Contratto franchising, gli accordi verbali sono sempre nulli

Abbiamo aderito ad una rete in franchising e, nel quadro di tale adesione, abbiamo concordato con l’affiliante, il quale ha dato la sua espressa approvazione, la localizzazione del punto vendita, in una via centrale città. Il punto vendita in questione è stato arredato le indicazioni dell’affiliante, acquistando presso quest’ultimo scaffali ed addobbi per le vetrine, inoltre abbiamo già ricevuto dallo stesso una prima fornitura di merce. Tuttavia, solo nell’imminenza dell’inaugurazione, l’affiliante ci ha proposto un testo di contratto assolutamente non conveniente, perché recante royalties e spese obbligatorie di pubblicità della rete, che non saremmo in grado di sopportare, soprattutto nel periodo di apertura iniziale. Se non firmiamo il suddetto contratto, l’affiliante ci vieta ogni apertura e ci diffida dall’usare la sua insegna, realizzata a nostre spese, e di vendere la merce fornita con il suo marchio. Cosa posso fare?

Risponde Deborah Licia Musto, avvocato Studio Legale Grassi

È perfettamente coerente con la strategia di mercato del franchising che il franchisor, per rendere omogenea la rete e, soprattutto, riconoscibili dal pubblico i negozi che ad essa appartengono, imponga, ai futuri affiliati, precisi obblighi di arredo del punto di vendita al dettaglio e, in alcuni casi, imponga anche una localizzazione di quest’ultimo in vie primarie. Si tratta, tuttavia, di obblighi negoziali che l’affiliato assume nei confronti dell’affiliante e che, pertanto, ai sensi dell’art. 3, lett. f) L. 129/2004, devono risultare espressamente dal contratto che l’affiliante propone all’affiliato ai fini dell’affiliazione. Conseguentemente, è possibile ravvisare una prima anomalia presente nel rapporto di affiliazione prospettato nel quesito, che l’affiliato potrebbe rilevare ed utilizzare per difendersi. Infatti, le indicazioni riguardanti la localizzazione e l’arredo del punto vendita e le prime forniture di merce presuppongono un contratto di franchising già in essere, che sembrerebbe, quindi, derivare da meri accordi verbali poi concretizzatisi in fatti concludenti posti in essere dalle parti.

Contratto franchising, quello che orale è annullabile

Viceversa, per legge, come è noto, il contratto franchising deve essere redatto per iscritto pena nullità, ai sensi dell’art. 3 n. 1 L. 129/2004, con la conseguenza che l’affiliato potrebbe ottenere la declaratoria di nullità del “contratto orale”, già in essere di fatto tra le parti, per violazione di tale norma e, quindi, chiedere il risarcimento dei danni derivanti da tale nullità, per cause imputabili all’affiliante. Per tutelare la propria posizione, pregiudicata dal comportamento dell’affiliante che, nell’imminenza dell’apertura del punto vendita, lo pone di fronte alla scelta tra firmare un contratto mai visto prima e recante condizioni più svantaggiose, o interrompere qualsiasi attività collegata al rapporto di franchising in essere, l’affiliato deve tenere presente che l’affiliante è gravato dall’obbligo, ai sensi dell’art. 4, L. 129/2004, di consegnare, almeno 30 gg prima della sottoscrizione di un contratto di franchising, copia completa del contratto da sottoscrivere. Conseguentemente, gli adempimenti del contratto franchising (localizzazione del punto vendita, arredo in conformità dell’immagine della rete dell’affiliante, acquisto di prima fornitura), preventivamente posti in essere dall’affiliato ancor prima della sottoscrizione del contratto franchising e prima ancora che il testo del contratto gli venisse consegnato, sono stati ottenuti dall’affiliante in violazione di tale disposizione dell’art. 4 L. 129/2004.

