Obiettivo sviluppo: dove vanno i mercati

Gli strumenti ci sono, anche se migliorabili. Si tratta finalmente di fare sistema ed iniziare a sfruttare al meglio quanto già è a disposizione.

La galassia dei fondi europei è immensa, e spazia dalle politiche di supporto all’internazionalizzazione delle imprese a tutta una serie di agevolazioni, a fondo perduto o a tasso agevolato, per attività di Ricerca & Sviluppo. Ecco come muoversi.

 

Dott.ssa Francesca Paleari*

C’era un tempo in cui il mondo si divideva in sistemi economici capitalistici e sistemi socialisti; poi, un’economista francese, coniò il termine “terzo mondo”, per indicare tutti gli altri paesi in via di sviluppo “non allineati”. Il “Secolo breve” finì prematuramente, e ci consegnò un mondo dominato dalla mono-potenza americana e dalle economie occidentali del G7 (Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti d’America e Canada). Arrivarono le Tigri asiatiche, e con esse la incalzante supremazia cinese.

Sembrano secoli fa, ma dalla tragica fine della seconda guerra mondiale ad oggi, sono passati neanche 100 anni. Se analizziamo la classifica dei primi 10 paesi al mondo per Prodotto Interno Lordo, delle gloriose potenze occidentali rimane ben poco. Cina e India dominano prepotentemente questa graduatoria, lasciando agli Stati Uniti l’ultimo gradito del podio. Scorrendo l’elenco incontriamo nomi eterogenei: paesi storici (Giappone e Germania, rispettivamente al nono ed ultimo posto); paesi che erano già giovani promesse all’inizio degli anni 2000 (Brasile e Russia, rispettivamente al sesto ed ottavo posto); paesi emergenti su cui forse bisognava prestare maggiore attenzione (Indonesia, Turchia ed Egitto, rispettivamente al quarto, quinto e settimo posto).

Fortunatamente, a dispetto del titolo di questo articolo, abbiamo ancora un decennio per capire dove si stanno muovendo i mercati (inclusi i capitali) ed attuare strategie di internazionalizzazione adeguate.

Il nostro tessuto industriale, la struttura dimensionale e sottocapitalizzata delle nostre imprese, la carenza di manager esperti in processi di internazionalizzazione, la mancanza di cultura e di studi di geopolitica mondiale (e aggiungerei della storia, non solo economica, in generale), alimentano un GAP per le aziende italiane, soprattutto PMI, che è difficile da recuperare, quantomeno nel breve periodo, rispetto alle nostre colleghe tedesche o francesi, per non parlare di quelle americane.

I mercati del far east (sarà questo, il secolo asiatico?) offrono opportunità enormi in termini di investimenti, crescita, esportazioni. I mercati interni di quei Paesi, e non solo, sono pronti a recepire beni e servizi “occidentali” creando così una forte domanda che potrebbe aiutare (salvare?) ed alimentare le produzioni delle nostre aziende e delle nostre economie, in perenne stagnazione se non addirittura in recessione.

Gli strumenti ci sono, anche se migliorabili. Si tratta finalmente di fare sistema (politiche di governo + imprenditorialità privata + mondo della scuola) ed iniziare a sfruttare al meglio quanto già è a disposizione.

Penso ad esempio a tutti i progetti (quindi soldi) che i Programmi di sviluppo dell’Unione Europea mettono a disposizione del nostro Paese ogni anno e che, inspiegabilmente, non vengono neanche utilizzati.

Le cause sono molteplici. Da una diffusa carente cultura in termini di finanza agevolata e project management, ad una Pubblica Amministrazione che non è ancora efficiente nell’offrire la giusta e mirata assistenza; dalla mancanza quasi totale di figure esperte in Europrogettazione, alla totale impreparazione della classe politica.

La galassia dei fondi europei è immensa, e spazia dalle politiche di supporto all’internazionalizzazione delle imprese (Temporary Export Manager, Credito di Imposta per le fiere all’estero, Missioni imprenditoriali, Focus di approfondimento sui Paesi) a tutta una serie di agevolazioni (a fondo perduto o a tasso agevolato) per attività di Ricerca & Sviluppo, o altresì a supporto della registrazione e mantenimento di Marchi e Brevetti, solo per fare qualche esempio.

I settori interessati sono vari e coprono pressoché qualsiasi attività, incluse le start-up o addirittura, in alcuni casi, gli aspiranti imprenditori. E’ importante quindi cercare di capire, attraverso i partner giusti, quali sono le opportunità già disponibili, o che lo saranno in futuro, per cercare di ottimizzare al meglio anche questi strumenti che, in ogni caso, possono e sono un ulteriore supporto ai piani di sviluppo di qualsiasi realtà imprenditoriale.

“Ogni grande viaggio, inizia sempre dal primo passo”.

 

* Founder & General Manager Obiettivo Sviluppo

FINANZA AGEVOLATA, INTERNAZIONALIZZAZIONE, NETWORKING

Obiettivo Sviluppo nasce per dare una risposta concreta alle esigenze degli imprenditori italiani che negli anni si sono sempre avvicinati al mondo delle agevolazioni pubbliche, dei mercati globali, delle partnership, senza riuscire a fare il next step : dall’idea all’execution. Con il progetto UP, il team entra nel vivo di questi argomenti, liberando imprenditori e manager dall’operatività di queste azioni, lasciandoli liberi di fare il loro lavoro e sviluppare il loro core business. I campi di azioni sono: Finanza agevolata, internazionalizzazione, networking. Settori di intervento: agricoltura, agroindustria/agroalimentare, artigianato, commercio, cultura, industria, pubblico, servizi/No Profit, turismo.

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