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SERGIO MOLINARO NUOVO COUNTRY MANAGER DI KIDS&US PER L’ITALIA

Kids&Us, scuola di lingue in franchising annuncia la nomina di Sergio Molinaro quale nuovo Country manager per l’Italia.

Classe 1972, Sergio Molinaro ha maturato una solida esperienza in un’importante realtà internazionale attiva nel settore della formazione linguistica – Wall Street English, dal 2010 parte di Pearson Group – occupando diversi ruoli nell’area commerciale e marketing e successivamente nella ristrutturazione e nello sviluppo della rete in franchising.

L’Italia è uno dei Paesi strategici su cui Kids&Us ha deciso di puntare per diventare il player di riferimento per l’insegnamento dell’inglese ai bambini da un anno di età e l’ingresso di Sergio Molinaro è in linea con il progetto di espansione nel nostro Paese. La Società mira infatti a raddoppiare, entro il prossimo anno, la sua presenza sul territorio nazionale con l’apertura di 20 nuove scuole in franchising.

Molinaro coordinerà la sede italiana per la gestione e il supporto dell’intera rete di scuole e avrà il compito di guidare la crescita del business in Italia.

“Sergio vanta una profonda competenza nel franchising e nel settore dell’educazione – ha commentato David Kervyn Lettenhove, Direttore Generale di Kids&Us. – Siamo certi che le sue competenze potranno contribuire a rafforzare la presenza di Kids&Us in Italia, mercato per noi strategico e nostro obiettivo per l’ampiamento del network a livello globale”.

“Sono entusiasta di questa nuova sfida e di entrare a far parte di una realtà così solida, strutturata e dinamica come Kids&Us, con una storia e un metodo che sono garanzia di qualità. Sono onorato di collaborare con un team qualificato e di elevata professionalità e di poter offrire il mio contributo nel rafforzare lo sviluppo del business in Italia: quello del franchising è un settore che necessita di competenze specifiche anche nella gestione delle difficoltà e preoccupazioni degli imprenditori che si avvicinano per la prima volta a questo mondo. Il forte senso di responsabilità nei confronti dei franchisee, delle famiglie e degli studenti di tutta la struttura organizzativa, fanno di Kids&Us una realtà unica e sono orgoglioso di esserne parte”, ha aggiunto Sergio Molinaro.

Il metodo “Natural English” di Kids&Us, è stato fondamentale per lo sviluppo – a partire dal 2007 – del network in franchising nel mondo che oggi conta 435 scuole in 9 Paesi.

Kids&Us utilizza infatti una metodologia di apprendimento innovativa basata sul processo naturale di acquisizione della lingua madre che sfrutta e ottimizza tutti i meccanismi che si attivano durante i primi anni di vita per metterli al servizio dell’apprendimento di una seconda o terza lingua

E’ boom delle gelaterie in franchising in Germania

BOOM DI GELATERIE IN FRANCHISING IN GERMANIA FONDATE DA ITALIANI

È quanto emerge dalla ricerca «Le 50 catene di gelaterie leader», a cura della Camera di commercio Italiana per la Germania. Le catene sono il sistema più potente per espandersi soprattutto all’estero con nuovi punti vendita. Le principali catene in Germania si chiamano Venezia e Sanremo perché sono state fondate da immigrati veneti e liguri negli anni ’50 spiega Elio Narducci, segretario generale delle Camera di commercio Italiana per la Germania, autore del report.

Gli esercizi che vendono coni e coppette sono sparsi nei grandi centri come Berlino, Monaco e Francoforte ma anche nei piccoli, come Halle e Burgdorf. Quello che emerge dalla mappatura è che ciò è stato un passaggio generazionale tra il fondatore e i figli, molti dei quali hanno poi studiato in Germania e negli anni hanno abbandonato la gelateria paterna.

NAU! FESTEGGIA LA DECIMA APERTURA IN TOSCANA

NAU!, con l’apertura del nuovo store di Pistoia, situato nella centralissima Via Buozzi, festeggia il decimo punto vendita in Toscana.