Contratto franchising, la regola del 30 giorni

Il mancato rispetto dei 30 giorni antecedenti alla firma per la sottoposizione del contratto, rafforza ulteriormente il diritto dell’affiliato di ottenere l’accertamento della nullità, per violazione di norme imperative di legge, del contratto verbale che di fatto sta già disciplinando il rapporto economico in base al quale il potenziale affiliato ha scelto il negozio d’accordo con l’affiliante, lo ha arredato secondo le specifiche in conformità alla rete ed ha acquistato, sempre dall’affiliante, sia gli arredi tipici del negozio della rete che la prima fornitura di merce. Come accennato, da tale accertamento di nullità discenderebbe anche l’obbligo, per l’affiliante, del risarcimento del danno subito dall’affiliato, che è parametrabile e, probabilmente, assistito da prove documentali, in base agli investimenti effettuati per avviare l’attività in franchising e non più utilizzabili proprio per la mancata sottoscrizione del contratto scritto a cui si potrebbe anche aggiungere, come effetto conseguente alla nullità del contratto, anche il lucro cessante dell’iniziativa in franchising, dimostrabile sulla base delle eventuali prospettazioni, pubblicizzate dall’affiliante, sui guadagni dell’iniziativa in franchising. Inoltre, ciò che chiaramente emerge dalla questione in esame, è che la proposta di firma del contratto da parte dell’affiliante è caratterizzata dalla minaccia non solo di non instaurare il rapporto di franchising così come risultante dal contratto stesso ma, addirittura, di non continuare il rapporto di franchising già in essere. L’affiliante, infatti, collega alla mancata sottoscrizione del contratto da parte dell’affiliato il divieto di apertura formale del punto vendita, nonché l’impossibilità di utilizzo dell’insegna e della vendita della merce fornita con il proprio marchio. Tale situazione, oltre a ricollegarsi, abbastanza intuitivamente, alla figura penalistica dell’estorsione, rilevabile d’ufficio anche da una giudice civile, sotto il profilo, appunto, civile configura l’ipotesi scolastica della violenza negoziale, nel quadro di un più generale comportamento doloso dell’affiliante, ossia una forma di coazione della volontà che menoma la libertà di determinazione dell’affiliato. Pertanto, l’affiliato potrebbe far valere le proprie ragioni attraverso un’azione giudiziaria.

Franchising ottica: i requisiti per aprire un negozio NAU!

NAU!, brand attivo nel settore del franchising ottica, nato nel 2004 da un’idea di Fabrizio Brogi conta oggi 46 negozi a gestione diretta e 28 con la formula del franchising. E per NAU! la scelta di intraprendere la via del franchising è stata abbastanza naturale, come sottolinea Brogi, che precisa: “La nostra azienda crede nel valore del fare squadra e nella condivisione del know how. In altre parole, insieme si rendono soddisfatti più clienti e si fa più business”. Il fatturato, negli ultimi tre anni, è cresciuto dell’86 per cento, anche grazie a un buon piano di sviluppo del progetto di franchising.

Nelle superfici più ampie si concretizza l’attenzione di NAU! verso i più piccoli, “con aree dedicate ai bimbi, perché possano giocare e disegnare in sicurezza”. L’impegno di NAU! per la salute dei propri clienti diviene ancora più tangibile con la collezione PREZZO ZERO®, che rappresenta un’azione concreta in favore della tutela della salute degli occhi, incentivando i controlli periodici presso i medici oculisti. “PREZZO ZERO® è la prima e unica collezione di montature da vista che non si paga presentando la ricetta del medico oculista. Attraverso PREZZO ZERO®, inoltre, NAU! contribuisce a finanziare ogni anno il PREMIO DI RICERCA SCIENTIFICA SOI, premio che viene assegnato dall’Associazione dei Medici Oculisti Italiani a un Progetto di Ricerca in campo Oftalmologico, progettato e diretto da un medico oculista italiano, su territorio italiano”.

PRESENZA CAPILLARE SUL TERRITORIO ITALIANO
Chiediamo a Brogi se sul mercato sono presenti anche altri competitor. “NAU! è la prima marca italiana di occhiali con negozi in tutta Italia. Si tratta di un’impresa dalle caratteristiche innovative e ben diverse dalle aziende appartenenti al settore dell’occhialeria tradizionale. Grazie alle sue peculiarità, non ha concorrenti diretti”. NAU! rinnova le collezioni ogni 30 giorni con prodotti in edizione limitata. “Così assicura un assortimento sempre fresco, allineato alle tendenze moda più attuali, incentivando i clienti a tornare spesso e a effettuare acquisti multipli”. Sono in programma nuove aperture o iniziative aziendali per il 2015? “Le iniziative si susseguono da sempre in un ciclo continuo, soprattutto nel campo dell’eco-sostenibilità e della prevenzione. Sono previste ulteriori aperture, ma in NAU! amano la concreta strategia della gallina: prima si fa l’uovo e poi si canta”.

L’AFFILIATO TIPO
Parliamo di franchising ottica e soprattutto di franchisee. C’è un profilo ideale che ricercate? “L’affiliato ideale NAU! è un imprenditore con esperienza commerciale, di successo, con competenza nella gestione del personale e con stabilità finanziaria, interessato a un settore stabile con ritorni veloci che voglia aprire con successo nel settore del franchising ottica. È una persona che vuole entrare da protagonista nel mondo degli occhiali, alla costante ricerca di business concreto e sa cogliere le occasioni più promettenti. Lo dimostra il fatto che molti nostri franchisee hanno più di un negozio”. Insomma, in NAU! si cercano imprenditori che sanno vedere lontano, aprendo un punto vendita anche se ottici non sono. L’azienda garantisce infatti un supporto professionale completo e continuativo. Come avviene la formazione del franchisee? “Presso il Centro di Formazione NAU! vengono tenuti corsi tecnici e commerciali per addetti alle vendite, ottici e affiliati. La formazione è seguita dai docenti NAU! ed è continua e costante nel tempo. Oltre ai corsi in aula, il programma prevede anche periodi di formazione realizzati in negozi pilota e affiancamento continuo nei punti vendita”. Per avere un quadro generale basti pensare che in NAU! nel 2014 sono state erogate 2.750 giornate di formazione, con un investimento pari al 5% del fatturato. “Attraverso questo approfondito programma di formazione, vengono garantite ai clienti cortesia e qualità nei servizi e alle persone ampie possibilità di crescita professionale”.

