fa l’eccesso di offerta ha portato ad affidamenti facili e altamente rischiosi, il contesto attuale, diametralmente opposto, porta a conseguenze ben diverse dove le banche a volte “non prestano il denaro nemmeno a chi ne ha già”. Tutto questo solo per affermare ulteriormente l’importanza di selezionare più partner bancari, evitando il pericolo GRAVE di avere come uniche banche soggetti a corto di liquidità e incapaci quindi non tanto di valutare correttamente l’azienda in assoluto, ma pur valutandola di non poter rispondere alle sue esigenze finanziarie.

QUALI SONO GLI ELEMENTI DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO?

La presentazione di una pratica di affidamento dovrebbe sempre avvenire a seguito di un’autoanalisi della propria situazione; gli imprenditori, o i loro professionisti di riferimento, danno per scontato che il referente bancario conosca l’azienda, il business, le finalità di accesso al debito e la capacità della richiedente di far fronte all’impegno finanziario richiesto.

Una particolare attenzione va riservata al settore d’appartenenza in cui opera l’azienda; devono essere prese in considerazione le caratteristiche strutturali ed evolutive dello stesso commisurandole all’attività svolta dalla richiedente in termini di qualità dei prodotti e delle fasi del processo produttivo interno. Risulta vincolante presentare la storicità dell’azienda e l’esperienza Imprenditoriale che costituiscono “le fondamenta” su cui costruire i nuovi rapporti e che sono la discriminante della capacità dell’azienda di far fronte alle problematiche quotidiane e alle ciclicità macroeconomiche e settoriali.

Vanno analizzati i punti di forza e di debolezza estrapolandoli dall’analisi storica del comportamento aziendale nelle diverse aree di attività e alla luce dei diversi contesti di mercato in cui opera. L’indagine conoscitiva di tali elementi riguarda i successi e gli insuccessi registrati e le motivazioni sottostanti.

Per iniziare un’analisi critica della propria situazione aziendale l’imprenditore può attingere alle informazioni desunte dalle più autorevoli banche dati, spesso interrogate dalle stesse controparti bancarie. Cerved, Lince, Infocamere, Fox & Partner, Cribis, Experian e D&B sono solo alcuni delle società che forniscono prodotti confacenti a tale scopo. Il tutto si rende necessario in quanto l’ambito d’analisi bancaria è focalizzato sulla capacità dell’imprenditore e dei manager di gestire l’azienda adottando le migliori scelte coerentemente con il mercato e il settore di riferimento.

Oltre ai dati di cui sopra, rientranti nella categoria delle informazioni qualitative, un istituto di credito vaglia altri tre elementi riassumibili nello schema riportato in calce:

tab 3. Fonte www.ratinglab.eu

La ponderazione degli stessi varia da istituto ad istituto ma possiamo considerare come elemento discriminante la Centrale Rischi nel caso in cui l’azienda appartenga al segmento retail ed i bilanci in ipotesi di appartenenza al segmento corporate. Nel prossimo numero continueremo partendo dalla Centrale Rischio della Banca d’Italia.

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