Il nuovo negozio, situato nel centro storico della città, nella via dello shopping pistoiese, rappresenta un’irresistibile attrazione per chiunque sia alla ricerca di design e colore e va ad aggiungersi agli store di Firenze, Empoli, Livorno, Lucca, Grosseto, Arezzo, Pisa, Siena e Sesto Fiorentino.

Occhiali, da vista e da sole, per uomo, donna e bambino, belli da vedere e comodi da indossare. Un unicum, da acquistare, a un prezzo comodo, in modo facile e divertente, in luoghi caratterizzati da servizi fluidi e puntuali, quali il controllo della vista e un servizio di manutenzione e piccole riparazioni.

ENGEL & VÓIKERS FATTURATO RECORD – 33% in più per i punti vendita in franchising

Considerando solo i punti vendita in franchising 33% in più.

Il colosso Engel & VóIkers, ha registrato nel 2018 una crescita complessiva dei ricavi
netti da commissioni pari al 9 %, per un totale di 728 milioni di euro (667,8 milioni di
euro, nel 2017). “Questo fatturato record di oltre 700 milioni di euro riflette il
successo della nostra strategia di espansione globale”, ha detto Christian Vòlkers,
fondatore e amministratore delegato di Engel & VóIkers. Il mercato italiano ha
generato la crescita maggiore dei ricavi nella divisione residenziale, uno dei motivi di
questo successo è dovuto anche all’apertura di nuove sedi. Il fatturato della
divisione residenziale è stato di 31,8 milioni di euro (26,1 nel 2017) considerando i
Market Center e gli shop in franchising, con una crescita del 22% rispetto all’anno
precedente, e di 25 milioni di euro (18,8 in 2017) considerando solo i punti vendita
in franchising, pari al 33% in più.

GET BUSY PALESTRE APRE AL FRANCHISING

GET BUSY PALESTRE METTE A DISPOSIZIONE IL SUO KNOW HOW E APRE AL FRANCHISING

Oggi, tutto il know how di GetBusy viene messo sul mercato del franchising, pronto
per essere recepito da coloro che si ritengono all’altezza della sfida. Il progetto
franchising, quindi, è una naturale evoluzione del modello di business. GetBusy può
contare sull’esclusività della fornitura di attrezzature EMS in Italia, che sono alla
base del successo di un brand laddove altri hanno fallito o stanno fallendo. Il
franchising GetBusy basa il suo successo proprio sul know how di cui il fondatore è
stato il principale fautore. L’affiliato, quindi, non solo potrà accedere all'expertise
della casa madre e ai suoi programmi, ma potrà anche fare affidamento su un
sistema di gestione aziendale ormai affinato e rodato grazie all'esperienza diretta
del franchisor.

E-commerce: così il commercio online modifica il retail

Il commercio online sta trasformando il commercio tradizionale. Sarà forse banale scriverlo e ripeterlo. E allora diciamo di più: lo sta trasformando a una velocità inaspettata fino a qualche anno fa. Alcuni dati: 18,8 milioni di italiani nel 2015 hanno comprato online, vale a dire più di 6 utenti su 10 che ogni giorno utilizzano internet. Gli acquisti da smartphone o tablet coprono ormai un quarto degli acquisti totali, pari a quasi 6 milioni (dati: Netcomm). Secondo uno studio della Casaleggio Associati, il 2015 è stato l’anno dei cellulari, con il sorpasso storico ai danni dei personal computer in termini di navigazione su internet che in termini di visualizzazione sui siti di e-commerce. Per intenderci, gli italiani sempre più navigano da telefonino su un portale di commercio online per poi acquistare il prodotto dal fisso. Ma, a breve, anche l’acquisto passerà dallo smartphone. È consequenziale a tutto questo la necessità per le aziende che praticano la vendita su internet a pensare, ideare, realizzare siti semplici, sicuri ed efficaci.

Le tendenze in atto…

Nei prossimi mesi e anno vedremo intensificarsi alcuni fenomeni.

Infocommerce: è un fenomeno prettamente italiano, cioè informarsi nel punto vendita fisico per comprare online.

Centri commerciali online: ovvero portali che mettono in vendita prodotti delle varie marche selezionate dai gestori, con promozioni e sconti. Possono essere verticali (una categoria merceologica precisa) od orizzontali (varie categorie).