LE GARANZIE DELL’AFFILIATO
La scelta della location viene effettuata insieme agli affiliati, prediligendo le vie di interesse commerciale e i centri commerciali con un bacino di utenza di almeno 70mila abitanti. Che cosa offrite ai franchisee? “Offriamo ottime opportunità ai franchisee, seguendo la logica del riassortimento solo sull’effettivo venduto, in questo modo si abbattono i costi di magazzino e i rischi di capitale immobilizzato. Tutto è allineato alle reali vendite del negozio”. NAU! assicura agli affiliati un’assistenza completa e continuativa, comprensiva di ogni aspetto organizzativo: ricerca, selezione e formazione del personale, gestione, marketing. “Gli affiliati trovano così in NAU! un business concreto, espresso in un’offerta fortemente distintiva, qualitativa e fashion”. Qual è il guadagno dell’affiliato? “Il fatturato dei negozi NAU!, siano essi diretti o affiliati, si aggira in media tra i 5mila e i 9mila euro al metro quadro, in rapporto all’ubicazione del punto vendita e del bacino di utenza. Il fatto che NAU! sia un investimento redditivo è ampiamente dimostrato dal fatto che molti affiliati sono a quota 4/5 negozi del brand”. E quali sono gli obiettivi futuri in cantiere? “L’obiettivo primario di NAU! -conclude Brogi – è di continuare la crescita in modo costante, grazie anche e soprattutto a nuove affiliazioni e all’incremento dei rapporti esistenti”.

Franchising ristorazione: come aprire in franchising, anche low cost

Franchising ristorazione, un settore da tenere sempre in considerazione per chi intende avviare una propria attività in franchising. La Fipe, Federazione italiana dei pubblici esercizi di Confcommercio, ha Infatti calcolato che, se la contrazione dei consumi alimentari domestici è stata del 2 per cento fra il 2007 e il 2012 (in numeri assoluti da 129,5 a 117 miliardi di euro), il calo dei consumi fuori casa è stato invece modesto. Un meno 0,1 per cento, in netta controtendenza rispetto al calo ben più marcato dell’economia generale. Secondo l’Istat, nel 2012 gli italiani per mangiare fuori casa hanno speso 73 miliardi di euro a prezzi correnti e 61,5 miliardi a prezzi costanti. Prima degli anni di crisi generalizzata dell’economia il settore è cresciuto ogni anno del 4 per cento medio. Detto questo, si riscontrano storture ormai storiche e storicizzate. Proprio per evitare di incorrere nelle solite problematiche di chi fa da sé, senza una grossa azienda alle spalle, il franchising ristorazione può rappresentare una valida opzione per chi coltiva sogni da imprenditore.

Franchising ristorazione, quanto si spende?
Circa 95mila euro facendo la media fra le risposte che i franchisor hanno rilasciato ad AZ Franchising. Ovviamente, il dato è da interpretare, perché risente degli alti costi di alcuni format della ristorazione “classica”. Il franchising gelateria, invece, è molto più “economiche”, come dimostrano i 9.900 euro di BacioNero per un negozio praticamente “chiavi in mano” o i 9.000 euro di Gelatieri d’Italia. Anche per il franchising pasticceria siamo ampiamente sotto 50mila euro di investimento. Poco meno del 30 per cento dei franchisor ci ha detto di non richiedere la fee di ingresso. Legato alla voce dei costi iniziali è il personale di vendita necessario per l’attività.

Franchising ristorazione, requisiti della location
Nel caso di franchising gelateria e yogurterie e di franchising pasticceria siamo nell’ordine di locali da 25 a 50 metri quadrati. La metratura si alza nel caso di fast food, di ristoranti american style o di quelli che prevedono servizio al tavolo.

Franchising ristorazione, requisiti economici
Una delle forze di una rete in franchising seria è la stabilità finanziaria oltre all’esperienza maturata in anni di presenza sul mercato. Un affiliato può avvantaggiarsi di questo se deve chiedere un prestito bancario ma spesso solo la presenza fisica dell’affiliante può far propendere la banca verso un sì o un no alla concessione di denaro. E infatti quasi il 90 per cento dei franchisor che hanno risposto ad AZ Franchising ha dichiarato di predisporre il dossier finanziario per gli affiliati. La percentuale si è abbassata notevolmente quando abbiamo chiesto quanti avessero chiuso un accordo con gli istituti di credito e quanti accompagnano il potenziale affiliato presso gli stessi. Nel primo caso, i “sì” sono scesi al 40 per cento, nel secondo al 50 per cento.

MARCHIOINVESTIMENTO
101 Caffé29.000 euro
Bacio NeroDa 9.900 euro
Dehesa Santa Maria150.000 euro
Gelatieri d’Italia9.000 euro
Gelateria Dolz95.000 euro
Osteria di Pinocchio50.000/130.000 euro
Yogurtlandia18.000 euro

 

Franchising bar: Coffee Fruit apre otto punti vendita nei prossimi mesi

Partenza sprint per Coffee Fruit, marchio piacentino di franchising bar che vuole coniugare il concetto del benessere, sempre più in voga fra gli italiani, all’amore verso il caffè.

Operativa da pochi mesi, l’azienda di franchising bar ha all’attivo già diversi locali: a Mariano Comense (Co), Bari, Lecce, Melendugno San Foca (Le), La Spezia. Mentre il prossimo 17 gennaio, si affiancherà a questi locali quello di Cremona, il 24 quello di Lucca e il 25 quello di Roma. A febbraio, l’azienda di franchising bar aprirà a San Benedetto del Tronto (Ap), Ferrara e il secondo punto vendita a Roma, a marzo sarà il turno di Parma e Torino.

Frullati di frutta fresca, centrifugati di frutta e verdura, macedonie, insalate, zuppe e caffè derivante da agricoltura biologica. Tutto prevalentemente da asporto con packaging ad hoc meticolosamente progettati. Ecco che cosa propone il franchising bar Coffee Fruit.

Coffee Fruit propone un modello di franchising modulare. A seconda della località, del posizionamento, dei competitors e della metratura a disposizione, Coffee Fruit e l’affiliato concordano un allestimento operativo in grado di ottimizzare gli spazi e realizzare la miglior resa in termini di fatturato, attraverso una offerta articolata su due soluzioni: locale di ridotta superficie (20/40 mq) dedicato a frullati, centrifugati, macedonie, sfizi di frutta e caffetteria; locale di dimensioni superiori (30/60 mq) con aggiunta di insalate, zuppe e frozen yogurt. L’investimento oscilla fra i 18 e 20mila euro.

Immobiliare: il mercato delle locazioni riparte piano

Mercato immobiliare, segnali di ripresa. E’ quello che emerge dall’ultimo studio della rete in franchising di agenzie immobiliari, Tecnocasa. I prezzi caleranno nel 2015 in una forbice fra -3 e -1 per cento mentre le compravendite dovrebbero aumentare tra 430mila e 440mila. “Le grandi città, che hanno già avviato un’interessante inversione di trend sugli scambi, continueranno in questa direzione ma con valori ancora in discesa. Situazione simile potrà esserci anche nelle realtà più piccole come i capoluoghi di provincia e l’hinterland delle grandi città” scrivono nello studio gli esperti della rete in franchising Tecnocasa.

La stabilità dei prezzi potrebbe raggiungersi nel 2016 e confermarsi anche per il 2017.

Nel 2014, intanto, c’è stata una “ripresina” dell’erogazione dei mutui che ha favorito in parte l’avvicinamento all’acquisto della casa. Ma per vedere una vera ripresa, il tutto dovrà essere accompagnato dal repricing, aggiunto dalla rete in franchising. “Repricing che interesserà prevalentemente le soluzioni usate ma che non risparmierà le nuove edificazioni per smaltire l’invenduto ancora presente”.

Il segmento della prima casa sarà vivace, meno quello della casa uso investimento e della casa vacanza, che potrebbero avere una più ardua ripresa a causa di una fiscalità che agisce da deterrente. Ciò non toglie che la presenza sul mercato di immobili a prezzi competitivi possa indurre gli investitori a cogliere delle buone opportunità. Sul mercato delle locazioni la domanda sarà sostenuta ma i canoni non dovrebbero aumentare.

Franchising conto vendita: conviene davvero?

Franchising conto vendita, un’espressione che si sente spesso, che attrae e che piace a chi ha deciso di aprire un negozio in franchising, ma che bisogna conoscere bene per non compiere passi falsi. Intanto iniziamo dalla definizione.

Franchising conto vendita, come funziona
Il conto vendita avviene quando uno o più soggetti (privati o imprese) proprietari di beni consegnano a un soggetto terzo (impresa) tali beni per la loro vendita. Quest’ultimo espone i beni e li vende per conto dei primi, incassa il denaro per loro conto ed esegue il rimborso ai singoli proprietari dei beni, trattenendosi una provvigione. Altra forma di commercializzazione in conto vendita è, invece, quella ritenuta più “tipica” identificabile nel “contratto estimatorio”, regolato dall’Art. 1556 e seg. del Codice Civile: “Con il contratto estimatorio una parte (tradens) consegna una o più cose mobili all’altra (accipiens) e questa si obbliga a pagare il prezzo, salvo che restituisca le cose nel termine stabilito”. All’atto pratico, il tradens adempie all’obbligo di consegnare prodotti o merci all’accipiens (che ne è responsabile quale “custode”) il quale, al ricevimento, non è tenuto a pagarne il prezzo, ma vi provvederà (nei termini e con le modalità concordate) al momento della riconsegna dell’invenduto o ad altro specifico momento, come, ad esempio, alla verifica del venduto.