Alimentare: era un po’ la cenerentola del commercio online. Schiacciata dalle solite “note” – abbigliamento, turismo e, a sorpresa, editoria – oggi l’alimentare è in rapida crescita grazie anche all’ingresso nel settore di un servizio come Amazon Prime Now e le acquisizione di JustEat che ha superato i 3.500 ristoranti affiliati.

Velocità, semplicità, conversazioni: se Walmart ha aumentato il tasso di conversione fra click e acquisto online grazie all’aumento della velocità di apertura del sito di un secondo, Expedia ha avuto un profitto maggiore di 12 milioni di dollari solamente rendendo più facile e meno tecnico i form di contatto e prenotazione. Mentre, Intuit ha raddoppiato lo scontrino medio aggiungendo in ogni pagina una chat (tutti questi casi sono stati riportati nell’ultimo studio della Casaleggio sull’e-commerce). Il significato? Si vince con siti veloci, semplici, interattivi.

… e le problematiche

Tutto oro quel che luccica? Manco a dirlo. Il commercio online si porta dietro delle problematiche per i retailer a cui se ne sommeranno delle altre con la contestuale crescita della pratica. E, aggiungiamo, le difficoltà che le imprese in franchising possono incontrare facendo commercio online. Ne abbiamo parlato nei numeri scorsi, anche con interventi di importanti avvocati e specialisti. Li riassumiamo qui.

Esclusiva territoriale: una delle basi di un contratto di affiliazione è la cosiddetta esclusiva territoriale, ovvero la garanzia da parte della casa madre che nessun altro negozio del marchio aprirà nel bacino di utenza servito dallo stesso franchisee. Come garantirla anche nel commercio online, dove l’e-commerce della casa madre potrebbe vampirizzare le vendite offline degli affiliati?

Chi vende cosa: molti contratti in franchising vietano all’affiliato di creare un e-commerce, magari per venderci la merce rimasta in magazzino. Ha ancora senso nell’era del retail 4.0 vietare al franchisee di crearsi uno sbocco in più alle proprie merci, evitando che sia la stessa casa madre a fargli dumping vendendo online merce invenduta con sconti consistenti?

Logistica: secondo uno studio della Casaleggio Associati, oltre la metà delle imprese che operano online non è soddisfatto dei servizi che riceve, del poco valore aggiunto e delle modalità di gestione degli stessi siti. Se a questo si aggiunge il problema delle informazioni sulle merci messe in vendita online che spesso non vengono aggiornate, così da costringere l’esercente a disdire un ordine di acquisto su qualcosa già venduto offline, il quadro non è certamente positivo.

CityLife, tutti i marchi nuovi presenti esordienti in Italia

(AZ Franchising) Arrivano le prime conferme sui marchi che apriranno dentro CityLife, progetto di rigenerazione urbana votata al commercio a Milano (foto), grazie alla collaborazione di Sonae Sierra.

Home decor e high tech

HABITAT, produttore di elementi di design dal 1964, si stabilisce a Milano all’interno dello Shopping District di CityLife, nel cuore della città “del design” per eccellenza. Le collezioni HABITAT saranno presentate nel punto vendita di dimensioni più ampie del distretto commerciale e lo slogan del marchio sarà “il design è il nostro amico”. HABITAT, presente in tutto il mondo con oltre 100 negozi, si distingue per la sua offerta di mobili e accessori. Tra i protagonisti dell’home decor, troviamo anche un brand alla sua prima apertura nel paese: Democracy Design, un nuovo progetto di Trading Group dedicato all’oggettistica e all’arredo della casa, che proporrà oggetti divertenti e dal design accattivante, con capsule collection di novità selezionate appositamente per questo punto vendita. L’area high tech sarà arricchita dalla presenza di DJI, leader mondiale nella produzione di droni. Sarà il primo store milanese interamente dedicato ai droni i clienti potranno trovare prodotti all’avanguardia e workshop gratuiti.

Il market gourmet di Carrefour

La superficie grocery è stata affidata a Carrefour Italia. Il supermercato sarà caratterizzato da una superficie di 1.200 metri quadrati.