Quindi, ecco le differenza fra il franchising conto vendita e altri tipi di approvvigionamento punto per punto:

  • acquistare la merce da vendere e pagarla dopo la vendita stessa, restituendo quella invenduta, o acquistare la merce e pagarla senza sapere se effettivamente sarà venduta;
  • assumersi il rischio delle rimanenze di fine anno/stagione o non sentire il peso di tale “capitale fermo”. E ciò, non solo per logiche di mercato derivanti dal comportamento del consumatore, ma anche a seguito di valutazioni e scelte sbagliate, anche in termini quantitativi e qualitativi;
  • sulla quantità da acquistare, sui prodotti, modelli, varianti acquistati, e di ritrovarsi molte rimanenze invendute o non avere la necessità di risolvere tali problematiche gestionali;
  • usufruire del rapporto bancario secondo le proprie esigenze e possibilità (finanziando gli acquisti) o dedicare parte delle “concessioni bancarie” al rilascio di una garanzia bancaria che, solitamente, il fornitore richiede per le merci messe a disposizione.

Che tipo di franchising conto vendita?
I contratti sono di tipo estimatori soprattutto nei franchising conto vendita abbigliamento, franchising conto vendita abbigliamento uomo, franchising conto vendita intimo e franchising conto vendita accessori.

Franchising conto vendita a costo zero, quindi? Non propriamente. Ogni contratto di franchising fa storia a sé e bisogna leggere bene le clausole contrattuale per evitare di trovarsi di fronte a catene di Sant’Antonio. Inoltre, bisogna stare attenti alla presenza o meno di clausole “fastidiose”, come quella che impedisce all’affiliato di scegliere gli articoli da vendere, di gestirne le vendite, il riassortimento, la politica delle promozioni eccetera. Il rischi, anche se ci si trova di fronte a franchising conto vendita a costo zero, che ci permette di non avere praticamente giacenze in magazzino, è quello di aprire un negozio e non poterlo gestire, essendo legati mani e piedi al franchisor.

Franchising bambini, aprire un negozio per bambini franchising

Aprire un negozio per bambini franchising può rappresentare certamente una scelta vincente, a patto che siano fatti i passi giusti e che si scelga il marchio di franchising bambini che abbia un buon progetto di franchising e che sappia dare il miglior supporto alla rete di affiliati.

Il bacino potenziale di utenti è buono, essendo di circa 9 milioni di individui di età compresa fra 0 e 14 anni, secondo i dati dell’ultimo censimento Istat.

Perché è importare aprire un negozio per bambini franchising? Perché il mercato, secondo quanto dicono i numeri di SMI, Sistema Moda Italia, è in crisi. Per il fatturato totale, infatti, si stima un calo pari al -3,2%, corrispondente a poco più di 2,5 miliardi di euro. Quindi, oggi più che mai non ci si può improvvisare e affidarsi a marchi riconosciuti come leader del settore può aiutare non solo a stare sul mercato ma anche a vincerne le sfide. Non è un caso che, sempre secondo i dati di Sistema Moda Italia, lo Junior veda confermata la leadership delle catene, che detengono il 47 per cento del mercato consumer nel periodo in esame, seguite dal dettaglio indipendente, sceso a quota 21%. In pochi anni, l’incidenza delle catene è passata da 40 al 47 per cento, segno che la contrazione del mercato ha spinto molto ad aprire un negozio per bambini franchising.

Franchising bambini, ecco i requisiti
Per avviare la propria attività con un franchising bambino non è necessario avere esperienza nel settore in quanto è la casa madre a occuparsi della formazione dell’affiliato, trasferendogli il know how, cioè le conoscenze del mercato accumulate in anni di esperienza, e i concetti di marketing e approccio al cliente. L’investimento parte da meno di 20.000 euro per crescere all’aumentare della location. Le location che le reti di franchising bambini richiedono vanno da un minimo di 60 a un massimo che può superare anche i 250 metri quadrati. Per aprire un negozio per bambini franchising, bisogna ovviamente dotarsi di partita IVA, come per qualsiasi attività in proprio.

Franchising, quanto si guadagna
Nel caso del franchising bambini, i franchisor, cioè le aziende titolari del franchising, dichiarano che si può guadagnare dai 200.000 ai 400.000 euro. Attenzione, però, a questi dati, perché rappresentano una media dei fatturati dei vari punti vendita. prima di aprire un negozio per bambini franchising, quindi, come del resto in qualsiasi altro settore, bisogna farsi dare dalla casa madre uno studio di fattibilità in quella location dove si è deciso di aprire.

Franchising bambini, ecco le opportunità
Di seguito la lista delle opportunità di franchising bambini che vi segnaliamo:

MARCHIOINVESTIMENTO
IGI&CO400/700 euro/mq
ORIGINAL MARINES650 euro/mq
PIAZZA ITALIA KIDS350 euro/mq
PRIMIGI400/700 euro/mq
Non specificato

 

Franchising ottica: NAU! apre a Ragusa

Aprire un negozio di ottica franchising. E’ il sogno, che si avvera ancora, per gli affiliati siciliani Onorato Di Franco, Salvatore Fortuna e Danilo Salerno che aprono il terzo negozio NAU! in meno di quattro anni.

I tre imprenditori hanno deciso di aprire un negozio di ottica franchising entrando nel mondo NAU! nel luglio 2011, con il loro primo punto vendita all’interno del Centro Commerciale “Auchan” di Siracusa Melilli. Nel 2012 hanno inaugurato il secondo presso il Centro Commerciale “I Papiri di Siracusa” a Siracusa, per arrivare oggi a quota tre nel Centro Commerciale “Le Masserie di Ragusa” di Ragusa, la Galleria Commerciale di riferimento della città.

“Quattro anni fa la decisione di aprire un negozio di ottica franchising”, racconta Onorato di Franco, ottico siciliano. “Basta fare i dipendenti, da oggi diventiamo imprenditori. Io e i miei soci non avevamo più dubbi, solo un interrogativo: a chi possiamo affidarci per aprire in franchising il nostro negozio di occhiali? E dopo una ricerca di mercato non abbiamo avuto più dubbi, la scelta giusta era NAU!”,  dichiara Onorato e aggiunge: “Abbiamo optato per un marchio rivoluzionario. Cercavamo qualcosa che rompesse gli schemi nel nostro settore. La scelta iniziale è stata ben ripagata, infatti il ritorno rapido ci ha permesso di guardare al futuro con ottimismo”.

Due ampie vetrine e oltre 80 metri quadrati di colore, moda e design, 4 persone NAU! sorridenti  a disposizione dei clienti,  per offrire una shopping experience unica, fatta da nuove collezioni di occhiali da vista e da sole in edizione limitata che si rinnovano ogni 30 giorni.

Il brand di occhialeria è stato fondato nel 2004 da Fabrizio Brogi. Oggi conta 395 persone impiegate in oltre 70 negozi in tutta Italia. Nell’ultimo triennio ha incrementanto il fatturato dell’86 per cento e assunto 303 persone.

“Il mio investimento nel franchising compro oro”

Massimo Pavone è un designer che ha scelto il marchio Oro in Euro per diventare imprenditore nel franchising  compro oro. Oggi è titolare di due punti vendita ubicati a Firenze, adiacente a piazza Beccaria, e a Signa, in provincia di Firenze. Massimo si è “innamorato” del format del franchising compro oro dopo aver conosciuto Nicola Laurenza, titolare nonché amministratore unico della Oro in Euro Italia spa. “Ho conosciuto Nicola nel 2010 rimanendone subito attratto dall’entusiasmo, dalla serietà e dalla trasparenza con cui mi parlava della sua attività di compravendita preziosi, in controtendenza con il mio immaginario e quello di molta altra gente”.

FotoMassimoPavone

E perché ha scelto proprio il settore del franchising compro oro?
“Penso che la vita talvolta sia questione di coincidenze; mi sembrava un settore che potesse dare buoni sviluppi data la recessione italiana e le poche prospettive future che continuano a prospettarsi. Correggerei la terminologia compro oro. Oro in Euro, infatti, non è mai stato solo quello ed è questo che rappresenta un suo grande punto di forza, saper leggere le nuove esigenze e adattarle in una gioielleria moderna, con il concetto di outlet non è un’idea da poco”.

Ci racconta il suo percorso di affiliazione, dalla scelta del marchio, ai primi contatti fino all’apertura?
“Avevo notato che sul mercato erano presenti molti altri marchi del settore, ma nessuno mi dava fiducia o comunicava informazioni chiare. Poi, come già detto, ho conosciuto Nicola Laurenza personalmente e non ho avuto più dubbi. Sono stato affiancato in tutto il percorso di affiliazione, dalla scelta dei locali e questioni societarie alle indicazioni sui costi e tempistiche di allestimento del punto vendita. L’attività va comunque presa seriamente e l’impegno del nuovo affiliato è fondamentale nella riuscita, d’altronde è lui l’imprenditore nonostante tutto il supporto fornito. C’è un gap tra la firma per l’affiliazione e l’inizio delle prime entrate e questo va considerato, ma qualsiasi imprenditore dovrebbe preventivarlo nel suo progetto di business. Per qualsiasi cosa mi sono comunque sentito affiancato e quando avevo necessità potevo contattare la casa madre, ricevendone sempre un serio supporto”. Massimo ha deciso di diventare imprenditore con il franchising per poter contare sul supporto di un know how e di una formula commerciale già testati sul mercato: “Il know how di chi ha una storicità nel settore da 12 o più anni è fondamentale per accorciare i tempi per arrivare a regimi interessanti di fatturato e per non dover commettere errori, soprattutto in un settore che ha delle normative rigide. E il franchising è perfettamente al passo coi tempi per rispettare tutte le procedure a norma di legge, anzi spesso le precauzioni di Oro in Euro hanno anticipato i tempi”.