Benessere e cura della persona

Tra le novità Juneco, un progetto nuovo nel settore della medicina e chirurgia estetica in Italia, che inaugurerà la sua prima clinica a CityLife Shopping District e offrirà un’ampia gamma di trattamenti ambulatoriali dedicati alla bellezza e al ringiovanimento del viso e del corpo, avvalendosi di medici e chirurghi estetici qualificati. Un’altra esclusiva dello Shopping District di CityLife sarà il primo Nashi Salon al mondo, un progetto dedicato alla cura e alla bellezza dei capelli e della pelle. Centro Salus, realtà all’avanguardia nell’ambito delle medicine complementari presente da oltre trent’anni in Lombardia, nel proprio nuovo centro presso CityLife Shopping District proporrà trattamenti manuali e consulenze volte a favorire il recupero ed il mantenimento del benessere psicofisico grazie al suo staff di specialisti in chiropratica, osteopati e fisioterapisti.

 

Retail: perché investire negli Emirati Arabi

Su 154 centri commerciali esistenti negli Emirati Arabi solo 2 sono i cosiddetti super regional, mentre la maggior parte degli shopping center, pari a 79, è di neighbourhood, cioè di quartiere. Sono questi i principali format che occupano la fetta più importante del mercato retail UAE, che è attualmente il 4° al mondo per destinazione di investimenti retail, cresciuto del 25% negli ultimi dieci anni e con un giro d’affari attuale di 52,1 miliardi di dollari, di cui 31,2 miliardi generati dal retail non food. I super regional catalizzano oltre 30 milioni di passaggi con oltre il 70% di operatori internazionali e nazionali, contano al loro interno una media di 889 punti vendita con punte massime di 1.200 e minime di 578, e costituiscono un’attrattiva di forte appeal per il turismo internazionale. Insomma, una visita, anche per chi a Dubai è solo di passaggio al Dubai Mall e al Mall of Emirates, è praticamente d’obbligo. Questi i punti salienti del convegno Retail Business in EAU, organizzato da Confimprese per le catene italiane interessate a cogliere le opportunità di sviluppo negli Emirati Arabi.

«Dubai – afferma Mario Resca, presidente Confimprese – è la seconda destinazione più popolare per il retail a livello globale dopo Londra. Attualmente al retail sono dedicati 5,1 milioni di mq, mentre lo spazio commerciale è pari a 549 mq per mille persone, il più alto nel mondo, contro i 248 dell’Europa, i 235 dell’Italia e i 397 della Lombardia. Negli ultimi tre anni il rilascio di nuove licenze commerciali è aumentato dell’8% su base annua. In linea con la crescita del retail anche il Pil, stimato a un incremento del +4,6% entro il 2018. Quanto agli Emirati Arabi, buona la pipeline per il futuro: apriranno 37 nuovi centri commerciali, di cui 9 ad Abu Dabhi, 27 a Dubai, 1 negli altri Emirati. Sul totale 15 saranno neighbourhood, a testimonianza dell’impatto di tale format sul retail».

In materia di diritto del lavoro comanda il codice civile. «Negli EAU non c’è giurisprudenza vincolante e le sentenze non sono sempre pubbliche – spiega Alvise Donà dalle Rose, partner Eversheds Bianchini -. Non esiste salario minimo, se non in alcune free zone, non c’è imposta sul reddito, non c’è una legge sulla protezione dei dati personali e quelli delle persone fisiche sono considerai sacri e involabili. Quindi bisogna ottenere il consenso espresso del dipendente per trattare i suoi dati».

«Riassumendo – conclude Resca – molti i top driver che dovrebbero convincere le catene italiane a investire negli Emirati, tra cui tassazioni e burocrazia minime, economia in crescita, stabilità finanziaria da non sottovalutare e la popolarità dei brand internazionali e del made in Italy, soprattutto moda, design e food. Da non sottovalutare, tra i venti contrari, la debolezza dell’euro, la dipendenza dalla forza lavoro expatriate e gli affitti retail in aumento».