Pensa che l’affiliazione commerciale sia una formula vantaggiosa per chi vuole diventare imprenditore? Se sì, perché?
“Sicuramente perché il cosiddetto “saper fare” e tutte le procedure su fornitori, questioni normative e legali, la scelta dei locali, il contratto di affitto, la tipologia di pubblicità da fare sono già conoscenze acquisite dalla casa madre e trasmesse al franchisee. Così facendo si evita di commettere errori e si ha già tutto pronto per produrre valore nella propria società”. Per l’avvio della sua attività in franchising targata Oro in Euro Massimo ha speso circa 50mila euro, oltre alle spese per poter lavorare fin da subito con l’attività di cambio oro in soldi. Il punto vendita di Massimo è caratterizzato da un design moderno, accattivante e dotato di sistemi di sicurezza fondamentali come vetri blindati e allarmi all’avanguardia. “Posso garantire che puntare sull’immagine è stata una scelta indovinata. Molti altri compro oro hanno infatti chiuso i battenti perché non davano fiducia già solo guardandoli da fuori e non hanno puntato sui tanti servizi che invece la rete Oro in Euro offre ai suoi affiliati”.

In quanto tempo ha recuperato l’investimento sostenuto?
“Sembra difficile crederlo ma abbiamo recuperato l’investimento in meno di un anno”. Quando Massimo apre i suoi punti vendita la prima cosa che fa è quella di allestire la vetrina poi si concentra sul contatto con il cliente: il cuore del lavoro è la trattativa e normalmente occupa la maggior parte del tempo della giornata. “Quando nel negozio non sono presenti clienti mi interfaccio con l’orafo per le diverse creazioni o riparazioni in corso, nuovi oggetti da prezzare, fotografare e mettere poi in vetrina. Spesso la gente arriva anche soltanto per chiedere informazioni o anche per semplice curiosità. Molti non sanno che non siamo solo un compro oro ma che ritiriamo anche argento, orologi, diamanti. E facciamo il conto vendita su preziosi particolari, realizziamo creazioni uniche e riparazioni ad hoc. In internet, sul sito www.outletdeipreziosi.it, abbiamo una vetrina con tutti i preziosi di tutto il network. Insomma, lavorare in negozio non ci si annoia di certo. E come ogni attività bisogna sempre pensare anche alle programmazioni pubblicitarie, i rapporti con la banca”. Massimo precisa che il lavoro in Oro in Euro è molto più vario di quello che si pensa, sottolineando che il ritiro di preziosi è soltanto un aspetto, “spesso i clienti da noi apprendono molte più informazioni utili che nelle comuni gioiellerie, come per esempio il valore di quello che hanno acquistato in passato e che acquisteranno in futuro”. La chiarezza è alla base di un rapporto di collaborazione duraturo, e il supporto di Oro in Euro è iniziato dalla formazione sull’operatività nel negozio fino al supporto legale e normativo, l’utilizzo di un software dedicato e alle numerose novità in continua evoluzione, sull’outlet dei preziosi, le nuove collezioni, l’utilizzo di nuovi strumenti di marketing e pubblicità, compresi i social network.

Come è avvenuta la sua formazione e quella dei suoi, eventuali, dipendenti?
“Presso la sede di Milano con corsi differenti sulle diverse attività, sull’oro, sulla vendita, l’allestimento vetrina e con corsi sui diamanti avanzati”.

Consiglierebbe Oro in Euro a chi si vuole affiliare a un compro oro?
“Sinceramente non avrei alcun dubbio per tutti i motivi elencati prima, al giorno d’oggi non ci si può permettere di sbagliare come investimento e andare subito dai migliori è l’unica possibilità per avere successo”.

Dalla sua posizione privilegiata, ci può dire come va il settore in questo momento?
“Il settore è in calo e chi non ha previsto la saturazione del mercato e pensato all’evoluzione o differenziazione dei servizi, assieme all’importanza di un marchio solido con un’immagine di livello sia per la comunicazione che della gradevolezza degli ambienti, è destinato a chiudere. Vi posso garantire che anche questo anno 2014 la mia attività ha incrementato il fatturato rispetto agli anni precedenti”.

Quali secondo lei sono tre motivi per affiliarsi a Oro in Euro?
“La solidità professionalità e la chiarezza del marchio e della rete, la varietà dei servizi offerti e, non ultimo, l’innovazione. Ovvero, la capacità di stare al passo con i cambiamenti del mercato e prevederli”.