Quanto all’evidente beneficio rappresentato da una efficiente burocrazia e da una pressione fiscale, incomparabilmente inferiore agli standard ai quali siamo abituati, gli Emirati Arabi Uniti apprezzano in senso assoluto il made in Italy e, oggettivamente, gli italiani. «Attraverso il Ministero dello sviluppo economico – dichiara Antonello Martinez, rappresentante del Governo di Dubai in Europa – cui fanno riferimento la maggior parte degli adempimenti burocratici legati all’avvio di un’attività imprenditoriale, gli UAE promuovono e incentivano concretamente l’apertura di nuove intraprese e il rafforzamento sul mercato delle imprese già attive sul territorio».

Serafino Di Loreto

Retail, il primo negozio digitale di BOU-TEK

All’interno della Mostra Evento AQUAE MUNDI, che si terrà fino al prossimo 31 maggio 2015, sarà presentato domani 14 maggio 2015 il concept proposto da BOU-TEK, realtà consulenziale e realizzativa per l’innovazione nel mondo retail. BOU-TEK si è affaccia nel mondo retail con l’unico “digital temporary showroom” attualmente aperto al pubblico inaugurato a Milano lo scorso gennaio, il primo esempio di negozio interamente digitale. Scoprire un modo nuovo di interagire col consumatore o con l’acquirente significa portare nuovo “benessere” al retail. Capire cosa guarda, come guarda e ricerca i prodotti nel punto vendita, come cerca le informazioni e fornirgliele in loco è certamente una “rivoluzione”. Un processo che serve a restituire gli equilibri tra chi acquista e chi vende prodotti, rendendo il consumatore maggiormente partecipativo all’acquisto, mettendo a disposizione più informazioni possibili per educarlo al miglior acquisto possibile. Tecnologia, sociologia, psicologia stanno alla base di questi processi integrati dove Mauden, leader nel settore hi-tech del process data, attraverso il concept Bou-tek cerca di avvicinare alla portata d’acquisto chiunque esso sia, adulto, bambino, attraverso il e il fascino della sperimentazione d’acquisto.

Furla, fatturato record e spinta sul retail

Il brand della moda Furla chiude il bilancio consolidato 2014 con numeri migliori rispetto ai dati di pre-closing annunciati all’inizio del 2015. Il fatturato si è attestato sui 262 milioni di euro, un aumento del 15% rispetto al 2013 che, a cambi costanti, corrisponde al 18%. Rispetto agli ultimi quattro anni sale a +74%. I risultati, dicono dall’azienda in retail, dimostrano quanto positivi siano i risultati sul bilancio della strategia dell’azienda, orientata all’espansione globale e a una distribuzione mondiale sempre più capillare. Ormai i mercati internazionali producono ormai l’80% del fatturato: il 30% per cento di questo è realizzato in Medioriente, il 25% in Giappine, il 16% nell’Asia-Pacifico e il 9% negli Stati Uniti. Nuova, spinta, inoltre, nel retail con un programma serrato di nuove aperture. In Europa alle boutique monomarca di Madrid in Calle Serrano, Vienna in  Kohlmarkt e Mosca nel department store Atrium, inaugurate in questi giorni, seguirà quella di Roma in Piazza di Spagna. In area Asia-Pacifico sono previsti opening a Sidney, a Singapore, a Hong Kong e a Shangai. Negli  Stati Uniti è prevista l’apertura di un flagshipstore  in  5th Avenue a New York.

Con il suo retail oggi Furla è presente in 100 paesi, nelle capitali dello shopping internazionale, con 398 negozi monomarca. Dato importante: le oltre 180 boutique a gestione diretta sviluppano il 60% del fatturato. Una rete distributiva sempre più capillare che nel 2014 ha contato 60 nuove aperture in aggiunta alle 51 del 2013; questo oltre ai 1100 punti vendita fra multimarca e department store che distribuiscono Furla. Questa crescita importante è il risultato di quattro anni di intenso lavoro che dà avvio ad un nuovo corso del brand. Il 2015 sarà di grande cambiamento: triplicheremo gli investimenti nel marketing e continueremo ad investire in modo importante in nuovi punti vendita monomarca nei mercati più strategici” – dichiara Eraldo Poletto, CEO Furla.

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