La passione del franchising di Primadonna Collection

Valerio Tatarella, 48 anni, è fondatore e amministratore delegato di Primadonna Collection. Il network in franchising di calzature e accessori moda oggi conta 86 punti vendita diretti e 175 affiliati in Italia, 6 diretti e 33 affiliati all’estero. “L’intuizione da cui Primadonna Collection ha preso il via – ricorda Tatarella, ideatore del progetto – è il frutto di un percorso che arriva da lontano, fatto di tradizione, di competenze acquisite sul campo, di scelte strategiche adeguate alle nuove sfide che anno dopo anno il mercato lancia. A innescare la miccia è stata la passione, un sentimento che nutro verso il mondo della moda e che è alla base di qualsiasi mia scelta. Oggi posso dire con soddisfazione che la nostra proposta è moderna e all’avanguardia”.

“Mio padre Nicola – ricorda ancora Valerio Tatarella – ha anticipato i tempi da molti punti di vista. La sua attività prese il via da un mestiere antico, vendere all’ingrosso calzature, acquistando direttamente dalle fabbriche. L’evoluzione dei tempi e la consapevolezza dei cambiamenti del mercato ci hanno fatto abbandonare la strategia dell’ingrosso. Il primo passo è stato verso la vendita multibrand, con marchi e produzione propria. Mio papà ha inventato marchi che poi sono diventati notissimi, con cui riforniva i negozi multimarca, e che però non ha registrato”.

Lo step successivo è stato il monomarca. “Il marchio Primadonna Collection nasce nel 2001, nel 2006 abbiamo lanciato il progetto franchising di calzature e accessori moda. L’idea che sta dietro a questo progetto era realizzare un brand che comunicasse emozioni e, soprattutto, un senso di appartenenza a un mondo allo stesso tempo bello e accessibile”. In principio furono le scarpe. “All’inizio – prosegue Tatarella – abbiamo puntato tutto sulle calzature, forti della nostra tradizione e delle nostre competenze. Oggi abbiamo arricchito il nostro mondo anche con borse e bijoux, ispirandoci sempre di più al total look”. Oggi il marchio Primadonna Collection conta più di 300 punti vendita sparsi sia sul territorio italiano che internazionale. È presente in Spagna, Francia, Stati Uniti, Armenia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Libano, Azerbaijan, Lussemburgo, Irlanda, Ungheria e Portogallo. E la politica di espansione sui mercati esteri è in costante e continua evoluzione. Solo nel periodo estivo Primadonna Collection ha venduto 3 milioni di paia di calzature.

A che cosa attribuite questo risultato?

“Nonostante la nostra storia, ci consideriamo un’azienda ancora giovane. Abbiamo l’ufficio stile in azienda, produciamo in tutto il mondo. Puntiamo molto sulla ricerca di prodotto, studiando nuovi materiali e processi di produzione e tecnologie che rafforzino la resistenza, la leggerezza, il comfort. Ci rivolgiamo a un target molto ampio, con un’attenzione particolare alla nuova generazione di consumatori a cui proponiamo un prodotto che sia allo stesso tempo accessibile ma esclusivo, unico”.

In Primadonna l’integrazione all’interno delle singole funzioni si realizza anche attraverso continui processi di formazione e momenti di confronto. Luogo fisico di incontro per lo sviluppo del livello professionale commerciale è la sede di Primadonna Academy. Si tratta di una struttura creata per gestire gli aspetti di formazione, come conoscenza del prodotto, tecniche di vendita, software per la gestione del negozio e di visual merchandising. Nell’ampio negozio scuola vengono appositamente studiati gli allestimenti e le vetrine in modo che le collezioni vengano sempre valorizzate al massimo. Passione ed emozione sono anche le linee guida per la progettazione e lo sviluppo del layout negozi. L’attività comunicazionale è sviluppata da un team di professionisti dell’immagine del mondo della moda, che ogni giorno studia e implementa strategie efficaci che vadano a migliorare e diffondere la brand awarness. Vengono concepite campagne di comunicazione integrata su tutti i principali media: stampa specializzata, tv e affissioni. In questi ultimi anni si è inoltre prestata maggiore attenzione al web marketing con un nuovissimo e dinamico sito Internet, che a breve predisporrà della sezione ecommerce, e una serie di attività mirate sui principali social network. “Anche grazie alla formula del conto vendita crediamo che la nostra proposta imprenditoriale sia accessibile, competitiva ed estremamente vantaggiosa, con un margine garantito anche durante i saldi e le promozioni”. Per l’affiliato non esiste alcun pagamento di royalty, né di diritti di ingresso. Assenti anche i contributi per la pubblicità nazionale. La superficie ideale per l’apertura di un punto vendita è di 150 metri quadri (110 di esposizione più 40 di magazzino), in strade principali e centri commerciali. Il personale richiesto è in media di tre o quattro persone. L’investimento iniziale è di 550 euro al metro quadro per arredi, mentre il fatturato medio annuo è di 7mila/8mila euro al metro quadro, il contratto dura 5 anni.

Obiettivi per il 2015?

“Guardiamo con grandissimo interesse al rafforzamento della nostra presenza oltreconfine. Il nostro obiettivo per i prossimi tre anni è arrivare a realizzare la metà del nostro fatturato all’estero”